• it
giovedì, 12 Dicembre 2024
  • it
giovedì, 12 Dicembre 2024
  • it
giovedì, 12 Dicembre 2024

N-Word, il mondo di Tik Tok e la cancel culture

Tempo di lettura: 3 min.

Una parola proibita ma ancora troppo utilizzata. Il web è intransigente, ma esistono dei margini?

C’è una parola della lingua inglese che ha una storia particolarmente maledetta. Una parola dall’accezione profondamente e innegabilmente negativa, in cui sembra però impossibile non incappare, soprattutto se si è in possesso di un account social. Stiamo parlando della cosiddetta N-Word.

La N-Word è un eufemismo che indica quel termine dispregiativo (che ovviamente non scriveremo qui) utilizzato per connotare le persone di colore. Fa parte degli slur, ovvero tutti quei termini che esprimono un giudizio negativo verso certe categorie di persone, ad esempio da un punto di vista razziale o sessuale (nulla di nuovo insomma).

Risaliamo gli annali della storia per ritrovare le sue origini, a metà 500: l’etimologia deriva da una serie di parole spagnole, portoghesi e francesi che indicano il termine “nero” e inizialmente aveva un’accezione neutra; nel 1600 inizia a venire usato come sinonimo per definire gli schiavi portati nelle colonie americane e assume una sfumatura fortemente razzista. Nero=schiavo=meno che umano e la letteratura è piena zeppa di testimonianze dei mille usi dispregiativi con cui questa parola è stata usata.

C’è poi la questione delicata di chi utilizza questa parola: alcune parti della comunità black, in particolare legate al mondo dell’hip hop si sono riappropriate del termine nella sua versione colloquiale, usandolo come un intercalare, come un termine di riconoscimento, un po’ come i gruppi LGBT+ hanno ripreso il termine Queer: si tratta di prendere qualcosa di negativo e rigirarlo, con una sorta di orgoglio o più semplicemente usarlo come termine di riconoscimento, di definizione di una categoria, a cui è necessario appartenere per poter capire la situazione.

Ovviamente la N-Word si ritrova in un’infinita quantità di canzoni scritte da artiste e artisti black, come Cardi B, Kanye West, Nicki Minaj, canzoni che poi finiscono come sottofondo di video su Tik Tok. E qui scatta il problemino: capita spesso che i Tik Toker (bianchi in questo caso) finiscano per pronunciarla o mimarla.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Barbie (@nickiminaj)

Il fenomeno è così diventato così “popolare” da essere quasi un meme: basta fare una breve ricerca del magico mondo di Youtube e le compilation di Tik Toker che pronunciano la N-Word sbucano come funghi. Se il fenomeno è strettamente legato al contesto americano, possiamo fare esempi italiani, come quelli di Marta Losito ed Elisa Maino, criticate per aver usato la parola nei loro video.

Ora possiamo fare un paio di considerazioni. Il fatto che la N-Word sia una parola dalla connotazione assolutamente negativa e di base (a parte i casi che abbiamo citato) non andrebbe utilizzata è innegabile.

Nei casi relativi al mondo social e in particolare di Tik Tok, il pubblico si dimostra estremamente recettivo e pronto a criticare e a censurare chi utilizza questa parola. Da un lato questo testimonia sicuramente la profonda sensibilità delle nuove generazioni a tematiche di inclusione e rispetto; a volte però la cosiddetta cancel culture, che si impegna ad eliminare letteralmente chi esprime concetti potenzialmente controversi, assume dei toni estremisti, dove non conta più fare una “buona azione”, ma criticare una persona, per il gusto di demolirla o di ottenere seguito.

Anche chi si proclama migliore attivista, non è senza macchia. Spesso per ignoranza, condizionamenti culturali, si incappa in un linguaggio offensivo. Per fare un esempio di contesto, se in America l’accezione della parola è nota ad esempio, lo è meno in Italia, per ovvie ragioni linguistiche e culturali.

Ciò che conta è l’intenzione. Non bisogna mai smettere di fare attivismo, di creare dibattito, di portare alla luce tematiche che spesso appartengono a minoranze che finalmente vedono la luce. Ma la missione non deve diventare più importante del messaggio. Sbagliamo tutti ed è inevitabile, perché fa parte dell’essere umano.

L’importante è non aver mai paura di ammettere che c’è sempre qualcosa da imparare.

@alex.sless

#citygirls #fyp #LiftandSnatchBrow @by.ron7

♬ original sound – Alex

 

150 150 Francesca Parravicini
Chi cerca, trova