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Qualche punto interrogativo su “Il vaso di pandoro” di Selvaggia Lucarelli

Tempo di lettura: 4 min.

Il libro della Lucarelli è primo in svariate classifiche da settimane

Il libro della Lucarelli è primo in svariate classifiche da settimane. Le presentazioni vengono fatte nei cinema, nei teatri (a quando i palazzetti e San Siro?), nelle dirette Instagram, nelle rassegne e, nonostante il fatto che la stampa nazionale lo ignori non recensendolo, la Lucarelli sta aprendo, a detta di tutti, gli occhi sul mondo dei social e della beneficenza.

Indubbiamente il libro è scritto bene, l’autrice sa andare dritta al punto, scioglie nodi su discutibili opere di beneficenza ripercorrendo la vita dei Ferragnez dal loro primo incontro a poche settimane fa. Da qui si intuisce che la Lucarelli scriva veramente in fretta.

I Ferragnez la coppia mediatica per eccellenza che segue gli algoritmi, che espone i figli a dismisura, protetti dalle testate giornalistiche, e che usa la beneficenza in modo decisamente non chiaro non esistono più. La Lucarelli sottolinea come  siano madre e padre, più che figli, di un sistema che va sicuramente rivisto, quello dei social che ha permesso loro il vero successo, soprattutto quello di Chiara perché Fedez è  visto come una falena. Un vaso da scoperchiare insomma, che Selvaggia ha scoperchiato e studiato con cura e lo ha portato a noi urlando: ve la dico io la verità.

 
 
 
 
 
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Ma ci sono alcuni punti (interrogativi) che meritano una riflessione.

 

  • Partiamo dal sottotitolo “Ascesa e caduta dei Ferragnez”. Sicuramente come coppia e come “brand” sono in caduta libera, anzi si sono spiaccicati al suolo. In primis perché si sono separati e quindi è altamente improbabile che vada in onda un’altra serie a loro dedicata, ma definire la Ferragni morta/finita è un po’ esagerato. Morto sicuramente è un modus operandi che difficilmente e per fortuna potrà essere replicato, ma per Selvaggia, Chiara non ha speranze e Fedez non ne ha mai avute. Se è vero che i brand e le sponsorizzazioni da capogiro ora l’hanno abbandonata è anche vero che la perdita di follower è ridicola paragonata ai numeri che hanno e visto che loro si muovono soprattutto sui social non è detto che Chiara rimanga radioattiva ancora per molto.
  • È finita la coppia non i singoli individui. Fedez è ora fuori con la sua revenge song “SexyShop” e per la Ferragni non ci resta che aspettare la sentenza perché sarebbe giusto anche sottolineare che è indagata ma non ancora condannata. In base alla Corte costituzionale e alla Corte di giustizia Europea, si è stabilito che chi è già stato punito gravemente con una sanzione amministrativa (la multa) non può poi essere punito con la sanzione penale per lo stesso fatto. Sarebbe, infatti, una duplicazione della risposta punitiva dello Stato. Vedremo come va a finire.
  • Il libro della Lucarelli non è un’inchiesta giornalistica come invece è stato presentato e come lei stessa lo definisce. Non lo è semplicemente perché se lo fosse non ci dovrebbero essere i commenti della stessa autrice che dalle prime pagine fino alle ultime, giudica, ridicolizza con battute a volte decisamente performanti e piccanti il mondo dei due protagonisti. È normale non essere d’accordo con i modi e le maniere che i due influencer hanno usato per presentare la loro vita, il loro business, per uscire da crisi reputazionali e per apparire sempre nel giusto fino ad ora, ma se il libro fosse un’inchiesta giornalistica ci dovrebbero essere solo i fatti messi in fila allo scopo di chiarire vicende e di ricostruire episodi e dinamiche che vengono tenuti nascosti all’opinione pubblica senza alcun giudizio. Ma la Lucarelli non ce la fa a tenere le dita a freno, d’altronde vanno così veloci.
  • La questione insight. Le società della Ferragni non fornivano ai brand gli insight, ovvero l’effettivo ritorno della campagna che avevano finanziato o per dirlo con altre parole quanti utenti facevano click sui link che Chiara proponeva. “Si parla anche di 600mila euro per mostrare uno yogurt a colazione” dichiara un ex dipendente intervistato nel libro “ avrebbero potuto benissimo non funzionare, solo che le aziende non lo avrebbero mai saputo”. L’idea sarebbe stata di Fabio Damato, il fu braccio destro di Chiara. Premesso che dovrebbe essere vietata una cosa del genere, prendiamo Calzedonia e Pantene che hanno avuto una lunga collaborazione con la Ferragni. Aziende di quel calibro che continuano a portare avanti una rapporto lungo e duraturo non hanno modi di vedere se quel prodotto indossato da lei vende? Direi che i dati di vendita sono facilmente reperibili, quindi, fatta salva la premessa importante, è una notizia che potrebbe essere smentita facilmente o una non notizia se la si vuole vedere da un altro punto di vista.
  • Ex dipendenti. Vengono intervistati due ex dipendenti, con la premessa, scrive la Lucarelli, che “nessuno di loro ha una qualche ragione di ostilità nei confronti della Ferragni”. Ne esce appunto la questione degli insight e il fatto che la Ferragni non si presentasse praticamente mai in ufficio, che firmasse i contratti da casa (evidentemente senza leggerli) che la scena girata per la serie di Amazon dove la Ferragni è in riunione è stata finzione, che non sapesse i nomi dei dipendenti e che parlasse solo con Damato. Praticamente non faceva un bel niente se non chiedere i rendiconti degli incassi. Ora io lancio una sfida a qualsiasi ex dipendente di una qualsiasi azienda che giuri di non aver mai detto e/o pensato che il suo capo fosse un benemerito pirla, che non facesse assolutamente niente, che avesse assunto familiari in azienda e che scaricasse in nota spese anche i regali dei figli per Natale. Siamo in Italia, non dovrebbe essere così, ma questo capitolo si autodistrugge da solo.
 
 
 
 
 
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  • E per finire la Lucarelli indaga la falena, Fedez, dal brutto carattere che si appropria di giovani talentuosi per farli suoi, per succhiarli come una sanguisuga e a riprova di questo sostiene che parla senza cognizione di causa di malattia mentale, si arrampica nel mondo del management e che non ha prodotto niente di musicalmente appetibile se non tramite featuring. Che Fedez debba fare due chiacchere con il suo Ego e mettersi non una mano sulla coscienza ma la mano di tutta la sua famiglia sulla coscienza è fuori discussione. Ma Fedez al contrario della Ferragni che, punta non si sa su quale talento, è un artista che fa parte della storia della musica italiana, senza contare che i featuring oggi come oggi li fanno tutti. Si tratta proprio di un trend del mercato musicale. Altrimenti Nek e Renga come avrebbero fatto a ripresentarsi sul palcoscenico?

Con il mito del vaso di Pandora la giustizia di Dio assegna alla curiosità femminile la responsabilità di aver reso dolorosa la vita dell’uomo. La curiosità di Chiara o di Selvaggia?

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios 

2560 1440 Claudia Riva
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