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“Questo mondo non mi renderà cattivo” per chi abita fuori dal Raccordo

Tempo di lettura: 4 min.

Il glossario per capire meglio dialoghi e battute dell’ultima serie tv di ZeroCalcare

Dopo “Strappare lungo i bordi” l’estro, la fantasia e i personaggi creati dal disegnatore ZeroCalcare sono tornati su Netflix con “Questo mondo non mi renderà cattivo”. Un’altra riuscita produzione che racconta la periferia romana attraverso protagonisti ed episodi solitamente piuttosto divertenti, senza rinunciare a qualche venatura di sana tristezza.

Nel suo racconto per schizzi e immagini Zero alterna dialoghi spesso surreali, come quelli con l’armadillo, a riflessioni sognanti e ricordi d’infanzia. Il tutto, ovviamente, con una cadenza romana piuttosto accentuata e con la frequente ricorrenza di frasi e modi di dire che anche il più appassionato ascoltatore del Trio Medusa e di Danilo da Fiumicino potrebbe faticare a cogliere nella loro essenza completa. Ecco allora una piccola guida, uno ZeroGlossario per aiutare chi risiede al di fuori del comune di Roma ad apprezzare appieno la serie senza fare la figura di quelli scesi dalla “Montagna del sapone”.

 
 
 
 
 
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Proprio da questo metaforico promontorio possiamo iniziare. Con esso si indicano le persone che si lasciano ingannare facilmente, gli sprovveduti. Questa indicazione geografica posticcia indicherebbe il quartiere di Primavalle, che essendo leggermente rialzato ha conquistato la definizione di montagna. Il sapone alluderebbe invece alle bolle di sapone, evanescenti come la promessa di Mussolini di fornire una bella casa agli sfollati a causa delle demolizioni, che invece si ritrovarono a vivere nelle baracche di Primavalle.

Altro luogo evocativo ma immaginario è “Tor Sta Cippa”, il cui senso, in realtà abbastanza comprensibile, allude al nome ricorrente di molte zone e quartieri della Capitale, Tor Bella Monaca, Tor de Cenci, Tor Tre Teste. La loro etimologia (+ o -) rimanda alle famiglie nobili romane che amavano costruire torri per dimostrare la propria ricchezza e potenza, anche ai confini della città, per svolgere anche funzioni di avamposti militari.

E, a proposito di militari, nella serie si fa spesso riferimento al rischio di “essere bevuti”, ossia arrestati dalla polizia. Secondo la Treccani questo uso gergale del verbo farebbe riferimento al gioco del biliardo e al fatto di perdere con la propria palla i punti già fatti. Insomma una situazione in cui ci si rovina con le proprie mani perdendo non la partita ma al libertà. L’armadillo, in una apposita lezione, chiarisce che si può anche dire “se lo bibitano”, “se lo assciugano”sempre riferendosi all’arresto di una persona.

 
 
 
 
 
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Arresto che può essere causato anche da un momento in cui alla persona in questione “glie parte la ciabatta” ossia il suo discernimento e la sua moderazione risulta annebbiata o compromessa fino ad abbandonarsi ad atti di violenza e intemperanza. Incerto risulta il collegamento tra la ciabatta e il cervello, ma ci sono dubbi che il riferimento possa essere all’inciampare e al precipitare addosso ad altri.

Ma quando con gli altri c’è una competizione bisogna affermare la propria superiorità e competenza sulla materia, allora “te lo leghi al caz.o”, pare a voler significare lo scarso peso specifico dell’avversario che quindi può essere sopportato anche con parti delicate del corpo.

Parti delicate che possono essere messe a rischio da un comportamento inadeguato tenuto, ad esempio, in un supermercato. Nel qual caso, ove sussista la reiterazione, si rischi di “essere spanzati con al zaccagna per il pesce”, ossia squartati con il grosso coltello usato per eviscerare i tonni.

Tonni all’interno dei quali potrebbe esserci un “Baiocco Papale”, usato come simbolo per indicare una persona falsa e ambigua, al pari del riferimento “a un vagone di Gesuiti”: in entrambi i casi la venatura negativa dovrebbe collegarsi all’avversione al potere clericale.

 
 
 
 
 
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Di fronte al quale, per soverchiante sbilanciamento gerarchico, a volte si è costretti a “fare pippa”, ossia a restare in silenzio e dimostrarsi sottomessi. Situazione opposta a quando invece ci si mette nelle condizioni di contestare o dimostrare rumorosamente, “facendo un Maracanà”. Evento che può portare anche ad un esito non troppo positivo, con lesioni e fratture da curare in un reparto di ortopedia: “Se vedemo ar San Camillo”, ossia all’ospedale San Camillo Forlanini in Circonvallazione Gianicolense. Luogo dove si può finire anche instaurando una discussione troppo assillante con una persona corpulenta e poco ragionevole che, infastidita, “t’ammucchia con una mano”, procurandoti quindi evidenti danni fisici.

Può però succedere anche di subire danni economici, ci spiega Zero, se qualcuno approfitta della vostra bontà d’animo perché ti vuole “crepare tre piotte”, formulazione di strada che si riferisce alla perdita secca, tramite sotterfugio, di trecento euro.

Perdita che rischia di subire soprattutto qualcuno che, per la sua indole bonaria e forse un po’ ingenua, può partecipare solo ad iniziative “pippa al sugo friendly”, cioè adatte a soggetti di non particolare preparazione alle cose della vita.

 
 
 
 
 
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Molte altre sono le espressioni romane, romanesche e ipergergali che ci regala Zero, peraltro intervallate con uscite più sottili e raffinate come: l’epistassi di Munchausen, la tendenza a subire piccole emorragie nasali ogni qual volta si viene contraddetti o contrariati; la Commissione dei malmostosi, ad indicare il gruppo di coloro che vivono una esistenza da scorbutici, scontrosi e ingrugnati, incapaci di cogliere gli aspetti positivi della vita.

 
 
 
 
 
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios
1920 1080 Marco Squadroni
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