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Milano a 30 anni: o sei olistica o sei out

Tempo di lettura: 2 min.

Perché raggiunta la terza decade bisogna per forza appellarsi al mistico?

Nella città delle illusioni, ops, delle occasioni, compiere 30 anni non è cosa semplice. Il discorso qui non è da ridurre alle rughe. Segno più, segno meno, nessuno ci fa caso. La questione è ben più ampia, ma sicuramente meno profonda.

Raggiungere l’età adulta senza un adeguato portafoglio può di certo creare insicurezze, timori o peggio angosce e quindi c’è chi per necessità o per virtù decide di vivere di realtà parallele. Giornate fatte di mantra, di balli intorno ad un tavolo di design in un appartamento preso in affitto in Via Solferino e di cibo vegano crudista.

L’amica olistica ce l’hanno tutti (persino quelli che lavorano da Ernst & Young). La vita le ha messo davanti talmente tante opzioni che alla fine, come dinanzi ad un menù troppo ricco, non si sa mai cosa scegliere. Si da il caso che abbia sempre scelto la pizza margherita, per non sforzarsi troppo, finché non ha scoperto di essere celiaca, intollerante al lattosio e fortemente infastidita dal pomodoro. 

A 30 anni dopo aver mollato tutto si è iscritta ad un corso di riflessologia plantare e si esercita ogni sera trattando i piedi delle sue amiche: “Sento che hai il fegato irritato, hai avuto traumi derivanti dal rapporto con tuo padre all’età di 5 anni?”.

Con la camera piena di candele (il monolocale non se lo può ancora permettere) massaggia quindi alluci e dita individuando motivazioni recondite di malessere che fa un baffo a Vanna Marchi. L’amica olistica però il senso del business non ce l’ha. Al posto di chiedere i soldi della seduta, chiede di portarle l’hummus per la cena.

 
 
 
 
 
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Nel corso degli anni a Milano ha conosciuto, durante le lezioni di yoga, sicuramente una Cecilia o una Ludovica, nata e cresciuta a Porta Venezia. Anche lei a 30 anni ha mollato tutto. Lavorare nell’ufficio legale del papà le stava stretto e la sua passione per i tarocchi ha preso il sopravvento. Ludovica il piano astrale se lo fa pagare. D’altra parte, piove sempre sul bagnato. 

Entrambe comprano frutta e verdura al mercato, l’una lo raggiunge con una bici usata e l’altra con una Rossignoli. Entrambe non si perdono ogni anno il MiVeg e dichiarano di non volere figli: “Solo un pazzo metterebbe al mondo un bambino nella società odierna”.

L’ultima frontiera delle piccole streghe milanesi, amano definirsi così, è sicuramente il Manifesting. Si tratta di una pratica che ha a che fare con la legge dell’attrazione e che si interseca con le neuroscienze. Proprio in virtù di questo l’autorizzazione a gestire la propria vita in base a questa filosofia è del tutto lecita. Se lo dice la neuroscienza! 

Insomma, se a 30 anni a Milano ti affidi esclusivamente alla realtà, vuol dire che sei una data analist oppure che sei fuori dal giro. 

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

2560 1440 Fabiola Graziosi
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