Breve panoramica di quello che abbiamo visto, vediamo e vedremo
La Fiction italiana è figlia degli sceneggiati, tratti dai grandi romanzi della letteratura, trasmessi dalla Rai negli anni ’60/’70, per alfabetizzare il popolo italiano. Anche il grande teatro era trasmesso, il venerdì in diretta, dopo settimane di prove in studio, coi tracciati a terra, per facilitare gli spostamenti degli attori in scena.
“Il bello della diretta”, in quegli anni, ce lo regala un episodio a lungo rimasto segreto. Tino Carraro, un gigante del teatro, inciampò in un infortunio: scordò le battute da recitare. Cos’è il genio!? Cominciò a muovere la bocca senza emettere un suono, quello che in gergo televisivo si chiama “effetto pesce”.
Milioni di telespettatori si misero a girare la manopola del volume, convinti di avere il televisore rotto; panico in regia che mise in onda il cartello “Ci scusiamo per l’interruzione, le trasmissioni inizieranno il prima possibile”. Nella pausa, Carraro corse verso l’assistente di studio urlando: “Un copione, datemi un copione”.
Attori di prosa come Tino Buazzelli, Ernesto Calindri, Nando Gazzolo, Rina Morelli, Andreina Pagnani e Valeria Valeri, tanto per fare dei nomi sconosciuti ai più giovani, oggi non si vedono nemmeno all’orizzonte. Così registi del calibro di Sandro Bolchi o Anton Giulio Majano, sono lontani anni luce dai registi di oggi, per cultura, lignaggio e carisma.
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Per citare una battuta tratta dal film “Argo”, Alan Arkin dice a Ben Affleck: “Anche una scimmia impara a fare il regista in due giorni”. Questo per dire che la qualità dei prodotti italiani, presenti in televisione è per la maggior parte scadente. Ma come vedremo in seguito, le responsabilità non gravano sulle spalle dei soli attori e registi, che se hanno una colpa è quella di mancare di personalità e carisma.
Sotto la denominazione Fiction si declinano più generi e le direzioni dei vari Network hanno due compiti: produrre in proprio e acquistare dall’estero. Si acquistano Sitcom, Telenovelas e Serie, per lo più americane: Crime, Legal e Medical.
Si producono Fiction adattate al target della Rete. RaiUno predilige l’aspetto cattolico, familiare e rassicurante; RaiDue osa la sperimentazione, più vicina al Crime. Canale5 punta quasi tutto su mafia per il serale, mentre per il day Time si affida all’aspetto familiare; Italia1 è il regno delle serie americane.
La differenza produttiva tra le Serie Americane e la Fiction Italiana è la serialità. La prima produce dai diciotto ai ventuno episodi a stagione, la seconda da quattro a massimo sette. La prima vende in tutto il mondo e questo le permette di produrre fino a vent’anni una serie di grande successo, esportando Spin Off in tutto il mondo; mentre la Fiction italiana non si vende nemmeno al mercato delle pulci e questo le consente una produzione limitata, salvo eccezioni che nulla hanno a che fare con il mercato.
Le Serie Americane sono una vera industria che giustamente guarda al profitto, investe molto per guadagnare molto ma molto di più. Basti notare l’investimento che fanno sulla sola Fotografia tanto da rendere i vari Skyline di Seattle, Chicago o New York, dei veri e propri quadri. La Fiction italiana è un Suk clientelare, dove sono in vigore logiche di appartenenza politica, di saghe familiari e piccolo cabotaggio… Mi fermo qui per carità di Patria.
Un esempio, se così si può dire, di piccolo cabotaggio è quello di aver creato il “Modello Produttivo”. Altro non è che un espediente per risparmiare sui costi di produzione a discapito della qualità del prodotto. Costringere registi, attori e maestranze a produrre dieci minuti di montato al giorno (quando va bene), significa ridurre drasticamente i tempi delle prove, vuol dire imporre ai registi meno esperti di accettare: “Buona la prima!”.
Impone agli attori una recitazione fatta di soli fiati sommessi, quelli che simulano un coito, per intenderci! Non esistono più i cambi di registro ma solo monotoni. E poi dici: “Cagna maledetta!” (by Boris)
Con l’avvento delle varie piattaforme tipo Netflix e le produzioni di Sky, le cose stanno un po’ migliorando. Nel mercato sono entrati nuovi protagonisti che hanno imposto a tutti di alzare l’asticella, per quanto riguarda la qualità.
Proprio “Boris”, trasmessa su Sky, racconta esattamente, in maniera esilarante, come funziona il meccanismo della Fiction italiana. Descrive personaggi che non sono stereotipi ma corrispondenti alla realtà; manca solo la descrizione di quell’attore in cerca di qualsiasi raccomandazione, perfino per poter giocare allo Stadio Olimpico “La Partita del Cuore”.
Si aspetta tutti la prossima messa in onda di questa serie, equiparabile ad un gioiello.