Il sottotipo H3N2 del ceppo influenzale A sarà quello che in molti, questo inverno, si porteranno a letto, senza nemmeno poter scegliere e senza averlo matchato su Tinder
Ci sono molte cose che provengono dall’Australia e che sono piacevoli e intriganti: i canguri, i boomerang, il toast con avocado schiacciato, le noci di Macadamia e lo stivale UGG. Ci sono poi altri souvenir che rimandano alla grande isola oceanica e che, purtroppo, entrano anche nelle case di chi in quelle lande immense e lontane non ha mai messo piede. Uno di questi è il sottotipo H3N2 del ceppo influenzale A, per gli amici “influenza australiana”.
I sintomi del male di stagione di cui molto si parla in queste settimane li avrete probabilmente già sperimentati, direttamente o indirettamente: innalzamento brusco della temperatura corporea, febbre oltre i trentotto gradi, comparsa di dolori muscolari e articolari e naso chiuso o che cola. Per i più fragili non sono escluse manifestazioni più intense, con effetti a livello cardiaco e respiratorio significative ed anche ripercussioni neurologiche. Un bel quadretto da appendere sopra il camino acceso, non c’è che dire. Con il ricorrente e assillante retropensiero che rimanda ad un ritorno dell’infezione da Covid, maledetto virus mutante che lungi dal voler tornare definitivamente nei luoghi dove è nato e cresciuto continua a godersi il suo grand tour ed a causare vittime.
Tornando alla parente australiana, come ogni lontano consanguineo ella si presenta in vista delle festività e tenderà a dare dimostrazione della propria invadenza in concomitanza con l’arrivo dell’aria fredda e delle giornate più rigide. Saranno poi i rituali delle feste, con profluvio di baci, abbracci e strette di mano, a garantire la diffusione dell’influenza australiana in tutte quelle case in cui la presenza di bambini in età scolare non abbai già provveduto a garantirne la perdurante presenza.
Al momento sembra che Lombardia, Piemonte e Lazio siano le aree in cui l’australiana ha già iniziato a diffondersi, con l’evento Giubileo che farà verosimilmente aumentare i contagi per tutte le malattie respiratorie, visto che si prevede l’arrivo a Roma di milioni di pellegrini da tutte la parti del mondo, una sorta di congresso delle malattie stagionali di tutto il globo.
A fronte di questo, per rasserenarci, gli esperti della materia si sono premurati di ricordare che in Italia mediamente ogni anno muoiono tra le 5 e le 15mila persone per l’influenza. E di fronte ad una forma particolarmente grave, come potrebbe essere l’Australiana, c’è da aspettarsi un incremento di questi numeri. Non volendo rientrare in queste statistiche e cercando anzi di evitare del tutto il contagio, rinviandolo ad un futuro viaggio in Australia (quando almeno uniremo l’utile al dilettevole), vediamo quali sono i consigli dei sanitari per tentare di tenere alla larga la fastidiosa parente appena arrivata dall’Oceania.
Anche se sembra scontato, le priorità sono più o meno le stesso del periodo pandemico: lavare bene le mani, spesso, con acqua e sapone. Oppure igienizzarle. Riparare bocca e naso quando si tossisce o si starnutisce. E poi tornare al punto precedente. Non toccare occhi, naso e bocca, dato che si tratta di accessi prioritari i virus.
A seguire vengono le indicazioni mediamente più difficili da rispettare. Evitare il fumo, sia attivo che passivo (soprattutto in presenza di bambini). Seguire sempre uno stile alimentare sano che preveda cibi ricchi di vitamina C e bere molto e spesso (indicazione che, è bene chiarirlo, si riferisce all’acqua!). Restare a casa quando si manifestano i primi sintomi dell’influenza, cercando inoltre di evitare gli assembramenti quando i casi noti di contagio sono molto numerosi. Facile, no?