Il mondo aspetta lo scontro tra Musk e Zuckerberg, re della Silicon Valley. Dopo la caccia alla location più epica per l’incontro, durata tutta l’estate, rimane una domanda: ma questo match si farà?
L’hanno presentato come lo scontro del secolo, hanno cercato di legittimarlo imboccando la via della beneficenza, si è rivelato infine per quello che è stato fin dall’inizio: un dissing tra adolescenti sui social. La lite tra Elon Musk e Mark Zuckerberg sembra essere giunta al termine, senza un vincitore. O forse no, forse hanno vinto entrambi, perché ancora una volta, la loro fame di egocentrismo e megalomania è stata saziata. Per fare un po’ di chiarezza, bisogna partire da un terreno a loro familiare: i social.
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A giugno iniziano a circolare voci su una possibile nuova piattaforma social targata Meta, simile a Twitter: il mese dopo uscirà appunto Threads, destinata a generare milioni di follower in pochi giorni. Basta questo chiacchiericcio per innescare la paranoia nel magnate sudafricano, che vede la sua creatura cinguettante nel mirino del Meta-cacciatore: “Sono certo che la Terra non vede l’ora di essere esclusivamente sotto il pollice di Mark, senza altre opzioni”. Le risposte non stentano ad arrivare, qualcuno gli ricorda di fare attenzione perché Zuckerberg pratica ju jitsu, accende la sfida con poche e semplici parole: “Sono pronto a un combattimento nella gabbia, se lui se la sente, lol.”
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Anche quello che dei due appare il più pacato ha, come dire, perso la brocca. Screenshottata del magnate di Facebook su Instagram, con commento annesso: “Mandami la posizione”. Ognuno nel proprio reame digitale accende gli entusiasmi di milioni di seguaci, i quali si scatenano a suon di meme e repost. I due sembrano essere d’accordo solo su due questioni: l’incontro dovrà tenersi in Italia, possibilmente in un’arena (la febbre dell’Impero romano a quanto pare serpeggiava già in quei giorni); il ricavato andrà in beneficenza, o ai veterani di guerra o a un ospedale pediatrico italiano.
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A questo punto inizia il secondo atto di questa commedia, e il caso di dire, all’italiana. Politici di ogni livello e colore candidano le proprie città per ospitare la rissa tra miliardari, gli oppositori all’evento fanno a gara per scrivere il post più indignato; il paese, già rallentato dall’estate, si cristallizza attorno al match. La terra dei bronzi di Riace, l’anfiteatro di Benevento, il teatro di Ostia antica, Pompei, Taormina… c’è chi scomoda addirittura l’Arena di Verona o il Colosseo. Una barzelletta, vero? Eppure, Premier e Ministro della Cultura sembrano aver preso molto sul serio la faccenda, tanto da aver avuto contatti diretti con lo stesso Musk. Sarà il patron di Facebook, a metà agosto, a frenare gli entusiasmi: su Threads chiude la pratica con un secco “it’s time to move on,” è tempo di andare avanti.
Tanto rumore per nulla: sfumato l’hype per l’incontro, resta il lato tragicomico della vicenda. Qualcuno ci spera ancora, soffiando sulle ceneri dei vecchi post; altri teorizzano che l’incontro sia avvenuto in gran segreto: una foto, pubblicata da Zuckerberg a inizio ottobre, riporta il volto dell’imprenditore segnato da lividi e graffi. Match finito male o semplice allenamento? Si attendono nuove news dai social, perché in fondo, anche i più indignati, sperano in un ipotetico secondo round. Magari tra avatar nel metaverso.
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios