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#iorestoacasa: l’odio ai tempi della pandemia

Quando c’è confusione nell’identificare il nemico

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La quarta settimana di quarantena è la settimana dell’insofferenza. Quello che sei riuscito a tollerare nelle settimane precedenti, diventa ora il tuo nervo scoperto.

Il divano non è mai sembrato così scomodo, le persone che ti circondano, le quattro mura domestiche sono a pieno titolo la tua prigione. E in una situazione come questa diventa importante liberarsi di quest’odio, che aumenta giorno dopo giorno, e che rischia altrimenti di soffocarti.

Abbiamo, dunque, suggerimenti su alcune categorie sociali sulle quali, in pieno stile italiano, riversare la propria rabbia repressa dovuta alla reclusione forzata. La pandemia ha dato nuovi spunti agli odiatori seriali, che si sono trovati di punto in bianco senza più l’ombra di uno sbarco sulle coste italiane, e perfino i reati maggiormente comuni sono diminuiti di oltre il 70%!

Niente più immigrati, niente più ladri: una situazione frustrante, urge cercare nuove audience per adattare l’odio alla situazione attuale.

In principio c’erano i cinesi. Hanno monopolizzato i mesi di gennaio e febbraio. Niente più sushi (che poi è giapponese) né involtini primavera, ci hanno portato l’epidemia, hanno creato un virus in laboratorio ad hoc per diventare prima potenza economica globale. Il ragionamento non fa una piega. In termini di slogan, niente di particolarmente fantasioso: “chiudiamo le frontiere”, “stessero a casa loro”. Poi, la grande delusione del virus, arrivato anche in Italia, non per il tramite di un turista cinese. Arrivato con una tale forza che i cinesi, per il resto del mondo, siamo diventati noi. E ai vari episodi di intolleranza verso i cinesi registrati sul suolo italico, ne sono corrisposti altrettanti nei confronti degli italiani nei più disparati stati in tutto il globo. Frontiere chiuse agli italiani, che beffa!

L’odiatore ha, allora, dovuto rivolgere tutte le attenzioni verso i propri connazionali. Paradossale il periodo della “questione settentrionale”, cittadini del nord discriminati da quelli del sud per la provenienza geografica (!!!!). La situazione si è normalizzata nelle ultime settimane, si ringrazino i terroni fuggiti da Milano coi treni notturni, atteggiamento, questo sì, pericoloso prescindendo da ogni giudizio personale.

Per fortuna si è riusciti ben presto a far fronte comune, dal Trentino alla Sicilia, contro il vero flagello di questa pandemia, contro l’untore per eccellenza: il runner. Social indignati, con tanto di svariati video di personaggi austeri che insultano dai propri balconi i famigerati corridori occasionali, impegnati in pericolosissimi giri dell’isolato.

La (triste) caccia al nemico può riassumersi così.

D’altro canto è opportuno e di buon auspicio sottolineare come ci sia anche un’Italia che, nella pandemia, ha trovato un antagonista comune da sconfiggere. Intere aziende che riconvertono la loro produzione per fabbricare mascherine, pazienti positivi trasferiti dalla sovraffollata terapia intensiva di Bergamo fino a Bari e Palermo. La coesione, l’unità di intenti, la voglia di ripartire.

Fatta l’Italia, forse alla fine dei conti il Covid-19 potrà dare una mano a fare anche gli italiani.

“CE LA FAREMO, CE LA FAREMOOO!”