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Gabrielle Caunesil: il post IG e il messaggio di body positivity

“Il mio corpo sta cambiando, evolve, prendo peso poi lo perdo, che importa?”

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Pochi giorni fa leggevo un articolo a proposito della differenza tra valore intrinseco ed estrinseco in relazione alla filosofia aristoteliana. Banalizzando il concetto: qualcosa che trova fine in sé contro qualcosa che è legato a variabili esterne. La fama, ad esempio, sosteneva Aristotele, non è un valore estrinseco, è vincolata al favore delle altre persone e, quindi, non potrà mai coincidere con la sincera felicità.

Maledetta/benedetta fama con la quale combattono/amoreggiano i talent del mondo digitale, frequentemente spinti a mostrarsi per come gli utenti si aspettano che si mostrino, a dire le cose che i follower vorrebbero che dicessero e vilmente a sentirsi in debito per il commento, il mi piace e il seguace in più. Un vero e proprio fenomeno di sudditanza nei confronti di un pubblico che troppo poco spesso è riconoscente verso creatività, attenzione, ricerca, consigli e ancor più spesso brama di ricevere di più, sempre di più… per dare in cambio?

A volte però la connotazione umana degli eroi dei social media salta fuori e via che si mette in moto un processo di rivendicazione dei propri diritti: “Mi mostro per quello che sono”, “Se non vi piaccio siete liberi di non seguirmi”, e in questo specifico caso, legato al grande universo di body positivity: “Non sono incinta, non ho subito un intervento chirurgico al seno. Ho solo preso qualche chilo […]”. Queste le parole, che risalgono a qualche giorno fa, della bella Gabrielle Caunesil, in passato definita l’Emily Ratawtoski francese, moglie dell’ex storico fidanzato di Chiara Ferragni e iniziatore di tante fortune digitali, Riccardo Pozzoli.

 
 
 
 
 
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No I am not pregnant, no I didn’t have a boob job. I gain few kilos and I never felt so good in my own skin, I lost my abs but gain in confidence. My goal is now to get stronger without loosing my curves 💘 two years ago I was training for Victoria secret, I was the fittest anyone can be, I had a crazy muscles definition but I never felt so insecure, I lost my feminity. My New York agency was keep telling me I was too big for this, I trained 5 times a week, I followed a diet, and I lost my joy, my confidence. I quit modeling after that. Left all my agencies, and decided to follow my dream, creating @lasemaineparis with my best friends. I am not the fittest anymore but damn I am one of the happiest and I never loved myself so much. My body is changing, evolving, I gain, I lose, and who cares ? I listen to it, I respect it, I get closer to a peaceful relationship with myself everyday. Self love is a journey, that comes within you. It doesn’t matter how you look like, your size, what truly matters is how you feel about it. I feel free, free to be, free to evolve, free to change. Now on the only person I will listen to is myself. And I feel great, so now let me enjoy my sorbet 🙌🏼 baci 💕

Un post condiviso da Gabrielle Caunesil Pozzoli (@gabriellecaunesil) in data:

In seguito a una serie di provocazioni riguardo la lievitazione del suo seno in quarantena, la modella ha preso in mano le redini della situazione e ha condiviso un post sulla raggiunta consapevolezza del suo corpo, toccando differenti tasti spiccatamente sensibili e ammettendo grande difficoltà nell’iter che ha portato all’accettazione di sé stessa in un contesto in cui l’esposizione agli altri non ha mai stop.

Infilandomi in un filone contenutistico inflazionato ma per il momento, purtroppo, non ancora radicato, mi viene spontaneo chiedermi per quanto ancora dovremo giustificare i chili presi in un momento di stallo, le occhiaie di un periodo complesso, le smagliature, la ritenzione idrica, l’acne e le sopracciglia troppo folte o troppo poco vistose.

Per quanto ancora dovremo duellare con stereotipi che ci hanno mappato culturalmente e che fatichiamo a toglierci dalle abitudini, per i quali abbiamo una bestiale paura di fuoriuscire dal sistema, anche solo se di poco. Fino a quando le immagini serviranno a raccontare le storie e a mandare il messaggio di qualcun altro e mai il nostro? Perché mi assumo la responsabilità di dire che le fotografie costruite, senza difetti, belle sì ma sole senza la loro personale opinione da manifestare, hanno francamente esaurito lo spazio nel mio hardisk della tolleranza.