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La matematica è un’opinione

Statistiche, sondaggi, algoritmi… se si parla di finanza, di politica, ma anche di calcio e di questioni personali, i numeri diventano interpretabili

Di

Enrico Cuccia, mitico banchiere che ha tenuto in mano le redini della Finanza italiana per circa trent’anni, era solito dire: “Le Azioni non si contano, si pesano!” In parole povere, nei giochi di potere dentro il “salotto buono” di Mediobanca, contava più il nome della Famiglia che quello della maggioranza di qualsiasi azionariato; ca va san dir che la Famiglia che più “pesava” era quella degli Agnelli.

La Statistica, che di numeri dice di intendersi è quella scienza che afferma: “che se io mangio due polli e tu nessuno”, abbiamo mangiato un pollo a testa. 

Più opinabile di così!

 
 
 
 
 
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A post shared by @misterscollins.design

Poi ci sono i sondaggi, croce e delizia della politica italiana. Realizzati su una campionatura infinitesimale della popolazione, nascondendosi dietro a una “forbice” del 2/3% per difetto o per eccesso e quindi con un margine di errore matematicamente del 4/6% alla prova dei fatti, le elezioni, risultano quasi sempre farlocchi; per non parlare degli exit pool. Eppure si vantano di usare metodi scientifici. Esilarante.

Per ricordare un fatto privato, che mi fece molto ridere, quando andai a trattare il mio compenso per il doppio ruolo di regista e autore a RaiSat Ragazzi il direttore, professor Carlo Sartori mi disse: “Non crederai mica che uno più uno faccia due? Ringrazia il cielo se fa 1,2.” Detto da un professore c’è da crederci?

Una cosa è certa: i numeri, al di la della matematica, sono interpretabili. Facciamo un esempio pratico sulle percentuali: a tutt’oggi risulta non vaccinato il 6,9 del personale docente e questo è un dato che però esula dall’omogeneità sul territorio, in Piemonte è una cosa e nel Lazio un’altra; poi non specifica la categoria degli stessi docenti, elementari, licei e università e per rimanere sul territorio, Veneto o Campania e così via.

Per “buttarla in politica”: se c’è una cosa che questa legislatura ha insegnato a tutti noi è che uno non vale uno, soprattutto nel caso di Mario Draghi, uno vale quanto i numeri delle due Camere del Parlamento, almeno come percezione o se preferite interpretazione.

 
 
 
 
 
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Per rimanere alla politica, oggi la sua primaria modalità di comunicazione è basata sugli algoritmi. Cosa sono? Per semplificare, un algoritmo non è altro che una semplice procedura che tenta di risolvere un determinato problema applicando un certo numero di passi elementari; bisogna eseguire una certa frequenza basata su sei proprietà fondamentali. Forse sarà più facile a farsi che a spiegarlo!

Resta il fatto che un programmatore informatico inserisce dati a suo uso e consumo o a quelli del cliente, senza tener conto di tante varianti pratiche e umorali. Per l’algoritmo si può dire ciò che Bob Kennedy disse a proposito del Pil: “…non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra conoscenza né la nostra saggezza…Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”.

 
 
 
 
 
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A post shared by Sonia Sirizzotti (@soniasirizzotti)

Torniamo al faceto. Un immancabile professore di Oxford ha deciso, tramite un suo algoritmo, che il giocatore di calcio più forte di tutti i tempi, in termini assoluti è Cristiano Ronaldo. A parte il fatto che nella sua Top Ten non compare Gianni Rivera (probabilmente non sa nemmeno chi sia) ovvero il giocatore più intelligente che sia sceso su un campo di calcio, al quale si possono contrapporre a piacere Falcao, Rijkiaard, Iniesta, Gorginho e Seedorf. 

 
 
 
 
 
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Messi, la Pulce, al secondo posto e Pelè, O’ Rey, al terzo è blasfemia; il solo soprannome ne determina l’abissale differenza. Maradona al nono è ingeneroso, per fortuna (del professore) nella classifica compaiono Platini e Cruyff, sebbene classificati su inaccettabili ottavo e decimo posto.

I fattori presi in considerazione dal docente (de che?) sono tanto aleatori quanto non dirimenti, come ad esempio: obbiettivi dei Club o gli obbiettivi internazionali. Non ha preso in considerazione fattori determinanti, tipo: la diversità dei tempi, i metodi di allenamento, la pressione dei media e l’indotto di denaro. A mio personale avviso Cristiano Ronaldo entra a fatica in una improbabile Top Ten. Ma sono classifiche volgari nei confronti degli stessi giocatori e offensive nei confronti dei tifosi: ognuno ha il suo idolo.

Ricordiamo al “Professore di Oxford” e non solo: che il dubbio è fastidioso ma la certezza è stupida!

 

Image Credits: Photo by Edge2Edge Media on Unsplash