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Lacrime amare per Conegliano: vince il Campionato Italiano e saluta Paola Egonu

Tempo di lettura: 4 min.

È solo un arrivederci…

Si dice che ci si accorga dell’importanza di una persona solo nel momento in cui la si perde. Questo per fortuna non è affatto il caso di Paola Egonu, che, dal suo primo, timido e sfaticato ingresso in una palestra, ha già praticamente vinto tutto. Perchè sì, diciamocelo: si può sempre fare di meglio e continuare a crescere, come lei stessa ha ribadito alle telecamere lo scorso 10 maggio. Ma è indubbio che la lista di successi e vittorie di Paola, classe 1998, farebbe girare la testa a chiunque (a noi connazionali, sicuramente). Sono stati questi dei veri e propri anni ruggenti per l’opposto del volley italiano, anni da vera e propria pantera, se si vuole rispettare il celebre nomignolo delle giocatrici dell’Imoco Conegliano, di cui la Egonu fa parte. O meglio, faceva parte.

 
 
 
 
 
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Il 10 maggio si è infatti disputata la finale di campionato italiano A-1, che ha visto la mitica squadra veneta trionfare contro Vero Volley Monza, vincendo per la quarta volta di fila lo scudetto. Ma le valigie di Paola sono già pronte: firmando scherzosamente davanti alle telecamere “È solo un arrivederci”, ha annunciato definitivamente il suo prossimo ingresso nella scena della pallavolo turca.

La Vakifbank di Istanbul è pronta ad accogliere quella che, ad oggi, è una delle giocatrici più forti al mondo, che tra l’altro, come ogni star che si rispetti, si è fatta attendere e non poco. Ci aveva infatti già provato la Fenerbahce serba, un anno fa, con un’offerta da un milione e la stessa squadra turca, ma la Egonu rifiutò, con sommo orgoglio di noi tutti, soprattutto di Conegliano. L’unione fa la forza ed è esattamente questo il clima che si è respirato nel team veneto, composto da altrettante partecipanti alla nazionale, come Miriam Sylla – che, se vogliamo girare il coltello nella piaga, saluteranno altresì il club italiano per altri lidi esteri.

 
 
 
 
 
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Paola si è goduta il meritatissimo successo (di 15 punti, 8 sono solo suoi) e ha ricacciato indietro le lacrime, perché ci ha ricordato che non è finita: il 22 maggio si terrà infatti la finale di Champions League, che, ironia della sorte, vedrà proprio le nostre di Conegliano fronteggiarsi con le avversarie turche di Istanbul. Insomma, le ultime graffianti schiacciate per poi, quasi letteralmente, passare sotto la rete e aggregarsi alla futura squadra.

Il sorriso e l’entusiasmo di vivere ai 100 all’ora, come le sue micidiali schiacciate, sono il suo miglior biglietto da visita, per chi vuole farsi un’idea scorrendo le foto nel suo profilo Instagram, che ad oggi conta 255 mila follower. È un sorriso che però cela grandi sacrifici e responsabilità e che ha sgomitato con tante lacrime e tanto sudore in questi anni, che, ricordiamolo, sarebbero stati gli anni di una comune adolescente.

 
 
 
 
 
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Paola, seppur con riserbo e discrezione, non ha mai celato le emozioni e questo ci può essere di monito nel ricordare che dietro a quel pallone colorato si cela qualcuno come noi, un autentico campione della normalità. Ed è proprio questo il titolo che brilla di altrettanta importanza, tra record di punti, campionati e innumerevoli MVP (Most Valuable Player).

Paola nasce a Cittadella, in provincia di Padova, ma, come ha sempre ricordato, il suo cuore batte da sempre orgogliosamente e fedelmente per il suolo italiano e quello nigeriano. Il papà, Ambrose, ex camionista a Lagos e la mamma, Eunice, infermiera a Benin City, si trasferirono in Italia, per poi dare alla luce la futura campionessa del volley. Fu proprio il papà a convincere Paola ad alzarsi dal divano, per fare del semplice movimento, esattamente come tutte le sue coetanee; tuttavia il primo approccio al mondo dello sport non sembrava presagire nulla di quello che sarebbe stato il futuro. Non fu proprio un amore a prima vista e il suo carattere oltretutto non fu nemmeno d’aiuto: Paola ha dichiarato infatti più volte di essere stata in passato molto asociale, quasi scorbutica a primo acchito.

 
 
 
 
 
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Gli inizi, si sa, sono sempre un po’ difficili per tutti. Ciò che conta è la strada percorsa dopo e Paola ne ha fatta parecchio. Ha macinato primati (solo per citarne uno, nella stagione 2016-17, poco dopo il suo esordio in A-1, ha totalizzato 46 punti, un record mai raggiunto in una sola gara; che tra l’altro ha nuovamente superato lo scorso 2021 arrivando a 47: quando si suol dire se la canta e se la suona da sola…), vittorie e medaglie tra Club e nazionale (Supercoppa italiana, Coppa Italia, oro al Campionato Europeo nel 2021, argento al Campionato Mondiale per Club 2018 in Giappone e al World Grand Prix, bronzo al Campionato Europeo 2019 ecc…) e, non sicuramente utili, pregiudizi e insulti xenofobi.

Se con tanto entusiasmo abbiamo acclamato il suo possente muro in campo, con altrettanta velocità ne abbiamo costruito noi uno più forte, di odio e ignoranza; gli episodi di razzismo purtroppo non sono infatti mancati nella sua vita. Ma essere seguita al supermercato dalla cassiera, che dà per scontata una rapina o vedere i genitori delle avversarie fare il verso della scimmia hanno tuttavia fatto rendere Paola consapevole che avrebbe potuto fare la differenza, e non solo per se stessa, ma per tutti coloro che ancora vogliono incasellare il concetto di normalità dentro stereotipi obsoleti e retrogradi: se già quindi il suo coming out ci aveva convinti della sua potentissima tranquillità nel parlare di qualcosa che dovrebbe essere ormai normale per tutti, la sua elezione a portabandiera durante le scorse olimpiadi di Tokyo ne è stata una ciliegina sulla torta.

 
 
 
 
 
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Di amaro in bocca quindi non ne resta neanche l’ombra, anzi: come una mamma premurosa e piena di orgoglio sa che è arrivato il momento di salutare il pargoletto ormai cresciuto, così l’Italia saluterà la sua amatissima stella, fiera della valanga di successi e premi che scintillano nella teca, tanto sua quanto di tutti noi. Da vera ragazza volante è pronta a spiegare le sue ali, sicura che questa nuova avventura sarà un serbatoio prezioso di esperienza e crescita, per poi, chissà, tornare a far battere il cuore degli italiani.

150 150 Giulia Mossuto
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