Una componente della casa che ha caratterizzato le nostre giornate, nelle ultime settimane di lockdown e che forse non guarderemo più allo stesso modo. In un ritorno all’antica Grecia, a Roma oppure al Rinascimento.
Sono passati giorni, settimane e perfino mesi. Le nostre abitudini sono mutate e continueranno a farlo, in questo nuovo slancio verso l’esterno. Ma noi continuiamo a sentirci privilegiati, se le nostre abitazioni hanno incluso un balcone nella superficie calpestabile? Dato per scontato, a volte proprio dimenticato, altre utilizzato come spazio per accantonare cose, nel 2020 è diventato il simbolico passo in più verso la libertà.
I balconi sono stati protagonisti della nostra nuova quotidianità. Non li avevamo mai considerati così tanto. O forse no?
Quando è nato il balcone? La nascita del balcone risale a molto tempo fa.
I primi balconi comparvero in Persia con funzione cerimoniale e con valore gerarchico “colui che sta sopra le masse”, mentre nell’antica Grecia e a Roma non c’erano balconi ma i famosi loggiati per conquistare la vista migliore, durante gli spettacoli pubblici.
Se nel Medioevo il balcone assunse la funzione di gabinetto, tra Rinascimento e Barocco i balconi divennero opere d’arte con finalità estetica, pur esprimendo chiaramente il valore della potenza borghese. I balconi sono stati anche espressione di periodi storici e politici, ad esempio, nell’edilizia popolare è noto il Karl-Marx-Hof del 19° distretto di Vienna, ad opera di Karl Ehn (1926-30), che richiama l’edilizia rossa tra le due guerre.
Fino a giungere ai giorni nostri, in cui, il balcone è entrato anche in eventi ed esposizioni artistiche. Come non ricordare Fundamentals di Rem Koolhaas che, nel 2014 durante la Biennale di Venezia, incluse nella sua opera vari elementi architettonici dell’edilizia che facevano viaggiare tra passato, presente e futuro. Tra essi, anche il balcone.
In Italia il balcone è subito Romeo e Giulietta
Noi italiani, sentendo la parola balcone non possiamo che ricondurre il pensiero alla tragedia Shakespeariana di Romeo e Giulietta. Verona e la balconata più famosa delle tormentate storie d’amore, dove Giulietta Capuleti corrispose l’amore che provava Romeo Montecchi, della famiglia rivale. Il balcone, quindi, forte simbolo d’amore e passione.
Il balcone in quarantena
Il balcone è quella impalcatura additiva all’edificio nel quale si abita, è un prolungamento verso l’esterno con un duplice valore. È il luogo da cui si osserva ed è il luogo dal quale si è osservati. Nell’intimità delle abitazioni, il balcone è un elemento in più che permette a chi vi si affaccia di scoprire un mondo nuovo. Allo stesso tempo può rappresentare un invito ad entrare nel proprio mondo, diventando quindi anche elemento di socializzazione.
Come in passato, molto artisti hanno raffigurato balconi all’interno delle loro opere. E se Manet si ispirò, quasi certamente, a Francisco Goya nella produzione del suo Il balcone e immortalò Berthe Morisot, sua futura cognata, con Jean Baptiste Antoine Guillermet e la violinista Fanny Claus.
Nella cosiddetta Fase 1, il balcone si è prestato a scatti d’autore e tratti d’autore. Molti illustratori si sono fatti ispirare dalle vite quotidiane e dalle nostre #sweetquarantine. Agathe Sorlet è un’illustratrice che vive tra Londra e Parigi. I suoi soggetti principali sono donne e sentimenti (emozioni), la prima cosa che colpisce delle sue illustrazioni è la naturalezza di gesti ordinari e quanto mai significativi nella vita di ogni ragazza. Lo stile è minimale e si caratterizza sempre per la presenza di un colore e del bianco e nero, l’unione di punti e linea rende in un attimo scene di vivida quotidianità. E ci strappano anche dei sinceri sorrisi, tra nudo, gattini, kamasutra, amore e auto-consapevolezza.
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Dopo questo lungo periodo di introspezione, non possiamo che augurarci che ognuno abbia conquistato o ritrovato la propria libertà e possa sentirsi libero di esprimere se stesso… Come la ragazza al balcone di Agathe Sorlet.