Recentemente sono stati presentati i palinsesti autunnali di Rai e Mediaset, figli di adii e ripescaggi di molti volti paludati fin dai tempi del tubo catodico. Il risultato è sorprendente: tutto cambi perché nulla cambi
Per quel che riguarda la Rai è necessaria una premessa: qui nessuno ha cacciato nessuno, chi ha scelto di cambiare squadra lo ha fatto deliberatamente per motivi economici, Fazio e Belinguer e chi per opportunità politica, l’Annunziata, destinata ad un seggio al Parlamento Europeo. Sul fronte dei Tg, i direttori e i vice che sono stati sostituiti restano in azienda con il loro stipendio, in attesa di nuove mansioni.
E’ lo spoil sistem, bellezza! E’ così da sempre e lo sarà in avanti, almeno fino a quando la Rai non diventerà una Fondazione autonoma, sotto la tutela della Presidenza della Repubblica. (Per inciso, è ciò che auspico fin dal 1998)
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Nel gioco del “chi entra e chi esce” si inseriscono Mediaset e La7, con nuovi arrivi e scontati addii, tipo quelli di Myrta Merlino e Barbara D’Urso con la prima che va in sostituzione proprio della seconda, nel pomeriggio di Canale 5. Del perché e del per come si sa che non è dovuto al calo degli ascolti o all’insofferenza al trash, come molti sostengono bensì a incontenibili bizze caratteriali e sfinente arroganza; i programmi restano invariati e a La7 arriva la verve di David Parenzo.
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Sul fronte Rai la partita delle sostituzioni alla conduzione dei programmi, al momento, non è del tutto definita; di sicuro rimangono i programmi ma si spostano i conduttori. Qui si inserisce il fenomeno Pino Insegno che ha visto la sua vena artistica dare il meglio nel periodo della Premiata Ditta, in seguito sfugge del tutto la sua caratura di attore. Ottimo doppiatore, qualche sporadica pubblicità, assente dal giro cinematografico, così come da quello della Fiction televisiva, da sempre ambisce alla conduzione televisiva senza grande successo; torna col suo “cavallo di battaglia”, Il Mercante in Fiera che ai tempi non gli portò molta fortuna. Nasce il sospetto che, come si dice in gergo tecnico, forse “non buca”, ovvero non riesce ad entrare in empatia col pubblico a casa. Se così fosse non c’è amicizia con la premier Meloni che tenga, come si dice a Milano: “dura minga!”.
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Sanremo sarà sempre Sanremo all’insegna di Amadeus, che pare proporrà 26 canzoni in gara: l’ultima la ascolteremo con il cappuccino e il cornetto. Silurato il “King dei finti ascolti”, Stefano Coletta, ci si augura di sentire meno monologhi retorici e ad assistere a un po’ più di sana e divertente leggerezza.
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Le fiction, quasi tutte, saranno sempre recitate con monotono sussurrato, come imposto dal modello produttivo che non permette agli attori di trovare il tempo giusto di “portare la voce”, si sa che “il tempo è denaro”.
I pomeriggi li passeremo tra il solito compiacimento dell’orrore dettato dalla cronaca nera e gli stucchevoli finti baci e abbracci tra “i morti di fama” (by Dagospia) della cronaca rosa, reality compresi.
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Per i Talk politici anche se sono previsti cambi di conduzione, si può star certi che la solita compagnia di giro sarà presente e compatta in tutta la sua autoreferenzialità.
Continueranno a mancare i grandi Show sia perché non ci sono artisti all’altezza e perché non ci sono soldi, così come non c’è ne voglia ne denaro per tentare programmi innovativi; l’usato sicuro garantisce la divisione della torta pubblicitaria ai due maggiori player e tanto basta.
Tutto quello che si è scritto a riguardo, in questi ultimi mesi è stato dettato dal Regolamento della Real Marina del Regno delle Due Sicilie del 1841: Facite ammuina!
Buona Visione.
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios