Leandra Medine Cohen è stata fonte di ispirazione per il coraggio di essere differenti. Perché il suo blog, così d’avanguardia dieci anni fa, non è riuscito a superare il 2020?
Nella strana estate 2020 Man Repeller, e la sua fondatrice Leandra Medine Cohen, sono caduti sotto accusa perché non esattamente black-friendly. Questo episodio ha generato una reazione a catena ed in pochi mesi il sito Man Repeller ha subito un rebranding, diventando Repeller, e poco dopo ha sospeso le attività.
Il 22 ottobre 2020, Leandra Medine Cohen ha confermato che l’azienda non fosse più in grado di sostenere l’attività di business e che il rinnovato Repeller avrebbe chiuso, per sempre.
Cosa è accaduto ad uno dei blog americani più performanti?
Per comprendere a fondo la situazione è necessario allargare il campo visivo. Durante questa turbolenta estate in ogni parte del mondo situazioni già precarie sono arrivate all’esplosione, tra queste in America non può essere dimenticato il 25.05.2020.
Un episodio amaro e imperdonabile che ha sortito numerose conseguenze.
In primis le dimissioni di James Bennet, editor della sezione “Opinion” del New York Times, per via della pubblicazione di un articolo in cui si reclamava l’intervento dell’esercito in risposta alle proteste scoppiate per la morte di George Floyd.
Ed ecco che in un attimo l’intero settore dell’editoria americana si è trovato in una situazione quanto mai aspra e complessa. Una situazione che ha fatto molto riflettere sul pressapochismo e sulla leggerezza con la quale a volte si finisce per fare scelte imperdonabili. Una situazione in cui è emerso il forte valore che ha oggi la comunicazione.
I destinatari di giornali, quotidiani e anche dei messaggi veicolati sui social media, sono insorti chiedendo di andare oltre le parole, reclamando un uso consapevole del linguaggio che non fosse solo una mera fotografia del momento (un click), ma che andasse a scavare nel profondo riempiendo di azioni e reazioni il lessico scelto.
Man Repeller, come molti altri, non è stato esente da critiche. Nello specifico sotto un post Instagram in omaggio a Travor Martyn, tra le vittime degli abusi della polizia, sono fioccati commenti contro il sito per sottolineare l’incoerenza tra quel post ed il licenziamento improvviso di una dipendente nera, durante l’emergenza Covid-19.
Visualizza questo post su Instagram
Da questo post la storia di Man Repeller è descrivibile come una rapida e vorticosa discesa.
Leandra: sdoganare l’unsexy
La situazione di Repeller diventa tragicomica se si riflette sull’origine del blog, nel 2010.
Leandra Medine è stata una figura fondamentale nello sdoganare il concetto di unsexy, nel decostruire l’immaginario del mondo fashion in cui tutto ha già un proprio posto ed un proprio equilibrio, inoltre è stata capace di usare un medium che nel 2010 non aveva la potenza di oggi e di renderlo il luogo perfetto per parlare di qualsiasi argomento con una cifra stilistica ed espressiva ante litteram.
Leandra Medine Cohen aveva creduto che la sua bellezza imperfetta (dove la perfezione è patinata e canonica) e la sua ironia potessero arrivare alle persone in maniera molto più diretta e sincera.
Leandra nel suo piccolo stava dando vita ad un movimento di rivendicazione del diritto ad essere sé stessi, accogliendo il nuovo (digitalizzazione) e facendolo suo alleato naturale.
La sua storia con Man Repeller si è conclusa laddove ha avuto inizio. Nella ricerca di una libertà espressiva e nel tentativo di veicolare precisi items, quest’ultima volta però la scelta non è risultata così strategica.
Condannare Leandra Medine Cohen e Man Repeller per il loro operato, in base ad un singolo episodio? Non sarebbe giusto! Riconoscere il segno che ha lasciato questa donna con il suo progetto è d’obbligo. Come ho già accennato in un altro articolo, oggi esiste una risposta precisa e molto forte che può essere attuata attraverso la call-out culture.
Non dobbiamo rinnegare quel che è stato Man Repeller, altrimenti anche il capo della collezione Mango X Leandra Medine non dovrebbe sostare nel vostro armadio.
Riflettere, ancora una volta, sul potere dei social
Instagram e in generale il mondo social e online sono un posto meraviglioso dove a chiunque viene data la libertà di esprimere al meglio sé stesso, sono un luogo in cui la condivisione diventa punto di forza senza tempo e confini.
Ecco questi posti fantastici troppo spesso stanno assumendo il ruolo “di spazio dal quale giudicare il resto del mondo, protetti da uno schermo”.
Vi sembra un po’ retrò come riflessione? Beh lo è.
E lo siamo anche noi se non cerchiamo di far qualcosa nel nostro piccolo. Smuovere la coscienza globale e portarla in strada, non solo a seguito di episodi irrimediabili, ma come buona abitudine resistente.
Ma dunque dov’è il nesso con la storia di Leandra Medine?
Qual è la morale della favola di Man Repeller?
Spesso ci sentiamo in diritto di giudicare l’operato altrui tutti, di frequente il nostro modo di osservare il mondo è caratterizzato dal filtro quasi inconscio del giudizio. Forse la morale di questa storia è che dovremmo cambiare più spesso il punto di vista, immedesimarci nell’autore della storia stessa e, al posto di dire la nostra (che poi a volte nessuno, veramente nessuno lo ha richiesto) provare a capire quella degli altri.