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La solitudine è una curva, e non è una buona notizia per i giovani

Tempo di lettura: 2 min.

Soli o mal accompagnati

Giovani, immersi in mezzo a mille stimoli, forse i più ricchi di sempre, ma mai così soli. E mai così presto, secondo la scienza.

Una curva pericolosa

In uno studio pubblicato di recente sulla rivista Psychological Science – e di cui ha parlato anche il New York Times – i ricercatori hanno scoperto infatti che la solitudine segue una curva a “U”: il picco di questo sentimento non si raggiunge solo in corrispondenza della vecchiaia, come invece si potrebbe pensare, ma anche durante giovinezza.

La solitudine tenderebbe quindi a diminuire man mano che ci si avvicina alla mezza età, complice una maggiore stabilità familiare e lavorativa, per aumentare nuovamente dopo i 60 anni, quando la rete amicale si rarefà, diventando particolarmente pronunciata intorno agli 80 anni.

 
 
 
 
 
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Lo studio per la verità aveva già raccolto diversi riscontri ultimamente. Su tutti un’analisi del 2021 a cura dell’American Perspectives Survey secondo cui dagli anni ‘90 a oggi la percentuale di persone che sostengono di non avere amici stretti è aumentata di cinque volte.

Friendship recession

Il nome che è stato dato a questa tendenza negli Stati Uniti è friendship recession: una rinuncia agli incontri di persona e ai rapporti profondi, altra conseguenza della combinazione diabolica di pandemia, rivoluzione digitale e lavoro da remoto.

E se a volte può essere fisiologico tagliare dei “rami secchi” tra i proprio contatti o scegliere privilegiare alcune amicizie rispetto ad altre, quello che sta accadendo appare come un isolamento autoimposto in cui le relazioni superficiali, spesso dietro a uno schermo, diventano tutto ciò di cui crediamo di avere bisogno.

È peraltro ormai assodato che la solitudine degli adolescenti è di questi tempi aumentata di pari passo con l’uso (o l’abuso) di internet e degli smartphone.

E quindi che fare?

Anche se non è semplice, serve quantomeno “uscire a toccare l’erba”, per usare una frase molto in voga sui social per riferirsi a chi dalla rete non si stacca mai, come se vivesse costantemente in una grande bolla.

 
 
 
 
 
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Non è però semplice, perché quando le persone si sentono sole, spesso aspettano che siano gli altri a contattarli e a chiedere di vedersi. Prendere l’iniziativa è difficile. Tanto più che le nuove generazioni il telefono lo usano costantemente, ma non più per chiamare qualcuno. Piuttosto per raccogliere emozioni tramite reels e like.

Partecipare e condividere

Per cercare di piegare questa curva gli esperti consigliano se possibile di mantenere vivo il proprio impegno tramite attività di gruppo, volontariato e hobby condivisi.

Soprattutto, come spiegano gli psicologi nel caso dell’ansia, sarebbe importante prendere coscienza di non essere soli a sentirsi soli.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

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