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Scandalo agenzie pubblicitarie: intervista a Irene Pollini Giolai, consulente nel mondo della comunicazione

Il punto di vista di una direttrice artistica e producer in un settore che come unico problema non ha solo il sessismo

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Risale a poco tempo fa la denuncia via social di Tania, copywriter freelance, su Instagram @taniume, e a poco tempo prima l’intervista rilasciata da Massimo Guastini, noto pubblicitario milanese rilasciata alla giornalista Monica Rossi (pseudonimo). 

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da 🍉Tania 🍉 (@taniume)

La tematica in comune sono le molestie verbali e fisiche verso le donne, ampiamente sdoganate nel mondo delle agenzie pubblicitarie. Quelle che nessuno ha avuto il coraggio di tirare fuori prima di, appunto, poco tempo fa. Le stesse che sembrano, tuttavia, essere all’ordine del giorno in un sistema abituato allo svilimento del femminile. 

Ho incontrato Irene, mia fortunata conoscenza, che lavora nel mondo della comunicazione ormai da 15 anni. Il suo ruolo di consulente le ha permesso di osservare da fuori dinamiche interne, purtroppo palesi anche a chi non ha un contratto da dipendente. 

Ciao Irene, fai parte del mondo della pubblicità ormai da molti anni, hai collaborato con alcune delle agenzie più famose di Milano. Cosa pensi dello scandalo che ha coinvolto principalmente We Are Social?

Prima di tutto, purtroppo penso che tutti i settori siano uguali. È un problema di cultura e questa si adatta e penetra ogni sistema. Nominami un settore dove non esiste questa problematica e mi ci fiondo. Ti posso, però, confermare che il mondo della pubblicità è uno dei mondi più tossici che esistano. Ho scelto di non lavorare mai come dipendente in agenzia per evitare il rischio di essere preda di meccanismi che ho capito di non saper e non voler gestire. Spesso se sei corretta rischi di essere schiacciata da chi non lo è. Ma diciamoci la verità, è così solo in agenzia?

Come hanno gestito lo scandalo i vertici di We Are Social?

Malissimo, anche nel post secondo me. Trovo decisamente poco credibile che abbiano preso provvedimenti se chi popolava la famosa chat degli “80” è arrivato a ruoli importanti in agenzia. 
 
 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Irene Pollini Giolai • Racconto e cerco storie (@irenepollinigiolai)

Hai mai vissuto episodi di questo genere? Mobbing, discriminazione, violenza fisica e psicologica? È latente nel mondo della pubblicità?

Li ho vissuti, ma con un cliente. Per un’immagine non post-prodotta (su oltre 120 consegnate e con nessuna urgenza specifica), mi sono sentita chiedere, urlando davanti a 40 persone, se avessi problemi cognitivi . Non è un problema che colpisce solo le donne, ma tutto ciò che risulta diverso, non conforme alla regola. Chiedetelo a chi è omosessuale, grasso o magari di un’etnia diversa.

Cosa ne pensi della dichiarazione di Massimo Guastini: “è stato celebrato il lutto nazionale per una persona che con i suoi palinsesti e il suo esempio personale nella relazione con il femminile è stato determinante nel portarci a quello che siamo oggi e al modo di raccontare e percepire le donne”?

Berlusconi ha cancellato con un colpo di spugna tutte le lotte femministe che lo hanno preceduto. È stata una delle peggiori sventure capitate all’Italia dal punto di vista culturale. Tuttavia, se ha avuto presa è perché ha trovato terreno fertile. La cultura italiana è una cultura maschilista e retrograda per molti aspetti, basta vedere chi abbiamo al governo e come sta agendo nei confronti di donne e minoranze. Quasi preferivo lui.

 

 

Illustrazione: Acrimònia Studios