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Non disturbate il manovratore

Non dovete disturbare la Cucina Italiana. Grazie!

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Ecco un modo gentile per parafrasare la famosa barzelletta di Gigi Proietti, dedicata al “Cavaliere Nero”; cercatela su Internet perché è esilarante. In questo caso il cavaliere nero sta per la Cucina Italiana.

Due episodi, in punta di blasfemia, hanno minato i fondamentali di una delle nostre eccellenze apprezzate, invidiate e spesso contrastate da un popolo di invidiosi. Basti pensare che nell’ultima classifica dei cento ristoranti migliori del mondo, solo quattro sono italiani; ma quando mai? Dalle Alpi alla punta dello stivale, isole comprese, l’Italia è il Paese con i migliori punti di ristorazione, a prezzi anche contenuti, che il resto del mondo si sogna e non avrà mai.

Paragonate il costo di un pranzo medio in un ristorante italiano con quello di qualsiasi altro ristorante dell’intero globo terrestre, Francia esclusa e potete star sicuri di pagare almeno il doppio. Se in Italia una media bottiglia di vino ha un rincaro del 20/30%, all’estero si arriva oltre al 300%, vedi i Paesi anglosassoni.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Famiglia Cerea - Da Vittorio (@davittorioristorante)

Nessun altro paese al mondo, Francia compresa, ha un pil dove la filiera agroalimentare corrisponde al 25%, pari a 538 miliardi di euro. Stiamo parlando di una realtà che vede un indotto formato da ben 4 milioni di lavoratori impegnati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Numeri, non chiacchiere! (che si mangiano a carnevale, tanto per restare in tema).

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Planet Farms (@planetfarms)

Che poi gli anglosassoni parlino di cucina, con “tacchino al Thanksgiving” e “fish and chips”, come loro piatti nazionali è tutto da ridere; basti pensare alla lapidaria risposta di Hercules Poirot al fido Hastings: “Gli inglesi non hanno una cucina, hanno solo del cibo!”.

Ora, che uno scozzese trapiantato a Londra, Gordon Ramsey, che di mestiere fa l’imprenditore, essendo proprietario di vari ristoranti stellati e l’animatore televisivo, che si spaccia per chef cucinando delle uova, a fronte di chef veri famosi nel mondo, per piatti tipo: “il risotto con la foglia d’oro”, “la passatina di ceci con mazzancolle”, “Scrigno di Venere ripieno di tortellini”, si permetta di dire che la cucina greca è migliore di quella italiana è roba da ritirare immediatamente il nostro ambasciatore dalla terra della “Perfida Albione”.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Gordon Ramsay (@gordongram)

Con tutto il rispetto e la simpatia per il mondo ellenico è contro ogni buon senso, inteso come palato, sostenere che una cucina fatta di Moussaka, Souvlaki, Gyros Pita, Baklava e Yogurt possa competere contro una gastronomia composta da mille varietà di risotti, pastasciutte, minestre, arrosti, cacciagione, bolliti e suprema cucina di mare; per non parlare dell’infinita produzione di formaggi e vini. 

A proposito di tortellini, la tradizione modenese vuole che in un cucchiaio ne debbano entrare cinque; dubito che il signor Ramsey abbia la manualità di una azdora emiliana/romagnola, per sì tale fattura. 

Dal momento che non si possiedono le competenze del Ministro degli Esteri, la modesta proposta è quella di boicottare in maniera perenne i due ristoranti italiani di proprietà del signor Ramsey, fino al totale fallimento. Ma si, che venga colpito nel portafoglio!

Il secondo episodio appartiene alla serie: “Facciamoci del male”. A Treviso si è svolta la Tiramisù World Cup, dove la giuria ha scelto tra duecento pasticcieri, non professionisti, i due dolci migliori nel mondo, nelle versioni classico e creativo.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Tiramisù World Cup (@tiramisuworldcup)

Per parlare di questo dolce classico, non si può non tener conto della disputa tra Veneto e Friuli per la paternità delle origini e senza pensare alle contaminazioni sia asburgiche che savoiarde; inoltre ci sono varianti per questo classico al cucchiaio, tutte accettabili e gustose sia detto per inciso, che ampliano le discussioni tra gourmet. Quindi accettiamo di buon grado il verdetto nella sezione classico, sapendo di non far torto a nessuno.

Quello che grida vendetta è il responso per ciò che riguarda la sezione creativa che ha visto vincere un tiramisù al prosciutto e melone. O tempora o mores!

Già l’antipasto “prosciutto e melone” è un qual cosa di estremamente kitsch, ad uso e consumo dei ristoratori che hanno un ricavo altissimo nel presentare 3/4 fettine di prosciutto crudo e due fette di melone, pari a due volte il costo di un etto del salume e di un frutto intero.

Una commistione di mouse di melone, prosciutto crudo tostato e biscotti Pavesini non è certo prelibata, ma sono gusti; quello che è inaccettabile è che abbiano permesso a un simile pasticcio, di fregiarsi del rango di Tiramisù. A Treviso, poi!

Chissà cosa avrà pensato il buon Aldo Campeol, scomparso in questi giorni e ristoratore d’eccellenza in quel della Marca Trevigiana, al quale a torto o a ragione si attribuisce l’invenzione del Tiramisù; di certo è stato colui che dalla fine degli anni '60 ha reso il dolce famoso in tutta Italia e in seguito nel Mondo. 

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Pascucci Al Porticciolo⭐ (@pascucci_al_porticciolo)

La morale è senza venir meno alla consueta gentilezza: “Non dovete disturbare la Cucina Italiana. Grazie!”