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Gin Tonic & Vuoti di Memoria: intervista a Linea Daria

Quattro chiacchiere con Anna, la creatrice del brand che parla esattamente come chi lo indossa

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Quando si dice God Bless Instagram. Questo è proprio il caso di Anna, fondatrice del brand basato a Bergamo che della semplicità ha fatto la sua firma. Un linguaggio che coinvolge tutti ed un messaggio che va dritto al punto. 

Ecco cosa mi ha raccontato…

 
 
 
 
 
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Dunque cominciamo dall’inizio.

Ho aperto la pagina IG nel 2019, ma ho iniziato a pubblicare seriamente dal 2020. Ho iniziato facendo dei disegni, qualche linea e qualche frase. Partivo da delle foto e le rielaboravo, le rendevo speciali e “mie”.

Cosa facevi nel frattempo? 

Lavoravo in un’agenzia di comunicazione, ma non riuscivo a far emergere l’aspetto creativo che sentivo fortissimo dentro di me. Questo sentimento ha continuato a crescere fino a quando ho sentito l’esigenza di aprire la mia pagina.

E cosa è successo? 

Beh, a partire dal giorno uno amici e colleghi hanno iniziato da subito a supportarmi e sono stati i miei primi clienti. Ho cominciato a ricevere delle richieste per i miei disegni e da lì è nata la questione delle personalizzazioni che ancora oggi è uno dei nostri must. Realizzavo per loro queste grafiche molto colorate, quasi oniriche ma fun e loro le usavano come foto profilo o addiruttura le stapavano… era una grande emozione vedere che le persone credevano in me e apprevano il mio lavoro e quasi facevo fatica a credere che potessi essere pagata per fare una cosa che amavo così tanto!

 
 
 
 
 
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Come conciliavi tutto con il lavoro? 

Lavorando comunque in agenzia, facevo tutto la sera ai primi clienti chiedevo molto tempo per la lavorazione...molto di più rispetto a quanto
chiediamo oggi per i nostri prodotti custom, pensarci fa sorridere. In ogni caso la frustrazione rispetto al mio lavoro continuava e mi stavo quasi rassegnando alla cosa.

Qual è stata la chiave di volta? 

Andare via da Milano e ritornare alla mia Bergamo. Appena tornata scoppia la pandemia, ed essendo l’ultima arrivata, sono stata lasciata a casa.

Un punto di svolta, insomma!

Esattamente, ho potuto dedicarmi a tempo pieno al mio progetto e alla mia artei e ci ho incanalato tutte le mie energie. Avevo pochissimi follower, all’incirca mille, ma nessuno aveva nulla da fare in quel periodo e le perosne volevano svagarsi con cose belle e divertenti ed hanno iniziato a piovere richieste.

E dopo il covid? 

A Settembre 2020 ho dovuto decidere se cercare lavoro o buttarmi al cento per cento su Linea Daria, così ho provato a fare il mio primo East Market a Milano (che è andato molto bene e ad oggi continuiamo a fare) e ho inviato due magliette a Giulia Valentina, le ha postate e improvvisamente i miei DM sono impazzati di ordini! Mi sono detta: diamo una chance a questo progetto.

Hai fatto proprio bene.

Sì sono felicissima della mia decisione, dopo di questa c’è stata una serie di fortunati eventi che si sono verificati. Siamo state contattate da la Rinascente per vendere i nostri prodotti presso alcuni loro punti vendita, sono partite le prime collaborazioni con associazioni no profit e brand e da lì è tutto in crescita e tutto in cambiamento in maniera davvero molto veloce.

Oggi? 

Oggi abbiamo un e-commerce H24 che spinge tantissimo e ci dà sempre grandi soddisfazioni. Abbiamo poi dei prodotti che da subito ho capito fossero quelli su cui puntare e che, oggi, sono i nostri best seller. Senza contare che ora abbiamo anche un temporary concept store a Bergamo che sta andando davvero bene e che ci permette di conoscere anche di persona diverse delle nostre stelle che ormai ci supportano da anni.

Te lo devo chiedere: perché Linea Daria?

Ero a Milano ad Agosto in agenzia, ovviamente sola con altri stagisti, ed è stato insieme a loro che ho deciso di aprire la pagina. I miei colleghi copy mi suggerivano “lineette”, ma a me piaceva Linea Daria, da l’idea di nome e cognome e mi piaceva il concetto dell’aria intesa come scia di un aereo,che difatti dopo è diventato il nostro logo.

Che significa davvero? 

È la volontà di arrivare in breve tempo ad una destinazione desiderata. Il volo supera tutto, per raggiungere l’obiettivo. 

Spoiler: tutti pensano mi chiami Daria. Non è così. 

 
 
 
 
 
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Daria… no scherzo! In ogni caso quali sono le tue ispirazioni principali? 

Con il tempo ho capito che all’inizio facevo quello che mi piaceva, poi ho cominciato a fare quello che mi veniva richiesto, penso sia normale. Questa cosa nel primo momento mi faceva sentire un pò strana, non rappresentava a pieno quello che sentivo di poter fare poi ho cominciato con le diverse collaborazioni di Linea Daria a suggerire anche ai diversi clienti come magari migliorare la loro idea, facendo delle proposte extra, delle proposte creative che rispecchiassero gli ethos di entrambe le parti e tutto ha preso una piega diversa, molto più collaborativa e spontanea.

Comprendo, ma quindi cosa ti ispira? 

Le emozioni forti, il dolore e la felicità nella loro versione più estrema. È anche la gente ad ispirarmi, infatti tutte le frasi che appongo sui diversi capi d’abbigliamento rispecchiano perfettamente la società ed il target cui mi rivolgo. 

Le persone sono interessanti…

Si, le ho sempre studiate, sin da adolescente osservavo tutti. Amo anche la natura, è uno dei motivi per cui me ne sono andata da Milano.

Hai una frase ricorrente sui tuoi capi d’abbigliamento: Gin Tonic & Vuoti di Memoria. Come nasce? 

Sai che è un sottobrand di Linea Daria? La frase ha fatto così tanto successo che l’ho registrata. Gin Tonic & Vuoti di Memoria nasce da un pomeriggio con le mie amiche, stavamo facendo l’oroscopo stellare.

Che valore si da al concetto di messaggio oggi? 

Non sono moltissimi i brand oggi che riescono a fare un passo verso la generazione social con naturalezza a mio parere. Con Linea Daria credo di riuscire a farlo per il semplice fatto che sono nata sui social, cerco di rendere qualsiasi progetto, qualsiasi idea aesthetic e instagrammabile, alla portata di tutti.

Un’azienda storica è difficile che abbia davvero la volontà e la capacità di farlo, c’è il rischio di snaturarsi e perdere pezzi importanti della loro identità core. Molti brand si servono di Linea Daria per questo, per cercare di mettere in pratica questa operazione con spontaneità e coerenza.

Cosa manca al loro?

Il racconto della verità.

E le persone che diventano brand? 

Mi chiedo spesso come facciano. Diventare molto influenti senza avere una vera e propria personalità è complesso, ma sai come si dice, i follower son belli perché vari. Non era così?

 
 
 
 
 
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Com’è comunicare sui social oggi? 

Molto complicato, bisogna sempre stare attenti e pensare a quello che si manda online.

Quali sono le frasi che ti chiedono maggiormente di scrivere sulle t-shirt? 

Prima le illustrazioni partendo da una foto. Adesso mi chiedono frasi a sfondo alcolico, “vino rosso e malinconia” per esempio. I contest che coinvolgono la mia fanbase su IG mi regalano delle grandi perle a livello d’ispirazione.

Qual è l’oggetto più strano che vorresti brandizzare? 

Mi piacerebbe molto entrare nel mondo sex toy, un vibratore Linea Daria sarebbe un sogno. 

Anna, giungiamo al termine: progetti futuri? 

Sono in un loop di cose che nascono spontaneamente, questo brand è una sorpresa continua. Ci credo tantissimo e quando ci credi tantissimo tutto va nella maniera più naturale possibile. 

 
 
 
 
 
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Ultima domanda. Che frase dedicheresti ad Acrimònia?

“Le idee ti fermano, le idee ti muovono”. Senza un’idea non si va da nessuna parte, le idee possono muoverci ma anche fermarci.

Images Linea Daria