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Amalfitano Acrimònia Magazine

Intervista ad Amalfitano: l’amore come ritorno alla vita

Tempo di lettura: 3 min.

Dodici tracce, tra mito, dolore e libertà: il nuovo album del cantautore romano è un viaggio emotivo dove l’amore diventa tensione, arte e respiro vitale.

Ci sono titoli che sembrano già poesie, e poi ci sono quelli che diventano dichiarazioni di intenti.
“Sono morto x 15 giorni ma sono tornato perché l’amore è”, il nuovo album di Amalfitano, appartiene alla seconda categoria: un manifesto di sopravvivenza emotiva travestito da disco.

Dopo l’uscita del brano Aznavour, il cantautore romano. già voce dei Joe Victor, torna con un progetto di dodici tracce che mescolano filosofia, letteratura e quotidianità in un equilibrio precario e potentissimo. È un album che parla di fine, ma lo fa con una luce addosso.
«Non voglio raccontare la fine dell’amore o della bellezza, ma la fine del dolore», spiega Amalfitano. «E quando il dolore finisce, è sempre merito dell’amore».

La tensione come forma di vita

Per Amalfitano, l’amore non è una destinazione, ma un moto perpetuo.
«L’amore è tensione — racconta — non qualcosa che si possiede o che finisce. È ciò che ti riporta in vita quando pensi di aver perso tutto».
In questo senso, il disco non si accontenta di descrivere emozioni: le attraversa, le scava, le ribalta.
Ogni brano è un frammento di metamorfosi, dove l’intimità diventa materia universale e la fine una condizione necessaria per tornare a respirare.

Un mosaico di contraddizioni

Dalla forza travolgente di Mille volte sì al disincanto di Siamo tutti cattivi, Amalfitano non costruisce contrasti, ma li abita.
«Viviamo emozioni contraddittorie — dice — siamo innamorati persi e poi subito cinici. È proprio questa alternanza a rendere la vita interessante».

L’album è pieno di citazioni e rimandi: L’Iliade, Brel, Corto Maltese. Ma l’ispirazione non è mai un esercizio di stile, piuttosto un modo per «far innamorare gli altri delle stesse cose che hanno fatto innamorare me».
Così, tra parole e immagini, Amalfitano diventa davvero un “regista di emozioni”.

La fine della festa e il coraggio di restare

Nel brano Aznavour, l’artista canta la leggerezza degli addii, la dolcezza delle partenze.
«Non so mai quando andarmene — ammette — ma alle feste resto sempre fino alla fine. Forse perché mi spaventa il momento in cui la musica si spegne».
È in questa sospensione, tra malinconia e ironia, che Amalfitano costruisce la sua cifra più autentica.

L’arte come linguaggio totale

Disegni e canzoni convivono per la prima volta nello stesso progetto.
«Non vengono l’uno dall’altro, ma dallo stesso calderone magico», spiega.
I tratti si intrecciano alle parole, dando forma visiva a un universo che non conosce confini: un modo per vedere il suono e ascoltare l’immagine.

Una canzone per suo figlio, un simbolo per tutti

Tra le dodici tracce, Vai a costruire le campane è una dedica al figlio.
Un invito alla trasformazione e alla bellezza del conflitto.
«La vita non ti accade, ma non la domini nemmeno — dice Amalfitano — è un dialogo tra queste due forze, una lotta che ti porta nel midollo dell’esistenza».
Quando gli si chiede quale simbolo rappresenti il disco, risponde senza esitazione: «Una nave, e una campana».
Un viaggio che parte e un suono che resta.

Dal palco alla vita reale

Il tour toccherà le principali città italiane, da Roma a Milano, da Napoli a Torino, ma per Amalfitano la differenza tra palco e realtà è sottile.
«Sul palco porto le emozioni al limite possibile», dice. E per chi lo ascolta, quel limite sembra coincidere con la vita stessa.

“Sono morto x 15 giorni ma sono tornato perché l’amore è” non è solo un album: è un esercizio di libertà, un tentativo di dare forma al caos.
Tra rock, poesia e filosofia, Amalfitano costruisce un linguaggio che parla di noi, di ciò che perdiamo e di ciò che torna ogni volta che amiamo ancora.
E forse il termine che inventa alla fine dell’intervista, Meravidolore, è la definizione perfetta: un ossimoro che suona come la vita.

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios
2560 1440 Acrimònia
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