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Happy Hand, giochi senza barriere

Intervista a Lorenzo Sani, presidente dell’associazione bolognese che azzera gli handicap: attraverso lo sport, l’arte e, soprattutto, il sorriso

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Acrimònia è da sempre convinta che quando succede qualcosa di bello bisogna parlarne. Abbiamo conosciuto Lorenzo Sani, presidente di Happy Hand, per caso. Una serie di eventi concatenati ci ha portato ad entrare in contatto e di fronte al racconto della sua iniziativa che celebra le attività inclusive, abbiamo pensato che, essendo qualcosa di molto bello, parlarne diventasse indispensabile. Siamo a San Lazzaro di Savena, provincia di Bologna: tra una battuta e l’altra, in perfetto spirito emiliano, comincia la chiacchierata. 

Lorenzo, ci racconti come nasce Happy Hand.

Nel 2009 con un gruppo di amici abbiamo fondato l’associazione WTKG, acronimo di Willy The King Group. Willy è un carissimo amico che, a causa di un angioma al midollo,  ha perso prima l’uso delle gambe, poi delle braccia. Aveva genitori anziani e il loro cruccio era “Cosa succederà a Willy?”. Abbiamo deciso di dargli una mano, questa iniziativa significava esserci. Da WTKG è nato Happy Hand, un evento per tutti, un’occasione di incontro tra persone disabili e non. La conoscenza è alla base di tutto, solo così si abbatte il pregiudizio. 

Qual è il suo ruolo all’interno del progetto?

Sono il presidente dell’associazione dal primo anno di fondazione. Ma questo non significa niente, siamo tutti per uno e uno per tutti…

Dopo due anni di pandemia, quali sono le difficoltà che si incontrano nel rimettere in piedi un evento di questo calibro?

I tempi molto stretti. Solo da poco abbiamo ottenuto la conferma dal comune. Due anni senza socialità sono stati un colpo basso, l’ok di San Lazzaro è stato una liberazione.

Che significato ha per lei lavorare con e per i disabili? 

È stata una scoperta affascinante. Siamo entrati in una miniera di talento inesplorata, talento che era sotto gli occhi di tutti, ma nessuno ne aveva mai avuto prova. Mai fidarsi del pensiero unico, bisogna cercare di andare oltre.

Qual è l’aspetto più bello di quello che fa?

Il sorriso delle persone.

E il mezzo attraverso il quale lo ottiene?

Lo sport. È una guida fondamentale per la riemersione dal trauma. Spesso le persone protagoniste del progetto sono vittime di incidenti stradali, rimangono traumatizzate e non hanno subito il coraggio di uscire dal guscio. Lo sport ti impone degli obiettivi e nel concetto di riemersione porsi degli obiettivi è fondamentale. 

Ci racconti dei progetti paralleli: le mostre fotografiche, le collaborazioni con i fumettisti e le possibilità di far crescere Happy Hand.

Bisogna intendere Happy Hand, che quest’anno avrà luogo sabato 11 e domenica 12 giugno a San Lazzaro di Savena, come una fiera di cui sono parte sport, musica e l’arte di Happy Art, lo spazio creativo coordinato da un ex campione di basket e appassionato del fumetto come Nino Pellacani. Cerchiamo di allargare il più possibile il nostro raggio di azione.

Qual è l’obiettivo di Happy Hand?

Fare la prossima edizione (risata ndr). Poi, cercare di rendere protagonisti gli eroi della porta accanto. Non ci interessa il personaggio, banalmente perché il personaggio non ha bisogno di noi.

E il messaggio che volete lanciare?

Tutti sono parte di Happy Hand e Happy Hand è parte di tutti. 

Quanto tempo le porta via un’avventura del genere?

Non lo so, per me non è lavoro, è passione. Siamo una bella squadra e Happy Hand è il nostro pensiero fisso.

Cosa faceva nella sua prima vita?

Facevo il giornalista, inviato del “Quotidiano Nazionale”. Prima sport, poi cultura, musica…

Ci indichi una cosa piccola, un gesto, un’azione, una parola, che ciascuno di noi può mettere in campo nella vita quotidiana per combattere l’esclusione.

È fondamentale anteporre sempre il termine “persona” nella definizione degli individui disabili. È indispensabile fare attenzione ai particolari. Qualche tempo fa abbiamo organizzato una partita di basket dove tutte le maglie dei giocatori avevano sul retro il numero “1”. La persona disabile non è disabile nella sua interezza. La disabilità è una componente alla quale si può ovviare.

Cosa significa per lei vincere?

Significa fare tutto quello di cui hai capacità per arrivare a un risultato. Quando hai fatto tutto quello che pensavi fosse utile fare, che tu vinca o che tu perda, l’importante è quello che ha preceduto il risultato finale. 

Considera Happy Hand la tua vittoria più grande?

No, Happy Hand è semplicemente felicità.

Nota finale: la partecipazione all’edizione di Happy Hand 2022 è libera e gratuita: può aderire chiunque.

Tutte le informazioni le trovate qui: https://happyhand.it/.

 

IMAGES: Gabriele Fiolo