Da Cosenza a Milano con furore ed un unico vero mantra “crederci”
Conosco Francesca Cavalcanti dal momento in cui mi sono trasferita a Milano. Quando la incontro le sue trecce mi saltano subito all’occhio e portano il mio cervello a categorizzarla nelle persone che, nonostante il peso della città, sono rimaste autentiche.
Francesca ha 25 anni, nasce e cresce a Cosenza poi scappa a Milano e ad oggi definisce Porta Romana la sua comfort zone. Anche se il sogno americano è più forte di tutto.
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Ciao Francesca, in parole semplici cosa fa una stylist?
Ciao Giulietta, veste le persone. Più semplice di così?
Dove hai imparato il mestiere? Serve una laurea?
Ho una laurea triennale all’Istituto Marangoni di Milano. Tornassi indietro lo rifarei anche se poi il lavoro lo impari sul campo. Un percorso che consiglierei a tutti? Fare da assistente a stylist navigate.
È vero che le stylist sono tutte stronze? È una necessità?
Non è una domanda del tutto frutto di una visione stereotipata. Dico sempre che il mio primo anno da assistente è stato peggio de “Il diavolo veste Prada”. Però fortunatamente non tutti sono Miranda Priestly!
La persona più bella dentro che hai conosciuto con il tuo lavoro?
Sul podio Mahmood e Tedua.
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Com’è stato vestire Lady Gaga?
Un sogno ma anche molto impegnativo. Ho lavorato tre mesi a distanza assistendo la sua stylist di NY Sandra Amador da Milano. Il ricordo più bello è durante il pomeriggio della premiere di “House of Gucci”, era il mio compleanno e Lady Gaga ha intonato in camerino Happy Birthday.
Cosa significa vestire personaggi pubblici che mandano continuamente un messaggio?
È una grande responsabilità. Bisogna conoscere bene la persona che si ha davanti ed essere consapevoli di ciò rappresenta in quanto personaggio pubblico. Il risultato finale di un look è poi frutto del dialogo fra lo stylist e il cliente. Si tratta di un confronto molto intimo e personale.
Chi vorresti vestire tra chi non hai mai vestito?
Billie Eilish.
Ti è mai capitato che il rapporto con un’artista si interrompesse? Come hai reagito?
Certo, può capitare ed è parte del lavoro. Ci rimango male quando mi capita di intuire la fine di un rapporto lavorativo da Instagram. Per me la trasparenza è un valore fondamentale.
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Il tuo brand preferito?
Sono super fan di Martine Rose.
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Con quali testate lavori?
Lavorando da freelance non è detto che i rapporti con le testate siano continuativi. Poco tempo fa ho scattato per la prima volta con GQ, ne sono entusiasta. Parallelamente sto cercando anche di collaborare con testate estere. Mi piacerebbe riuscire a fare esperienza negli Stati Uniti.
Una domanda che vorresti che ti facessi?
“Un messaggio di speranza per chi vuole intraprendere questo percorso?”
Fare la stylist a Milano è molto complesso. Le persone ti passano avanti e non si fanno problemi a calpestarti. Credo, però, che sia fondamentale durante il percorso non avere paura di esprimere la propria creatività. Per quanto sia molto più conveniente proporre dei look “safe”, è importante credere nel proprio istinto e far sentire la propria voce attraverso lo styling.
Foto: Francesca Cavalcanti