“Lo sport emancipa, non sottomette”
Lo sport fa bene. Diminuisce lo stress, migliora le funzioni cardiovascolari e la muscolatura, spesso diventa veicolo di relazioni sociali e, ovviamente, aiuta nel controllo del peso e della forma fisica.
Va dunque da se che un impedimento a fare sport equivale a una privazione da tutte queste cose. Ma se l’impedimento viene dalla propria religione, la faccenda si fa più complessa.
Lo hijab è un velo indossato dalle donne musulmane che generalmente copre testa e petto. Nel Corano è indicato chiaramente che le donne devono vestirsi seguendo certi standard di modestia e privacy, onde evitare di richiamare attenzioni indesiderate dagli uomini (Corano, 24:31). È possibile conciliare ciò con la voglia di fare sport di queste donne? E se si, come?
Lo storico brand sportivo Nike ha appena lanciato “Nike Victory Swim”, per permettere anche a chi vuole restare completamente coperta di muoversi liberamente in acqua. La collezione comprende il costume da bagno premium Nike Victory Full-Coverage e capi accessori per il nuoto quali Nike Victory Swim Hijab, Nike Victory Swim Tunic Top e Nike Victory Swim Leggings.
Non è la prima volta che Nike va incontro alla necessità delle atlete musulmane. Già nel 2017 era nato Nike Pro Hijab, e commentandolo, la campionessa di scherma Ibtihaj Muhammad aveva anticipato: “Il Nike Pro Hijab aiuterà a porter avanti la conversazione sullo hijab e sulle donne musulmane nello sport, e in seguito a rendere il mondo dello sport uno spazio inclusivo”.
Questa seconda iniziativa è un altro passo decisivo per supportare le atlete. “Più ascoltavamo, più vedevamo possibilità di aiutare le atlete in nuove dimensioni”, afferma Martha Moore, vicepresidente e direttore creativo Nike. “Siamo costantemente impegnati ad ampliare la nostra visione nel campo dell’innovazione e ci entusiasma l’idea che, pensando in modo creativo e progettando in modo inclusivo, possiamo far sì che sempre più donne si sentano a loro agio nel praticare sport. Per noi, la collezione Nike Victory Swim Collection dimostra come l’apertura al cambiamento consente a tutte le donne di scoprire la gioia dell’attività fisica”.
La pattinatrice degli Emirati, Zahra Lari, la prima nel suo sport a indossare l’hijab in competizione, è entusiasta di poter usare questo costume nelle sue sessioni di nuoto supplementare. “È così diverso da qualsiasi costume da bagno che abbia mai visto e so che posso indossarlo e sentirmi sicura”, ha commentato.
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Ma Zahra non è la prima atleta ad accogliere positivamente lo hijab nel mondo dello sport. Già nel 2016, la prima medaglia olimpica iraniana Kimia Alizadeh Zenoorin e l’egiziana Hedaya Wahba hanno gareggiato indossando lo hijab, mantenuto anche durante tutta la premiazione. Anche Noor Ahmed e Nor “Phoenix” Diana, rispettivamente golfista americana musulmana e lottatrice malese, non hanno mai abbandonato lo hijab nella loro carriera sportiva, nonostante i commenti razzisti ricevuti per tutta la sua durata.
Nike non è stato il primo brand a compiere questo passo. Ben 17 anni fa l’olandese Cindy van den Bremen ha dato vita al primo hijab sportivo, dopo aver saputo che una ragazza non aveva potuto fare educazione fisica per l’insicurezza dovuta al velo. Una studentessa dell’ NYU le ha scritto: “Con i tuoi design, posse dimostrare la mia volontà di integrarmi ma con le mie norme e i miei valori”. In Francia, a Marzo 2019 Decathlon ha lanciato il “velo da corsa” Kalenji a soli 7,99 euro, scatenando un dibattito pubblico cosi caldo da far retrocedere l’azienda. Aurore Bergé, portavoce del partito La Republique En Marche del presidente Macron, ha dichiarato: “Lo sport emancipa, non sottomette. La mia scelta di donna e cittadina sarà quella di non dare più fiducia a un marchio che ha rotto con i nostri valori. Chi tollera le donne nello spazio pubblico solo quando si coprono non ama la libertà”. Un dibattito, dunque, ancora molto aperto, in cui Nike inserisce il suo nuovo prodotto per nuotare.
La collezione Nike Victory Swim è disponibile su nike.com e presso rivenditori selezionati in tutto il mondo.