Quando l’ossessione dell’eterna perfezione finisce male
Sono tutt’ora, a vent’anni di distanza, considerate le eredi delle Dee dell’Olimpo: Claudia Schiffer, Cindy Crawford, Kate Moss, Naomi Campbell, Elle Macpherson assieme a Linda Evangelista, sono state le regine delle passerelle dalla fine degli anni 80 e per tutti i 90. In realtà più che sostituire le varie Afrodite, Atena, Pandora e altre irraggiungibili divinità, hanno raccolto il testimone delle prime Mannequin internazionali, portate alla ribalta da fotografi del calibro di Helmut Newton, come Mirella Petteni in Haggiag o Elsa Peretti, erede petrolifera, diventata in seguito la più prolifica designer di gioielli della maison Tiffany. E comunque tra tanta bellezza impossibile indossare i panni di Paride.
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La Macpherson, ad esempio è chiamata semplicemente “The Body”, tale la perfezione del suo corpo. Intendiamoci, il concetto di perfezione è altamente aleatorio e in questo caso si riferisce ai canoni di intendere dell’Altra Moda, ma nella realtà di tutti i giorni una modella plus size come Ashley Graham è altrettanto bella e affascinante.
Se la perfezione è difficile da raggiungere, ancor di più lo è mantenerla nel tempo; si ricorre ad “aiutini” più o meno invasivi che vanno dalle punturine di botulino fino ad arrivare ad interventi di chirurgia plastica, spesso ripetuti più volte che invece di perfezionare, deformano.
Il mito della perfezione è diventata un’industria che fattura milioni di euro o di dollari, attraverso prodotti cosmetici, integratori alimentari, diagnosi sanitarie preventive e pratiche chirurgiche, spesso declinate come interventi correttivi. Pur di indossare una taglia 42 le ragazze si sottopongono a diete massacranti che a volte sfociano in patologie ben più gravi che avere un paio di kili in più. Uno dei regali più alla moda per i diciotto anni, oltre alla famosa festa del “Diciottesimo” è l’intervento al seno o alle labbra.
Si inizia così e si si rischia di finire come Cher, icona pop degli ultimi quarant’ anni, che a furia di interventi oggi, a 72 anni, risulta come un “mascherone” senza alcuna femminilità.
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Nel caso di Linda Evangelista, una delle “big six” sopra citata, la sfortuna ci ha messo del suo. Per mantenere “la sua perfezione” si è sottoposta a un trattamento di Coolsculpting, pratica non invasiva che utilizza la tecnologia della Criolipolisi, un processo che consiste nel vero e proprio congelamento delle cellule adipose per la loro successiva eliminazione. Nel caso della modella, più unico che raro a parere dei medici, il trattamento non ha funzionato facendola ingrossare ulteriormente.
Fatto è che Linda è sparita dalle scene, mentre le sue colleghe sono ancora in attività come testimonial di brand importanti.
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In questi giorni, dopo anni di silenzio, la Evangelista pubblica un post dove racconta per intero la sua storia: “Oggi faccio un importante passo avanti per riparare un errore di cui sono stata vittima e che ho tenuto solo per me per oltre cinque anni. Sono sfigurata, irrimediabilmente”. Preannuncia azioni legali verso il centro al quale si era rivolta e conclude: “Voglio liberarmi della vergogna, rendere pubblica la mia storia, sono talmente stanca di vivere così: vorrei poter uscire fuori a testa alta, anche se non troverò mai più il fisico di prima”.
Lei era “The Chamelon”, il camaleonte, perché cambiava colore e taglio di capelli in un attimo, mostrando un sorriso che per l’immaginario collettivo, nel tempo è diventato il simbolo di un’epoca.