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Riscaldamento globale: bisogna fare qualcosa, il tempo sta finendo

Se interromperemo l'emissione massiccia di gas serra potremo contenere l'aumento della temperatura nel limite di due gradi entro la fine del secolo. Se invece non faremo nulla e l'aumento della temperatura, entro il 2100, sarà di 5 gradi: uno scenario catastrofico per le generazioni future.

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Il 29/07/2021 è statol’Earth Overshoot Day” ovvero abbiamo finito le risorse della Terra per il 2021. Dal 29 quindi, fino alla fine del 2021, l’umanità non farà altro che aumentare il deficit ecologico, si consumeranno molte più risorse di quante vengono rinnovate in natura. E il nostro “debito” con la Terra aumenta sempre di più.

Nessuno avrebbe mai scommesso un soldo sul fatto che, dopo l’allarme lanciato un mese fa dall’Organizzazione meteorologica mondiale WMO, dove indicava che la temperatura globale si avvia al superamento dell’1-1,5 gradi, venisse a breve preso coscienza della gravità della situazione, con relativi provvedimenti.

Per fortuna non è andata così. Biden, appena insediato, ha detto subito di voler aderire agli accordi di Parigi, rinnegati dal suo predecessore, Trump. Il G7, da poco concluso e gli stessi preliminari del prossimo G20 hanno avuto e hanno in agenda, come priorità, il calo dell’emissione CO2.

La stessa Europa sta deliberando, a iniziare dal 2025, che per il 2050 circoleranno solo auto elettriche. In due mesi si sono, nelle intenzioni, fatti passi enormi quanti non se ne erano fatti fin dal Protocollo di Kyoto, del 1997.

 
 
 
 
 
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Non solo si è acceso il dibattito culturale che ci auspicavamo, grazie a Greta Thunberg, ma è in atto una vera e propria risoluzione politica. Che poi la risoluzione si trasformi in una feroce battaglia a causa della resistenza di varie lobby economiche, rientra nella logica della miseria umana.

 
 
 
 
 
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Case automobilistiche, compagnie aeree, industria di cemento, acciaio, fertilizzanti e alluminio, alcuni Stati come Cina e India, si sentono penalizzati da queste misure e le combattono con tutti i mezzi possibili fin dagli accordi di Kyoto.

La CO2 prodotta dalle attività umane è il principale fattore del riscaldamento globale. Nel 2020 la concentrazione nell'atmosfera superava del 48% il livello preindustriale (prima del 1750), questo grazie alla combustione di carbone, petrolio e gas; se a questo si aggiungono la deforestazione, lo sviluppo degli allevamenti intensivi di bestiame e la massiccia cementificazione dal dopoguerra in poi, si ha un quadro chiaro delle cause del riscaldamento globale.

Il periodo 2011-2020 è stato il decennio più caldo mai registrato, con una temperatura media globale di 1,1ºC; il riscaldamento indotto dall'uomo è attualmente in aumento a un ritmo di 0,2ºC per decennio.

L'accordo di Parigi dice chiaramente che se interromperemo l'emissione così massiccia di gas serra potremo contenere l'aumento della temperatura nel limite di due gradi entro la fine del secolo.

Se invece non faremo nulla e continueremo ad adottare un modello economico predatorio e inquinante l'aumento della temperatura, entro il 2100, sarà di 5 gradi. Si tratterebbe di uno scenario catastrofico per le generazioni future.

Luca Mercalli, climatologo e presidente della Società meteorologica italiana sostiene: Tra una trentina d’anni chi vive nel Delta del Po o nella laguna veneta dovrà scappare perché avrà il mare nel salotto di casa. Anche in Italia, come in molte altre aree del pianeta, ci saranno profughi climatici. Dobbiamo abbattere il consumo di fonti fossili o rischiamo una catastrofe”.

Ai recenti disastri successi in Canada,  Cina e Germania, con centinaia di vittime e migliaia di dispersi, si aggiunge l’anomalia che registra temperature primaverili sia al Polo Nord che al Polo Sud.

 
 
 
 
 
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Non ultimo, l’innalzamento della temperatura favorisce la diffusione di pandemie ed è ragionevole pensare che al Covid 19 altre ne seguiranno negli anni a venire.

 
 
 
 
 
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Tanto per non farci mancar nulla, un recente studio della francese Ademe, l'Agence de la transition écologique, ci rivela che: “La rete sarà pure uno spazio virtuale ma l'inquinamento che produce è reale. Otto mail emettono tanta anidride carbonica quanto quella di un'auto che percorre un chilometro e il traffico di posta elettronica di un'azienda con 100 dipendenti che inviano in media 33 mail al giorno per 220 giorni all'anno, produce circa 13,6 tonnellate di anidride carbonica, come 13 viaggi andata e ritorno da Parigi a New York”.

É necessaria una “riconversione culturale” che solo le nuove generazioni possono attuare, tenendo presente quel che Einstein diceva: “I problemi non possono essere risolti allo stesso livello di conoscenza che li ha creati”, per poi aggiungere: “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo all’universo ho ancora dei dubbi”.

 
 
 
 
 
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