È (anche) una questione di estetica
Quanto può essere cool il mistero sul piccolo schermo? Moltissimo, a giudicare dal successo di “The White Lotus”, la serie creata da Mike White e arrivata quest’anno alla sua terza, fortunatissima stagione.
Dal resort di Maui, alle Hawaii, al palazzo siciliano della seconda stagione, fino all’esotica ambientazione thailandese, la produzione HBO ci trasporta in paradisi del lusso frequentati da personaggi belli e ricchissimi, ma pieni di nevrosi e segreti. È in queste location da sogno che si snoda la trama, tra feroce satira sociale e qualche crimine, il tutto raccontato in modo originale e visivamente appagante.
Quali sono quindi gli ingredienti che rendono la serie così unica?
Il mistero da svelare
In ogni stagione, tutto comincia con una scena di flashforward che mostra un evento violento. Ma non c’è un detective: a raccogliere gli indizi su chi morirà — e perché — deve pensarci lo spettatore. E quasi tutti i personaggi hanno validi motivi per essere sospettati.
La colonna sonora
In “The White Lotus”, la musica è molto più che una semplice colonna sonora: è un personaggio invisibile che racconta tensioni, desideri e segreti meglio di molte battute. Il tema iniziale, sempre riconoscibile ma diverso in ogni stagione, cambia ancora nella terza, adattandosi al nuovo contesto — non senza critiche. Ma il messaggio resta chiaro: qualcosa sta per succedere, e sarà tutt’altro che rilassante.
White Lotus mania
Le location
Come la villa di “Saltburn”, anche i resort di “The White Lotus” sono solo in apparenza oasi di pace per ospiti benestanti in cerca di evasione. L’atmosfera, in realtà, è spesso surreale e a tratti inquietante: nonostante la bellezza dei panorami, c’è una costante sensazione di pericolo e tensione.
Nella terza stagione ambientata in Thailandia, più che nelle precedenti alle Hawaii o in Sicilia, la serie si spinge oltre i confini dell’hotel, esplorando paesaggi mozzafiato. Una bellezza idilliaca che contrasta fortemente con le dinamiche torbide e i lati oscuri dei personaggi. Come ha scritto Wired: “Più ci si perde nella bellezza dei luoghi, più si patisce la constatazione della bruttezza umana”.
Gli indizi visivi
L’attenzione ai dettagli visivi non è solo estetica: è parte integrante del racconto. Per esempio, nella prima stagione, la carta da parati con uccelli tropicali nella suite di Paula e Olivia sembra quasi appassire man mano che la loro amicizia si incrina.
Nella seconda stagione, le Teste di Moro presenti in diverse stanze del resort siciliano non sono semplici decorazioni: richiamano i temi della gelosia e delle passioni e sono indizi di conseguenze tragiche. Nella terza, in Thailandia, sono invece le scimmie e i loro versi a segnare la tensione in alcune scene chiave.
Gli outfit
Oltre alla scenografia e agli arredi, anche i costumi aiutano a raccontare chi sono i personaggi, il loro status e le loro ambizioni. L’estetica patinata della serie è ormai così riconoscibile da aver ispirato capsule collection di brand come H&M e Zegna, dedicate al “glamour tropicale” e al “lusso rilassato” di “The White Lotus”.