Alle Paralimpiadi di Parigi, il sorriso è un’arma di inclusione di massa. Diventano un caso il profilo TikTok del comitato paralimpico e gli atleti italiani
Le Olimpiadi di Parigi, al di là dei meme sulla discutibile qualità del villaggio olimpico e della Senna, verranno ricordate, almeno a livello comunicativo, come l’edizione della normalizzazione dell’insuccesso. Ammesso che un quarto posto all’evento più importante della carriera di uno sportivo possa definirsi così.
E le Paralimpiadi? Difficile a dirsi, vista la scarsa copertura dei media cosiddetti tradizionali, se non completamente assente: d’altronde la delegazione degli Azzurri ha vinto solo 71 medaglie (24 ori, 15 argenti e 32 bronzi), due in più rispetto ai giochi di Tokyo del 2021, piazzandosi sesta nel medagliere. Se si guardano i social, invece, la XVII edizione dei giochi paralimpici si chiude all’insegna dell’ironia.
@paralympics Thank you for the warm welcome, Paris 🥰 #Paralympics #OpeningCeremony #Paris2024 ♬ original sound - paralympics
Che si debba poter scherzare sulla disabilità non l’ha rivendicato né il sindacato degli stand-up comedian né i leoni da tastiera contro il bavaglio del politically correct, bensì il comitato paralimpico stesso, per mezzo del suo profilo TikTok. Il salto in lungo di un atleta con una gamba sola, il lancio del giavellotto di un altro o la partita di calcio tra le nazionali di ipovedenti, con il sottofondo musicale giusto diventano meme perfetti. Se poi aggiungi delle caption taglienti, la viralità è assicurata: su tutti, il video da 38 milioni di visualizzazione dove un atleta ipovedente di triathlon in cerca della propria bici, che sembra suonare Beethoven al pianoforte. Lo scopo di questi reel è quello di invertire la narrazione dello sportivo con disabilità, troppo spesso ingabbiato nella figura della fonte d’ispirazione, per cui l’atleta è solo la personificazione dell’esempio virtuoso da seguire.
@paralympics Para Triathlon is swim, bike and air piano. 🎹
♬ original sound - paralympics
Una strategia che ha contribuito non poco ad aumentare il seguito delle Paralimpiadi: numerosi i commenti di apprezzamento per il lavoro mediatico svolto, anche se non sono mancati turbo woke indignati e hater autolegittimati a disprezzare gli atleti.
L’ironia è diventata così la chiave per normalizzare la disabilità, per riportarla a una dimensione umana, sulla quale si può anche scherzare: troppo spesso una gara paralimpica è inquinata da uno squallido pietismo, per il quale si è concentrati più sull’immaginare la disgrazia dietro alla disabilità dell’atleta rispetto allo spettacolo sportivo. Una dinamica morbosa che in qualsiasi altra gara difficilmente si instaura. Si prenda una partita di serie A: lo spettatore è concentrato solo a carpire i segreti dietro al mindset del bomber in campo (esempio virtuoso da seguire) e a chiedersi quanti e quali infortuni abbia subito, oppure si fa anche due risate per papere e gesta di avversari e beniamini? Perché questa dimensione non dovrebbe esserci anche in una competizione paralimpica?
@paralympics LEFT…LEFT…LEFT…
♬ Follow The Leader - Rumba Del Sol
Anche alcuni atleti nostrani si sono dimostrati in linea con il team social delle Paralimpiadi. C’è chi ha iniziato prima che l’evento prendesse il via, come Bebe Vio: “Senza questi io non parto. Calzini fondamentali!”, commenta la campionessa durante l’unboxing della divisa per Parigi, davanti alle mole di calzini in dotazione. O Assunta Legnante, l’atleta più medagliata della storia dell’atletica italiana, che nell’intervista dopo l’oro nel lancio del peso ha detto di voler esserci anche a Los Angeles 2028: “non ho mai visto l’America. Non la vedrò nemmeno stavolta però voglio andarci”.
Vero re del meme è diventato Rigivan Ganeshamoorthy, medaglia d’oro e tre volte record mondiale nel lancio del disco: ha infatti superato il proprio primato ben tre volte, nella stessa gara. “Questo mondo ti sta cominciando a piacere? Ma si dai, un po’ troppi disabili forse”: in un istante smonta i toni seri della giornalista Rai, entrando nell’Olimpo anche dei mematori italiani.
Insomma, rimanendo in tema di meme e vittorie iridate: date una medaglia al social media manager di Parigi 2024.