Leggere con cautela, contiene spoiler!
Emerald Fennel classe 1985 firma regia, sceneggiatura e partecipa anche alla produzione di quello che è già definito un film cult: Saltburn.
È inglese, bionda, ha gli occhi azzurri e un viso da angioletto con un curriculum che fa invidia alle star di Hollywood. Eh già, perché la 38enne dal sorriso rassicurante è nota per aver co-firmato come sceneggiatrice la serie Killing Eve, per aver interpretato Camilla Parker Bowles in The Crown, per aver scritto e diretto Una donna promettente per il quale ha vinto l’Oscar alla migliore sceneggiatura originale e per i più attenti, per aver addirittura recitato in Barbie nel ruolo di Midge.
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Sembra che dopo l’Oscar gli occhi fossero tutti puntati su questa nuova pellicola e dalle reazioni di chi ha visto il film diciamo che la Emerald, la regista dai toni color smeraldo, li abbia inondati di ossessione, paranoia, sesso, e ricchezza quegli occhi, con un film che lascia gli spettatori interdetti, increduli, forse un po’ impauriti a volte schifati, ma totalmente estasiati.
Ma perché Saltburn piace così tanto? Ecco 5 motivi.
L’ambientazione
Anni 2006, ma a Oxford, all’università per antonomasia la più antica del mondo anglosassone dove il tempo si ferma, e si è fermato da sempre. Biblioteche enormi dallo stile gotico, drappi alle ampie finestre, tappeti pregiati e un refettorio che sembra quello di Harry Potter. La seconda location è la dimora estiva di uno dei protagonisti Felix. Un castello medioevale enorme, composto da innumerevoli sale, saloni, giardini e laghetti annessi. In un battito di ciglia la pellicola diventa così atemporale. Potrebbe essere una storia ambientata nel 1800 come una del 2030.
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I due protagonisti
Felix, quello bello, ricco, che ha tutte le ragazze ai suoi piedi, ma gentile, onesto, dolce, sensibile e Oliver il disagiato, quello che ha vinto la borsa di studio, che non ha i soldi per pagarsi una birra, il timido, quello che sembra innocuo, invisibile ma che così innocuo non è. I due stereotipi per eccellenza: il forte e il debole, il sole e la luna, e quello che succede, come in ogni buona scrittura è l’inversione dei ruoli.
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L’ossessione
La vera protagonista di questo film è l’ossessione che diventa pulsione che si trasforma in malattia mentale e che, come una seducente attrice, interpreta ruoli diversi nascondendosi dietro all’amicizia poi alla riconoscenza, poi all’educazione, poi all’amore per tornare da dove aveva iniziato senza spegnersi mai fino alla fine e oltre.
Il corpo
È visto come uno strumento, come un mezzo. Felix usa la sua bellezza con banalità, senza farci caso, la madre interpretata da una strabiliante Rosamund Pike fa la stessa cosa, la sorella di Felix anche. Il loro corpo è uno strumento per ottenere o aver ottenuto tutto quello che vogliono, una macchina sportiva da pulire e sfoggiare nei giorni di sole, non c’è rispetto, non c’è amore in quei corpi. Al contrario Olivier dimostra di usare il corpo con tutto sé stesso, senza paura, senza imbarazzo. Leccando acqua e sperma dopo che Felix si è masturbato nella vasca da bagno, masturbando la sorella di Felix durante il ciclo mestruale, scopandosi la terra fresca dove è appena stato seppellito… non possiamo dirvi chi. Sarebbe troppo. E ballando nudo sulle note di Murder on the Dancefloor.
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Il labirinto
La funzione del labirinto nella religione è quella di essere un simbolo di un cammino di espiazione. In psicologia è definito come la metafora di un problema nel quale non c’è via d’ uscita. In architettura nel medioevo aveva interpretazioni cabalistiche e occulte e con il Rinascimento diventa un semplice divertimento per intrattenere chi lo percorreva. Il labirinto è il simbolo del film e ne racconta con una sola immagine tutta la trama. Dal patimento alla fatica che Oliver ha dovuto sopportare per seguire la sua ossessione, dal dramma nero e psicologico tra i due protagonisti e non solo, fino al divertente gioco di ruoli che cambiano e si susseguono per tutto il film.
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Saltburn parla di quello che stiamo vivendo oggi senza dirci che lo sta facendo. Usa ossessione, corpi, disgusto, freddezza, cinismo, fango, seduzione fittizia e fame per ricordarci di quanto miseri possiamo essere di fronte a morte, disperazione e pazzia.
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios