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L’informazione in TV

Cosa è cambiato nel bel mezzo di una pandemia globale?

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Non c’è dubbio che la pandemia abbia influito sui palinsesti televisivi. E’ sparito il pubblico dagli studi televisivi e se questo può essere un bene per i Talk Show politici, soprattutto dal punto di vista economico è di certo penalizzante per l’intrattenimento e per l’esibizione gli artisti. Vedremo al Festival di Sanremo, spettacolo in diretta, quanto questa assenza influenzerà l’empatia del pubblico a casa.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Sanremo Rai (@sanremorai)

Con le produzioni delle Fiction, di fatto, dimezzate di circa il cinquanta per cento e le messe in onda allungate di mesi, vedi il Grande Fratello, a farla da padrona è l’informazione con i suoi Talk Show. Agli appuntamenti serali storici si affiancano, sempre più incalzanti, quelli del Day Time: mattina e pomeriggio, per intenderci.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Grande Fratello (@grandefratellotv)

“Agorà” (Rai Tre) con Luisella Costamagna, “Omnibus” (La7) con conduzione multipla ma che si riconosce nel volto di Alessandra Sardoni, già presidente dei cronisti parlamentari, “L’Aria che Tira” (La7) con Myrta Merlino, “Tagadà” (La7) con Tiziana Panella. Per finire con i preserali di “Stasera Italia” (Rete4) con Barbara Palombelli e Otto e Mezzo” (La7) con Lilli Gruber.

Sono, questi, programmi in crescita di pubblico e di share, con sfaccettature e modelli di conduzione diverse tra loro. Proprio grazie ai programmi di informazione che La7, notizia di questi giorni, aumenta il suo share del 5% e del 15% di spettatori, posizionandola come la sesta rete in Italia, davanti a Retequattro.

Personalmente ritengo siaCoffè Break” (La7), con Andrea Pancani, in onda tra le nove e quaranta e le undici, sia “Tagadà”, in onda dalle quattordici alle diciassette, due programmi abbastanza inutili. Il primo è compresso dalle due corazzate, “Omnibus” e “L’Aria che Tira”, cannibalizzando gli stessi temi, gli stessi ospiti e costretto a ben cinque break pubblicitari più il meteo.

Ad ogni domanda si richiede risposta breve come un tweet, imbarazzante. Il secondo si ritrova a ripetere le stesse notizie della mattina, con l’aggiunta dei telegiornali. Ora, parlo per esperienza, quando un programma televisivo inizia ad avere problemi di ascolti, l’unica ancora di salvezza è quella di inserire cani e bambini. Funziona sempre.

La pandemia ha regalato a “Tagadà” una nuova ancora di salvezza: invitare i virologi a interagire col pubblico a casa. Sembra che funzioni; d'altronde, parafrasando il detto napoletano, i virologi oggi, sono “come la mille lire”, non si negano a nessuno.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Tagada La7 (@tagadala7)

Rimangono le tre signore dell’informazione in TV: Myrta Merlino, Lilli Gruber e Barbara Palombelli.

La Merlino, di buona preparazione economica, ha fatto della politica la sua stella polare. Ha il pregio di essere una signora nei modi e di essere una persona intellettualmente onesta. Ha il difetto che, per bulimica passione, non ascolta gli ospiti interrompendo le risposte con domande successive. In comune con tutti e dico tutti i suoi colleghi, conduttori e giornalisti televisivi, ha la convinzione di sentirsi protagonista e non testimone di ciò che sta narrando. La televisione come bolla e non come finestra sul mondo.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Myrta Merlino (@myrtamerlino)

Lilli Gruber è un fenomeno a sé. C’è chi la ricorda inviata di guerra, avvolta da foulard sgargianti, narrare i conflitti dalla terrazza dell’albergo, in piena notte, illuminata da un lontanissimo orizzonte frastagliato dalle luci delle esplosioni. Mancava un Cocktail Martini con due olive e sarebbe stata una pubblicità perfetta.

Considera l’avversario un nemico da trattare con arroganza e continue aggressioni, rendendo l’intervista un duello spesso stucchevole. Meloni e Salvini le sue vittime preferite ma è con la Boschi che raggiunge vertici di perfidia.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da maki galimberti (@makigalimberti)

Barbara Palombelli è la scommessa più riuscita da quando Retequattro ha virato sull’informazione. Appare come la versione femminile del “generone romano” ma è una cronista di lungo corso che conosce tutti per mestiere e per lignaggio. A Roma si conoscono tutti, specialmente nella grande borghesia. Conduce un programma sobrio, pluralista, nel quale il ragionamento trova spazio in tempi e modi educati. Non è poco!

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Barbara Palombelli (@barbarapalombelli_official)

Ferruccio De Bortoli, già direttore del “Corriere della Sera”, nel suo ultimo libro afferma: “Abbiamo avuto la classe politica peggiore e raffazzonata nel momento più difficile della Storia del nostro Paese”. Si riferisce all’attuale parlamento, naturalmente.

Ma a ben vedere neanche l’informazione, oggi, se la passa meglio. Quasi tutti i quotidiani sembrano diventati organi di partito. Sono sparite le inchieste, sono spariti gli approfondimenti.

Spariscono i fatti e rimangono le opinioni. Esistono solo: polemiche politiche e cronaca nera. Nei siti internet delle varie testate impazzano notizie di gossip sui “morti di fama” (by Dagospia).

Nei vari programmi televisivi si invitano i giornalisti, scambiandoli per opinionisti in una totale autoreferenzialità.

Ed è subito un florilegio di avverbi!

 

 

Photo by Tim Mossholder on Unsplash