Pierpaolo Piccioli lascia Valentino dopo 25 anni: c’è chi va e c’è chi viene. Cosa sta succedendo nel mondo della moda?
Aggiornamento 28/03/2024 15:00
Come volevasi dimostrare la moda, più di Milano, non ferma. Alessandro Michele, ex Gucci, approderà il 2 Aprile a Palazzo Mignanelli, Roma, come nuovo direttore creativo di Maison Valentino.
Possiamo scommettere ora in Pier Paolo Piccioli da Chanel?
Buona fortuna a tutti!
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Diciamocelo: nel mondo della moda ultimamente c’è parecchio movimento. Porte che si chiudono e si aprono di continuo, correnti di vento che rischiano di far crollare castelli di carte ben costruiti dopo anni e anni.
Partendo dall’inizio cosa fa un direttore creativo in una casa di moda? Decide la linea, la filosofia, i valori che quel brand persegue. Dirige l’ufficio stile durante la collezione, ma anche il reparto comunicazione per la creazione delle campagne pubblicitarie. Insomma, il direttore creativo ha un ruolo rilevante: è artefice di successo o di magra per un brand.
Gli ultimi due a far riempire le pagine dei giornali sono stati Dries Van Noten, che lascia il timone del suo marchio e Pier Paolo Piccioli che lascia quello di Valentino.
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Francesca Milano Ferri su Elle scrive che: “ogni passaggio di testimone nella moda è gestito come una fase di elaborazione del lutto”. Ed effettivamente è vero perché la scorsa settimana nessuno poteva solamente pensare ad un Valentino senza PP, o almeno così dicevano.
Di fatto ad oggi, con il Pianeta Terra che ha continuato a girare intorno a sé stesso e intorno al Sole, nonostante la notizia, il toto nomi di chi andrà a sostituirlo si fa incessante e in cima alle classifiche spunta il nome di Alessandro Michele. Anche Romano mesi fa lasciò Gucci in mano a Sabato de Sarno. Si gridò anche lì allo scandalo, eppure oggi de Sarno si è guadagnato il suo posto in paradiso.
Un’altra bella similitudine la dà Federico Rocca su Vanity Fair, descrivendo il Pianeta Moda come un grand hotel. C’è chi viene e c’è chi va. Come Walter Chiapponi rimasto alla guida di Blumarine per soli quattro mesi.
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Varrebbe la pena spendere due minuti per capire come mai il fashion game viene gestito come una partita a monopoli dopo il pranzo di Natale. Perché non si da tempo ai creativi di formulare la propria idea e di innaffiarla giorno dopo giorno affinché fiorisca? Sono i piani alti il problema o il pubblico che, o risponde subito comprando, o deve avere stimoli nuovi?
Perché allo stesso tempo, chi rimane per anni ai vertici un brand viene mitizzato a tal punto da deludere il suo seguito nel momento in cui decide di intraprendere una nuova avventura? E, in ultimo, quello stesso seguito, alla fine, è più legato alla griffe o alla mente creativa di un capitano?
Quello che è certo che la moda, nonostante tutto, se la gioca ancora bene con il fantacalcio.
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Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios