L’ Arte dei grandi numeri del mercato
La sottile differenza che passa tra l’Arte Museale e l’Arte dei grandi numeri del mercato è che la prima crea stupore mentre la seconda produce un gran rumore.
Ad esempio: se le mappe di Alighiero Boetti che sono introvabili, ammesso che si trovino vengono battute in asta a prezzi sbalorditivi, quanto dovrebbe valere, secondo il mercato, un quadro di Caravaggio? Semplice, non ha prezzo! O meglio, non è quantificabile dal momento che è “fuori mercato”.
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Il pittore è nato a Milano nel 1571 e morto in quel dell’Argentario a Porto Ercole nel 1610; va da se che la sua produzione si è esaurita con la sua dipartita; non è quindi un artista sul quale i grandi mercanti d’arte possano investire e speculare.
È questa prospettiva economica che ha fatto sì che l’Arte Contemporanea si sia imposta sul mercato, negli ultimi trent’anni, con opere che in continuazione superano ogni record price.
Il Mercato dell’Arte è disposto a premiare un giovane artista più di un mostro sacro il cui contributo è stato fondamentale per la storia dell’arte dei secoli scorsi. È un mercato che scoppia di salute proprio mentre l’economia vive il suo periodo di massima crisi. Stabilire quale sia il rapporto tra prezzo e valore in un’opera d’arte significa entrare in un mondo dove, per assurdo, la qualità e l’esperienza dell’artista giocano un ruolo marginale.
Vero è che fin dai tempi dell’Impressionismo, che propose una pittura diversa da quella imposta dall’Accademia, “la novità” fatica ad essere compresa perché “l’occhio” e di conseguenza la mente, sul momento, non la percepiscono. E’ successo con Duchamp che trasformò un comune orinatoio in una “Fontana”, con Manzoni e la sua provocazione contro il mercato, con la “Merda d’Artista” in un barattolo.
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E’ successo con i “Tagli” e i “Sacchi” di Fontana e Burri, che non si compravano a due milioni di lire e oggi bisogna vendersi la casa per acquistarne uno.
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Si possono immaginare i commenti dei romani, quando Christo coprì le porte tra Villa Borghese e Via Veneto, negli anni 70; a quel tempo si chiamavano Pasquinate tipo: “Ma chi è sto stracciarolo?”.
Senza andare tanto lontano nel tempo, oggi c’è ancora chi non capisce la poesia dell’opera di Banksy, considerandolo un bluff. C’è una sostanziale differenza tra capire e dire: “Mi piace o non mi piace!”. Anche se è chiaro che tra Banane esposte, (Cattelan) Teschi di diamanti, (Hirst) passando per le performance di Marina Abramovic, non è facile per un collezionista o un comune visitatore accostare il “Concetto” all’Arte.
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Il concetto lo spiega il gallerista Lucien Terras, commentando “La banana attaccata con lo scotch”, di Cattelan: “Il suo valore risiede nell’idea”. Questo vale anche per Boetti, di cui sopra, che quelle mappe le ha pensate ma non le ha mai toccate, facendole interamente ricamare dalle donne afgane.
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L’ultima frontiera dell’Arte Contemporanea è rappresentata dalla Cryptoart o NFT art, ovvero impalpabili “oggetti unici” digitali. Recentemente la casa d’aste Christie’s ha battuto per oltre 69 milioni di dollari, l’originale di un’immagine JPEG, titolata “Everydays: The First 5000 Days”, di Mike Winkelmann, partendo da una richiesta base di soli 100 dollari; ponendola come terza opera più pagata di un artista vivente.
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Subito dopo a Parigi, da Sotheby’s, un raro quadro di Van Gogh, “Scene de rue a Montmartre”, dopo una partenza da 5 milioni di dollari è stato battuto per “la modica cifra” di 13 milioni di dollari. Altro che rumore, un frastuono!
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“I bene informati” parlano di “bolla” che è un termine che tende a significare un fenomeno momentaneo destinato a sgonfiarsi. Può essere ma il fenomeno dei NFT non è nuovo e nasce basato sul gioco Blockchain Ethereum, simile allo scambio delle figurine dei calciatori, dove si acquistano, allevano e rivendono gattini virtuali. Questo ha creato una piattaforma con un giro d’affari di quasi 20 milioni di euro.
Il JPEG in questione, comunemente chiamato “Beeple”, dallo pseudonimo del suo autore è un collage di 5 mila immagini ovvero una foto che appare come una tavolozza confusa di pixel.
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Ci si potrebbe domandare: “Ma allora, foto per foto, quanto dovrebbe valere l’originale di una delle immagini più belle e “cliccate” del mondo: la “Ragazza afgana”, di Steve McCurry, pubblicata sulla rivista National Geographic, nel 1985?” Ancora una volta si parla di espressioni artistiche diverse, come dire se ha più valore un quadro o una statua.
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Molti sostengono che il computer sia la morte della nostra creatività, non a caso, in principio, si chiamava “Terminale”. Ma quello che sta accadendo, attorno al mondo della cripto-arte è qualcosa di rivoluzionario per gli artisti, una sorta di vaso di Pandora che una volta aperto, scatenerà i fantasmi del mercato dell’arte e aprirà nuovi scenari.
Tanto da indurre Christie’s ad accettare il pagamento per “Beeple” in Ether, la criptovaluta regina per lo scambio dei token non fungibili, (NFT) inclusi i diritti d’asta che ammontano a circa 9 milioni di dollari.
E se li accetta Christie’s allora il “Vaso” è già aperto.