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La TV dei Giovani

Tempo di lettura: 3 min.

C’era una volta la TV dedicata ai ragazzi

“Chissà chi lo sa” era un appuntamento fisso, il sabato intorno alle 17.30, con Febo Conti padrone di casa che presentava un gioco a squadre, composte da ragazzi delle medie. E canzoni, tante canzoni: apparve una meravigliosa Mina, in minigonna, per cantare: “I problemi dell’amore sono qui”, mandando fuori di testa tutti gli adolescenti all’ascolto.

C’erano una volta i cartoni animati: quelli di Hanna e Barbera, quelli con “Napo Orso Capo” e ancora “Braccobaldo Show”, “Gli Antenati”, “I Pronipoti” e i sempre eterni “Tom e Jerry”.

C’erano le prime serie americane: “Bonanza”, dove debuttò in regia un giovanissimo Robert Altman e a seguire, negli anni settanta, “Mash”, serie tratta dall’omonimo film, sempre di Altman.

Poi, nei primi anni ’70, arrivò la “Tv dei ragazzi”, su RaiUno, dedicata all’infanzia e all’adolescenza e questo fu un errore, rilevato col senno di poi, poiché sono due mondi completamente diversi.

D’altronde i giovani, per come li decliniamo oggi, sono una “categoria” nata nel dopoguerra. Prima la maggior parte dei bambini a tredici anni andava a bottega per imparare un mestiere o sui campi a lavorare la terra; a vent’anni si era già mogli e padri di famiglia.

Con la conoscenza si corresse il tiro, dividendo la fascia infantile da quella adolescenziale con spazi e contenuti mirati; “L’albero Azzurro”, tutt’ora in onda su RaiDue è nato con la collaborazione della Facoltà di Scienze dell’Educazione, dell’Università di Bologna.

Dagli anni ’80 fino alla fine dei ’90 programmi come: “Big”, “Bim Bum Bam”, “Solletico”, per citarne alcuni, si imposero nella televisione generalista creando quella fidelizzazione, che fu la grande intuizione di Carlo Freccero, allora direttore di Italia1.

Complice funzionale fu la scoperta dei cartoni animati giapponesi che si imposero nella cultura degli adolescenti e che ancora oggi rimangono un mito per tante generazioni.

Grazie a colonne sonore, per lo più cantate da Cristina D’Avena, cartoni come: “Kiss me Licia”, Jeeg Robot”, Lady Oscar”, Candy Candy” e tanti altri sono diventati dei “sempre verdi” al pari di quelli della Walt Disney, Warner Bros e compagnia.

E questo ha scoperto un mondo che in breve tempo si è trasformato in un mercato per gli acquisti.

La TV generalista, in questi anni, ha avuto il suo vasto pubblico giovanile, proponendo un’offerta di spazi musicali, con programmi che vanno dallo Zecchino d’Oro” a “D.O.C.: Musica e altro a denominazione d’origine controllata”, passando per “Discoring” e Superclassifica Show”.

Dalla metà degli anni ’90 le cose cominciano a cambiare; l’ultimo sussulto acchiappa giovani è il programma Go-Cart”, RaiDue, che presentava i cartoni rieditati “Looney Tunes”, della Warner. Fu la prima presentazione di realtà virtuale in diretta, proposta in televisione, con Bugs Bunny protagonista. Proprio in quegli anni, Bugs venne nominato, dall’Accademy, come miglior attore del secolo.

Con l’avvento della TV satellitare, fine anni ’90, la televisione generalista rinunciò ai programmi per ragazzi, trasferendoli sui canali tematici della piattaforma. La prima fu la Rai, debuttando con RaiSat Ragazzi.

A seguire tutte le grandi Major hanno inserito i propri canali sul satellite, svuotando progressivamente la Tv generalista del pubblico più giovane.

La Rete, prevalentemente coi Social Network, ha allontanato sempre di più giovani dal mondo della Televisione, che tutt’ora tenta di contenere questa emorragia con l’offerta di Reality, Talent musicali e serie televisive.

Oggi l’offerta Demand sta trasformando il consumo televisivo: lo streaming cresce molto di più della TV lineare; il fenomeno della “TV connessa” dovuta ai nuovi Broadcaster è una realtà difficile da contrastare dal momento che Mediaset e Rai assieme, nel 2020, hanno registrato un ascolto medio pari al 36%, mentre la sola Sky ha ottenuto il 47%.

Infine è utile fare due considerazioni: da sempre il bacino d’utenza televisivo si aggira tra i diciotto e i venti milioni di italiani, ovvero un terzo della popolazione complessiva. Inoltre il tanto famigerato Auditel è tarato (l’immancabile algoritmo) su parametri utili e necessari per la pubblicità e che nulla ha a che vedere con l’indice di gradimento.

Non è detto che se uno guarda il Festival di Sanremo automaticamente gli debba piacere, spesso è proprio il contrario!

 
 
 
 
 
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Questo significa che i “Centri Media”, i padroni della pubblicità, si concentrano sui soliti numeri che assicurano loro una rendita di posizione. Così facendo vengono meno gli investimenti sulla sperimentazione, concentrando tutto “sull’usato sicuro”.

 

 

1920 1080 Gianfranco Gatta
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