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Due chiacchiere con Muriel De Gennaro aka @murielxo: tra diversità, inclusività e filosofia del “purché se ne parli”

In questa intervista Muriel ci spiega perché spesso parlare si dimostra la chiave di tutto

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I temi che, con i suoi contenuti, Muriel affronta giornalmente coincidono con un momento storico in cui abbiamo davvero bisogno di sdoganare concetti troppo spesso passati per normali perché radicati in una società sbagliata.

Content creator, influencer, attivista, Muriel De Gennaro, sprizza energia da tutti i pori (percepibile anche via Zoom) e non è un caso che faccia della leggerezza consapevole la sua principale alleata. La filosofia del “purché se ne parli” diventa arma tagliente con la quale combattere disparità e emarginazione.

 
 
 
 
 
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Ciao Muriel, parlaci della tua storia, dall’insicurezza all’accettazione e l’amore per te stessa: cosa ha segnato la svolta?

Ciao Acrimònia, le insicurezze sono iniziate alle elementari. Mi sentivo costantemente gli occhi puntati addosso e al mio senso di inadeguatezza si aggiungevano i commenti sbagliati del mio medico che vedeva la causa del mio zoppicare nel sovrappeso, del mio insegnante di italiano, dei miei compagni…

La morte di mio papà, poi, ha segnato un momento di forte abbattimento: riempivo il vuoto lasciato con il cibo.

Le medie danno, invece, il via a un periodo up & down. Dimagrire però non mi rendeva felice.

Cosa mi ha portato alla piena consapevolezza di me? Nel 2019 arriva il momento di una sfilata in intimo a cui mi chiedono di partecipare in Piazza Duomo, a Milano. Ricordo che una volta finita sono scoppiata in un pianto liberatorio. Dentro di me ho sentito la rinascita: “Io posso fare quello che voglio”.

 
 
 
 
 
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Come e quando inizi ad approcciare al mondo dei social?

Inizio nel 2012 con il mio canale YouTube. I primi video sono il racconto della mia vita, una sorta di diario di bordo.

Qual è stata la necessità principale che ti ha portato ad approcciare ai social?

Volevo fortemente lavorare nel mondo dello spettacolo. Ma tutti i provini che facevo portavano porte in faccia. Allora mi sono detta “perché non provare da sola?”

Ho trovato nei social una vera valvola di sfogo. Finalmente condividevo le mie passioni con qualcuno che mi capiva.

 
 
 
 
 
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Credi che il cambiamento a livello di inclusione stia effettivamente avvenendo in una società che continua a nutrirsi di stereotipi?

Un cambiamento c’è stato. Con la nascita dei social questo procedimento è stato incentivato. Se prima eravamo utenti passivi, adesso siamo pro-attivi. Molte tematiche sono state sdoganate grazie a persone che hanno avuto il coraggio di parlarne attraverso questi strumenti.

 
 
 
 
 
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Perché secondo te il tema del curvy è spesso strumentalizzato?

Credo che la strumentalizzazione in alcuni casi contribuisca a mettere in primo piano tematiche che altrimenti non sarebbero trattate. Io sono del filone “purché se ne parli”. Di tutto quello di cui si sta discutendo in questi anni, prevalentemente via social, tireremo le somme di un cambiamento tra un po’…

 
 
 
 
 
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Sei diventata un modello per tanti, una storia che ti è rimasta impressa e che merita di essere raccontata?

Quando giravo i primi video YouTube mi capitava per strada che alcuni ragazzi mi fermassero piangendo e raccontandomi di essere riusciti, grazie a me, a fare “coming out”. Dentro mi dicevo “questi video stanno funzionando sul serio”.

 
 
 
 
 
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Una te più giovane cosa avrebbe pensato vedendo i tuoi video?

Quando ero piccola, era impossibile trovare qualcuno in cui riconoscersi. Se trovavo qualcuno che mi assomigliasse era la rappresentazione in video dell’amica sfigata che dava consigli alla bella della scuola.

Se la versione piccola di me avesse visto i miei video sarebbe stata contenta di trovare un’amica virtuale con cui condividere i pensieri.

 
 
 
 
 
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Torna indietro di qualche anno: cosa diresti alla ragazza che eri? E alla ragazza che sarai?

Alla ragazza che ero direi di non sentirsi sbagliata perché ognuno reagisce alle cose brutte della vita come meglio crede, l’importante è non cambiare per gli altri, focalizzarsi su sé stessi e sulle proprie necessità.

Alla Muriel del futuro direi di non perdere la curiosità, le auguro di essere sempre sul pezzo, di non aver pregiudizi nei confronti delle novità ma cavalcarne l’onda.

 
 
 
 
 
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Cosa rende Body Adapt di Sloggi rivoluzionario?

Partiamo dal presupposto che ho sempre avuto un rapporto pessimo con l’intimo. Le cose sexy non mi stavano mai a meno che non mi trovassi a fare acquisti negli Stati Uniti.

Grazie al suo tessuto, Body Adapt si adatta a te. È quasi impossibile non farlo adattare al proprio corpo, si modella. In questo senso si tratta di una vera rivoluzione.

 
 
 
 
 
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Nel finale Muriel spoilera l’uscita di una docu serie sul suo canale YouTube. Quando? Prima di quanto pensiate!