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Il trend “Y2K”, ovvero il ritorno dei 2000

Tempo di lettura: 3 min.

Il 2022 vede il ritorno dell’estetica anni duemila, nella moda, nella musica e nel mondo dell’intrattenimento. Alcuni brand rinascono con un restyling inedito. L’esempio più noto è GURU “Il brand della margherita”. Ma cosa ci ricordiamo di quegli anni?

Quello che da alcuni è definito “decennio breve”, va dal 2001 (crollo delle torri gemelle) al 2008 (crisi economica mondiale) e arrivò con il cattivo presagio della fine del mondo. Un primo segnale di pessimismo riguardo ad un nuovo millennio che appariva come un monolite scuro e incomprensibile. La moda, la musica e l’intrattenimento evolsero di pari passo, l’analogico lasciò il posto al digitale e la tecnologia si apprestò a entrare in maniera sempre più pervasiva nel quotidiano dei giovani. Senza nessun libretto di istruzioni, non restò che sperimentare.

Per alcuni, gli anni duemila furono un mondo glamour, basato sulla capacità di stupire il prossimo attraverso un vestiario ricercato ed eccentrico. Le rappresentanti principali erano icone Pop del calibro di Rihanna, Gwen Stefani, Britney Spears e Christina Aguilera; per altri invece, fu un’epoca a tinte dark, che poneva in risalto la tristezza, l’emarginazione e l’inadeguatezza; il tutto, veicolato dalle canzoni di Avril Lavigne e dei Tokio Hotel. 

 
 
 
 
 
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Nel frattempo stavano progressivamente germogliando i proto social media come Myspace, Hifive, MSN e il tamarrissimo Netlog.

Poi arrivò la metà degli anni duemila, in cui la cultura pop italiana cambiò radicalmente. I giovani iniziarono a seguire nuove correnti musicali e nuove mode. La commistione di questi elementi diedero vita ai Tamarri, agli Emo, ai Gabber, alle Miss, che ascoltavano il Pop Rock, l’Hardstyle, la Tecktonik e si vestivano con brand coloratissimi del calibro di A-Style, Rams 23, AngelDevil, Dimensione Danza, Guru e molti altri. Tutti trend che morirono alla fine del decennio, per poi rinascere nel 2022, riportati in vita dalla “vintage culture” che dopo aver spolverato gli anni ottanta e novanta, si è buttata a capofitto sui duemila, ribattezzandola moda Y2K (anni duemila).  

 
 
 
 
 
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Passeggiando per i centri delle città italiane, possiamo osservare il dilagare dei Top, dei pantaloni a vita bassa, delle scarpe a punta, dei pantaloni a pinocchietto, dei cardigan, dei cargo, delle borse a spalla e di molti altri capi che ci riportano immediatamente a  un’epoca che appare obsoleta. E’ ufficiale: gli anni duemila sono tornati, sia nelle passerelle, sia nelle vetrine delle città italiane.

L’esempio GURU: 

Guru fu uno dei brand più indossati di quell’epoca e leader nell’abbigliamento per ragazzi. La t-shirt con la margherita stilizzata era ovunque, ad indossarla erano calciatori del calibro di Bobo Vieri e Paolo Maldini, fino a diventare sponsor ufficiale della Renault, campione del mondo di formula 1 con Fernando Alonso nel 2005-2006.

 
 
 
 
 
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Guru crebbe in maniera esponenziale fino al 2008, anno in cui venne arrestato il fondatore del brand Matteo Cambi, condannato per bancarotta fraudolenta. L’azienda successivamente dichiarò il fallimento. 

Quella di Guru, sembrò la storia di una meteora, ma nella primavera/estate 2022 Il “brand della margherita” è stato rilanciato. A credere nel suo potenziale è stato il CEO di Ghep, società specializzata in abbigliamento e calzature, Gianluca Sessarego. Guru torna sulle ali della nostalgia, ma con uno sguardo al futuro e alla sostenibilità, con l’obiettivo di far sbocciare nuovamente la margherita sulle t-shirt degli italiani.

 
 
 
 
 
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Oggi, nel pieno della “vintage era” si è tornati a rispolverare un decennio irrequieto, caratterizzato da rapidissime innovazioni culturali e tecnologiche, che appare affascinante e poco esplorato. Il trend Y2K forse tramonterà, ma la nostalgia e il fascino per quegli anni di cambiamento rimarranno vivi.

2560 1920 Eduard Tomescu
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