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Imperium romanum I love you: gli Stati Uniti e il feticismo per la Roma antica

Tempo di lettura: 3 min.

Quante volte pensi all’Impero romano? È il trend del momento: perché negli Usa l’antica Roma piace così tanto?

Si dice che tra simili ci si intenda, che si instauri un’affinità, elettiva direbbe Goethe: succede tra le persone, può succedere tra culture, lontane sulla linea del tempo? A quanto pare, sì: qualche settimana fa, gli Stati Uniti si sono scoperti innamorati dell’Impero romano e, nell’era digitale, questa scoperta non poteva che partire da un meme.

 
 
 
 
 
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Il Cupido di questa storia d’amore si chiama Gaius Flavius, content creator con la passione per l’antica Roma: i suoi canali TikTok e Instagram sono pieni di foto in divisa da legionario (fa parte di un gruppo svedese di rievocazioni storiche, la Centuria II Svionum), meme a tema e immagini di busti di imperatori. A diventare virale è stato un TikTok in cui, Fori imperiali sullo sfondo, afferma: Signore, molti di voi non si rendono conto di quanto spesso gli uomini pensino all’Impero romano. Chiedete a vostro marito/padre/fratello: sarete sorpresi dalle loro risposte!

 
 
 
 
 
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Tutti i giorni, almeno una volta a settimana, continuamente: una vera e propria fissazione per gli uomini, americani e non solo. In breve, l’hashtag #Romanempire ha collezionato 1,1 miliardi di utilizzi, diffondendosi anche in Italia e coinvolgendo proprio tutti:

  • Carlo Calenda, che ci pensa tutti i giorni, con tanto di Colosseo pieno di leoni e assessori della Capitale
  • Alberto Angela arriva addirittura a 50 volte al giorno: è la mia passione afferma, prima di lanciarsi in una spiegazione dettagliata, emanando charme da tutti i pori.
  • Francesco Totti: non poteva mancare il vero re di Roma, che ci pensa quotidianamente.
@carlocalendaofficial Oserei dire che mai trend fu più azzeccato di questo. #ImperoRomano ♬ suono originale – Carlo Calenda

Se un certo fascino può essere concesso a chi vive nel Belpaese, che ogni due per tre inciampa in un resto dell’età repubblicana o in un busto di qualche imperatore, meno comprensibile risulta invece se si attraversa l’Atlantico: cosa ci trovano di così affascinante gli americani nell’antica Roma? Perché l’idea che due miliardari facciano a botte proprio nel Colosseo fa spuntare gli occhi a SPQR a molti maschi a stelle e strisce?

Parte della responsabilità sembra essere del cinema: film come Il gladiatore, Ben Hur o Spartacus hanno contribuito a esportare simboli e rappresentazioni, alle volte falsate, della società romana. Basta un film per generare senso di appartenenza e una nuova ossessione? Forse, ma qualcuno ha provato a dare una spiegazione più complessa al fenomeno.

 
 
 
 
 
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Alla base ci sarebbe il riconoscimento dell’uomo bianco americano nei valori romani: la mascolinità e la virilità erano attributi fondamentali (qui il fascino per gli scontri nelle arene), da ostentare in una società dai tratti fortemente patriarcali. Componenti che ammaliano inconsciamente: ciò che fa veramente battere i cuori degli americani è il senso di grandezza, forza e invincibilità di un popolo che ha esportato, prima di tutti, democrazia e civiltà con gladio e giavellotto, che ha inconsapevolmente dato origine alla globalizzazione. Una fascinazione che trova rimandi nell’architettura (qualsiasi campidoglio americano in stile neoclassico), nella giurisprudenza, nella simbologia, nell’importanza dell’entertainment: riempire gli stadi è una cosa seria, che sia per le bighe o per il Super Bowl. Qualcuno ipotizza persino punti di contatto nel cibo: siamo sicuri che salsa barbecue is the new garum?

 
 
 
 
 
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Gli Stati Uniti si sentono eredi dell’Impero romano, come probabilmente lo sentivano gli inglesi della regina Vittoria, i francesi di Napoleone, i russi dello zar, i bizantini. Il comun denominatore è un altro però: mentre pensavano all’eternità, sono inevitabilmente crollati su sé stessi perché portatori di valori ormai superati. Washington è stata la Roma del ventesimo secolo, quale sarà quella del ventunesimo?

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

2560 1440 Federico Ingemi
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