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Sanremo e la psicologia del Grinch

Tutti noi abbiamo quell’amico che: “Io Sanremo non lo guardo”

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Seppur un popolo di santi, poeti e navigatori, gli italiani sono anche un popolo di frustrati. 

A poche ore dall’inizio della manifestazione musicale più importante del nostro paese, i commenti sono stati disparati. L’entusiasmo, la rabbia gratuita, l’ironia dei meme, la critica musicale improvvisata, la critica sul costume e sul buon costume (perché no?), la critica sulla direzione artistica dall’alto di alcun Armando Testa.

Il meccanismo è analogo a quello che possiamo vivere negli spalti dello stadio: “Tira cavolo!”, “No oggi non ce la fa.”, “Oh ma vuoi che scenda in campo io?!”. Da frequentatrice (occasionale) dello Stadio Olimpico di Roma avrei sempre voluto rispondere “Sì, ti prego scendi tu, facci vedere!”.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Sanremo Rai (@sanremorai)

Ora e per sempre, in Italia l’arte dell’insegnare senza titolo risulta essere quella maggiormente praticata e nei giorni del festival di Sanremo di certo non ci si tira indietro. Ma c’è qualcosa di peggiore dello spiccio populismo e della chiacchiera da bar. La psicologia del Grinch.

Quella teoria per cui non partecipare ad eventi di varia natura ma di grande portata possa rappresentare un punto di vista alternativo, contro il sistema, definibile “indie”.

“Io Sanremo non lo guardo” che nell’arco temporale dell’anno viene poco dopo “Io alle elezioni non vado a votare, tanto è tutto un magna magna”. E esattamente dopo “a me del Natale non interessa nulla”. Questo genere di dimostranza indice della poca capacità di affezione al bello e al giusto è sicuramente una piaga dei nostri tempi. 

La forza della personalità del Grinch in questi casi si aggira attorno al disprezzo rispetto a sistemi che in ogni caso lo coinvolgono. I risultati di un’elezione coinvolgono tutti i cittadini, nessuno escluso. Il festival di Sanremo ha generato quest’anno un introito pubblicitario pari a 52 milioni di euro e come potrebbe questa notizia lasciare indifferenti? I soldi viaggiano secondo la direzione del mondo e come potrebbe non essere di interesse comune la destinazione?

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Acrimònia Studios (@acrimoniastudios)

Sanremo, così come qualsiasi altro evento di grande importanza mediatica, dovrebbe unire e non dividere, generare dibattiti costruttivi e conciliare punti di vista. Dovrebbe creare partecipazione e far comprendere quanto la presenza di tutti sia importante e che l’eremitismo non è mai una soluzione, tantomeno una soluzione elitaria. 

Ricordando un celebre pezzo di Giorgio Gaber è bene tenere a mente che la partecipazione rende liberi e la libertà va sempre custodita come il bene più prezioso. Perché siamo una società e Sanremo è una metafora.

 

Image Toa Heftiba on Unsplash