Tra vibrazioni quantiche, nuovi inizi e un sound che pulsa di consapevolezza
C’è chi fa musica per mestiere, chi per passione. E poi c’è Gloria Abbondi, con Zelda Mab, che con “Blu Cobalto” firma un ritorno carico di energia sottile e profondissima. Un brano che non si limita a suonare, ma vibra, espande, interroga. Dopo tre anni di ricerca e silenzio creativo, l’artista torna con una visione più matura e un’identità ancora più definita. L’abbiamo incontrata per farci raccontare com’è nato il singolo, cosa rappresenta quel blu così intenso e cosa aspettarci da lei nei prossimi mesi.
“Blu Cobalto” esplora l’equilibrio tra sogno e realtà. Com’è nato questo brano?
Volevo un suono ritmico, come un battito che bussa a una porta. E il testo è arrivato così: distaccandomi da me stessa, osservando la mia vita da fuori. È stato un momento di lucidità. Ho fatto il punto su dove fossi, dove volessi andare, e cosa davvero contasse.
Il colore del titolo non è casuale. Cosa rappresenta il blu cobalto per te?
È chiarezza, ma anche profondità. Serenità mista a mistero. Il blu cobalto è un punto di approdo, ma anche una spinta ad andare più a fondo, a esplorare l’anima. È la calma che non anestetizza, ma accompagna.
Nel testo ci sono riferimenti a salti quantici e vibrazioni. Che ruolo giocano la scienza e la filosofia nella tua musica?
Fondamentale. Ogni cosa vibra, ogni suono è un colore. La musica nasce da questa interconnessione. Le frequenze che scegliamo – e quelle che ascoltiamo – modellano la nostra energia. Per me, fare musica significa anche alzare quella vibrazione.
Dopo tre anni di lavoro silenzioso, com’è cambiato il tuo suono?
Oggi ho una visione più lucida e consapevole. Ho superato tanti blocchi, ho scritto più di cento brani che poi ho lasciato da parte. Ma quello che esce adesso è finalmente “mio”. Più semplice nei testi, più libero nello stile, più onesto.
Con Zelda Mab curi ogni dettaglio, dalla musica ai visual. Quanto conta per te questo controllo creativo?
Non lo vivo come controllo, ma come bisogno di esprimermi completamente. Sono cresciuta con l’arte, in ogni forma. E se non lo faccio io, nessun altro lo farà. Quando si è indipendenti, l’unico modo per andare avanti è rimboccarsi le maniche.
Hai attraversato molti generi. Quali influenze ti hanno plasmato di più?
Tutte. Classica, lirica, elettronica, punk, metal, rap. A un certo punto ho messo tutto da parte. Mi sono isolata, ho meditato, e sono ripartita da me. È stata la somma – e poi la sottrazione – a definire il mio stile.
C’è un live che ti ha segnata più degli altri?
Aprire a un giovane Salmo a Bolzano è stato memorabile. Ma il vero impatto ce l’hanno i concerti più intimi, quelli dove il pubblico ti canta addosso, dove senti che qualcosa accade, lì, in quel preciso momento.
Dopo “Blu Cobalto”, cosa arriva?
Il 23 maggio esce un nuovo singolo. Poi, in estate, un EP. Sarà una tappa importante: un ponte verso quello che verrà. Il percorso è appena ricominciato.
Hai anche una nuova band. Cosa porterà al progetto?
Tutto. Sono musicisti con esperienza, ma soprattutto persone in cui credo. C’è affinità, fiducia, e un rispetto reciproco che fa la differenza. Il suono sarà potente, ma sempre coerente con la mia visione.
Cosa vuoi trasmettere, in fondo, con la tua musica?
Autenticità. Benessere. Se riesco a stare bene io, magari posso far stare bene anche chi mi ascolta. E se succede, abbiamo vinto tutti.