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#Free Britney: la storia della cantante americana da 13 anni imprigionata in una doppia custodia legale

Da quel 2008, la sua vita non è stata più la stessa: “Sono depressa, piango ogni giorno”

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Non molte donne del mondo dello spettacolo hanno raggiunto la fama e il successo della pop star Britney Spears. La cantante americana di Toxic e Womanizer è stata elevata ad un vero e proprio simbolo degli anni 2000.

Molte, però, hanno dovuto soccombere in certi momenti della loro carriera alla volontà di un uomo. Un manager, spesso. Un familiare, un agente, un fidanzato, un marito. Uomini che controllano le donne, dall’oscuro dietro le quinte.

Nel caso di Britney tuttavia, i fatti sono ormai usciti alla luce del sole. Complice l’esposizione totale e continua della vita privata della pop star, i cui momenti belli e brutti sono sempre finiti sotto i riflettori.

Dopo i problemi di salute mentale che le hanno causato attacchi e crolli pubblici, la Los Angeles Superior Court ha approvato nel 2008 una conservatorship, una custodia legale tipicamente adottata per persone incapaci di prendere le proprie decisioni.

Di conseguenza, tutte le proprietà e le risorse finanziarie della cantante sono state affidate interamente a due tutori: il padre, Jamie Spears, e un avvocato che ne ha seguito l’aspetto legale.

Il conservatorship di Britney non è limitato alle sue proprietà, che da sole sono stimate a circa $60m, e alle sue risorse finanziarie, ma anche alla sua persona.

Si tratta infatti di una doppia custodia, inizialmente affidata interamente al padre, che però nel 2019 per motivi di salute si è dimesso dalla tutela della persona e ha mantenuto quella sulle proprietà, insieme alla compagnia finanziaria the Bessemer Trust.

Al suo posto come tutore della custodia della persona di Britney è stato posto Jodi Montgomery.

13 lunghi anni di monopolio, controllo e dipendenza hanno segnato la vita della ormai 39enne Britney. Un tempo troppo lungo che è stato fonte di preoccupazione per i fan, dando vita al movimento #FreeBritney che già da anni chiede la liberazione della pop star dalla custodia e punta il dito contro l’ossessivo controllo del padre.

Al limite della cospirazione, i suoi fan vedono Britney come in trappola, nel tentativo disperato di mandare segnali in codice e richieste di aiuto.

A riaprire il vaso di pandora negli ultimi mesi sono stati sia Framing Britney Spears, il documentario diretto da Samantha Stark, che i vari interventi in tribunale della cantante, che finalmente ha potuto raccontare la sua versione della storia in prima persona.

Da una parte Framing Britney Spears ha ripercorso il successo prematuro della cantante di Baby One More Time nei suoi momenti più bui. Dalla costante invasione della privacy alla relazione finita male con Justin Timberlake (durata dal 1998 al 2002), fino alla famosa intervista con Diane Sawyer, in cui la Spears finisce in lacrime per il tono inquisitorio e giudicante della giornalista.

Dalla relazione con Timberlake, Britney è uscita come la cattiva della situazione, una reputazione che i media avrebbero fatto pesare enormemente sulla sua salute mentale. Framing Britney Spears sottolinea anche la contraddizione di aver giudicato Britney incapace in quel famoso 2007-8, quando però le è stato permesso contemporaneamente di fare concerti sold-out in tutto il mondo e guadagnare milioni di dollari.

È davvero incapace o va domata, alienata, ridotta ad una macchina da soldi?

No, non è la proposta per un nuovo episodio di Black Mirror (anche se assomiglia a quello con Ashley-O con protagonista Miley Cyrus). Questa è la vita di una donna, di una persona, che ha vissuto la sua gioventù sotto i riflettori e la cui sofferenza è stata paparazzata senza filtri.

Oltre al documentario, il caso Spears è tornato al centro del dibattito pubblico per gli aggiornamenti dal tribunale sul suo caso e le sue stesse dichiarazioni

L’ultima risale a giugno, e ha alzato un enorme polverone per la dura e dolorosa testimonianza della Spears raccontata finalmente in prima persona: “Ho mentito e ho detto a tutto il mondo che sto bene, e che sono felice. È una bugia. Ero in una fase di negazione. Ero scioccata.

Sono stata traumatizzata, sapete. Mi sono convinta che fosse così. Ma adesso vi sto dicendo la verità: non sono felice. Non riesco a dormire. Sono cosi arrabbiata, è una follia, e sono depressa. Piango ogni giorno”, ha dichiarato Britney all’ultima udienza.

La cantante ha poi paragonato la sua situazione a quella delle vittime di traffico sessuale: “Vivevano tutti con me, le infermiere, la sicurezza 24 ore su 24 sette giorni su sette, uno chef che mi cucinava ogni giorno. Mi guardavano mentre mi cambiavo ed ero nuda, mattina, pomeriggio e sera. Il mio corpo non ha avuto alcuna privacy”.

Secondo alcuni documenti confidenziali ottenuti dal New York Times, Britney vuole che la custodia sia sottratta a suo padre e che termini una volta per tutte. La sua ultima testimonianza conferma pubblicamente questa volontà: “Rivoglio soltanto la mia vita indietro”.

Britney ha già due figli dal suo ex compagno, il ballerino Kevin Federline, che detiene il 70% della custodia di Sean, 15 anni, e Jayden, 14.

Ma ora vuole un altro bambino e un matrimonio con il fidanzato Sam Ashgari, due cose che la custodia le vieta. Con uno strumento di controllo della nascita impiantato nel suo corpo (IUD), il fidanzato bloccato dall’accompagnarla a casa nella sua macchina e l’esclusione di alcuni amici dalle frequentazioni, la vita di Britney si è trasformata in un film horror.

Ma la violazione non finisce qui. La Spears ha confessato di essere stata costretta a prendere il litio (un farmaco d’elezione per trattare disturbi bipolari), a sottoporsi ad una terapia nel Westlake, e che nel 2018 l’hanno obbligata ad esibirsi quando lei non voleva assolutamente. E chissà cos’altro. “Lui amava controllarmi e amava ferire sua figlia, 100.000%”, ha raccontato sul comportamento del padre.

Grazie ai dibattiti sull’emancipazione femminile e sulla salute mentale che hanno preso piede nella nostra epoca, c’è molto da imparare dal caso Spears. Ancora una volta, Britney è un simbolo.

Rappresenta la stigmatizzazione dovuta all’ignoranza sulla salute mentale.

Rappresenta il trattamento discriminante e paternalistico nei confronti delle donne, soprattutto quelle giovani. Sarebbe mai finita in una doppia custodia, se fosse stata un uomo? E perché i suoi tutors sono due uomini?

Rappresenta la costante violazione della privacy e del corpo femminile.

Rappresenta un fallimento del sistema, che dovrebbe proteggere e garantire che sia fatta giustizia. “Le persone che mi hanno fatto questo non dovrebbero potersela cavare cosi facilmente”.

Anche secondo noi, Britney. Ma soprattutto, non sarebbe mai dovuto accadere in primo luogo.