Come alibi si usa il cambiamento climatico, si accusano i turisti di scarsa attenzione, si invoca la fatalità. Ma che parte di quel ghiacciaio sarebbe prima o poi venuto giù era prevedibile da almeno un mese
La tragedia della Marmolada si può riassumere nella domanda, per niente retorica, che pone la sorella di una delle vittime: “Perché li hanno lasciati andare?”
Qui risponde indirettamente il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi, intervistato dal Tg3: “In questo momento possiamo escludere assolutamente una prevedibilità e una negligenza o un’imprudenza…Per avere una responsabilità bisogna poter prevedere un evento, cosa che è molto molto difficile.”
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Lasciano basiti sia il contenuto che la tempistica di queste dichiarazioni; al procuratore capo pare sfuggire che il codice di procedura penale prevede l’obbligo, in caso di morte violenta, di un’apertura di indagini contro ignoti e nello specifico per procurata strage.
La cosa sconcertante è che nelle parole di Mauro Corona e Reinhold Messner, due sinceri amanti (traditi?) della montagna non c’è la minima consapevolezza della realtà; un po’ come quando Lucio Battisti cantava: “Non è Francesca.”
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Corona afferma di conoscere bene quel tratto, avendolo percorso in tutte le circostanze una quarantina di volte e che lo trova bellissimo; c’è da credergli. Poi candidamente aggiunge: “Il ghiacciaio ormai è un po’ impolverato e sporco, ma quanto è accaduto non si poteva prevedere.”
Messner si spinge oltre, sfiorando il punto cruciale che ha provocato la tragedia: “Stiamo distruggendo il pianeta è incredibile che ci siano 10 gradi in cima alla Marmolada”.
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Trovare un ghiacciaio un po’ impolverato e sporco quando negli ultimi vent’anni si è via via trasformato in una pietraia, come grafici e foto d’epoca riportano, oppure sapendo bene che da oltre un mese, in quella zona, si registrano temperature di 10 gradi e imprecare, dopo, contro il riscaldamento climatico, non è sconfinato amore per la montagna è a voler essere gentili, mistificazione della realtà.
E’ il mainstream che si vuol far passare per non affrontare responsabilità civili, penali e soprattutto morali ad amministrazioni locali a cui importa solo l’economia turistica. E per carità di patria sorvoliamo sui commenti di alcuni sciacalli che danno la colpa ai turisti che si avventurano su per le pareti in maniera sconsiderata. Leggessero bene i nomi delle vittime prima di parlare!
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Di “Natura Matrigna” ne parlava già il Leopardi, nascondendo dietro ad essa la propria invidia verso la felicità altrui; mentre gli antichi romani, più prosaici, individuarono nell’“Homo Hereticus”, che il romanesco volgarizzò nei secoli in: “Un povero stronzo”, la causa della degenerazione morale. E il genere umano è satollo di “Homo Hereticus” è fattuale. Così come lo è il riscaldamento climatico che porterà a sostanziali cambiamenti ai quali ci adatteremo, così come lo sono le trombe d’aria che arrivano e se ne vanno con un sibilo di morte e ancora come non lo sono gli incendi di questi giorni che il solito mainstream declina come calamità naturali, mentre invece sono opera del solito… “Homo Hereticus”.
Un mese che in quella zona si registrano temperature attorno ai 10 gradi e chi di dovere non pensava che una lastra di ghiaccio, lunga 200 metri e larga 60, potesse staccarsi e venir giù? Lo stesso Corona, nella sua scomposta difesa ad oltranza “dell’amante perduta”, non si rende conto delle sue contraddizioni affermando che potrebbe riaccadere, per poi arrivare al surreale: “E allora che facciamo, chiudiamo la montagna?”
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In queste condizioni certo che si chiude, almeno al turismo, così come quando si mette il divieto di balneazione nelle spiagge quando ci sono i marosi; almeno che non si voglia far passare il pensiero che un pugno di morti abbia valenza inferiore rispetto all’economia locale. Tanto poi bastano le lacrime del coccodrillo per autoassolversi.
Che in un mondo di “Homo Hereticus” ci sta tutto!