• it
domenica, 27 Aprile 2025
  • it
domenica, 27 Aprile 2025
  • it
domenica, 27 Aprile 2025
Mente e assalto digitale

Il salvagente onlife

Tempo di lettura: 3 min.

Come difendere la mente dall’assalto digitale senza rifugiarsi nel “qui-e-ora”

L’altro giorno, parlando del più e del meno, una persona mi ha incoraggiata a fare un esercizio. Per trarne beneficio, mi ha detto, è necessario ripeterlo tutti i giorni, per quattro settimane. “Quattro settimane sono lunghe”, ho pensato tra me e me. L’esercizio è semplice. Scegliere un oggetto della mia quotidianità: una tazza, un cucchiaino, un libro, una bottiglia, un paio di occhiali. Qualsiasi cosa, purché sia fatta di materia. Fissarla, poi, per cinque minuti al giorno e farsi delle domande a proposito. Qualunque domanda va bene. E pure la risposta. L’importante è la cadenza: tutti i giorni per quattro settimane, appunto. 

Come siamo arrivate al discorso, però, è cruciale. L’idea di vivere il il presente è stato il punto di partenza. Pensiero base dello yoga, dell’approccio mindfulness e dell’autocoscienza Golemaniana, il “qui-e-ora” è un concetto chiave per un approccio sano alle difficoltà che la vita e la società ci mettono di fronte. Una componente multiculturale, parte integrante del “carpe diem” romano, del pensiero buddista e dell’“ikigai” giapponese. Tuttavia, la nostra mente, se lasciata a sé stessa, tende a vagare ovunque. A rimuginare sul passato appena le è possibile e a preoccuparsi del futuro pur di non concentrarsi su quel che succede adesso.

Ma siamo proprio sicuri che in balia delle nostre esistenze onlife – condizione esistenziale caratterizzata da una distinzione non netta tra reale e virtuale – il vero problema di ognuno di noi stia nell’incapacità di concentrarsi sul proprio presente?

Stando a quanto sostenuto dal sociologo Andrea Fontana, viviamo in un tempo in cui le nostre credenze ci possiedono e “le troviamo reiterate ovunque sui nostri sistemi mediali”. Il punto è che poi queste credenze diventano delle verità. Se nell’antichità gli aztechi sacrificavano i corpi umani perché convinti di essere in debito con gli dei creditori, oggi abbiamo le nostre dimore narrative che abitiamo e nelle quali riconosciamo noi stessi e gli altri. 

E questo comporta un sacco di complicazioni. Prima di tutto che le nostre esistenze sono leggende private che mettono in mostra i temi più intimi della nostra vita. Quanto è appagante raccontarsi visivamente su Instagram, mostrando parti felici di sé all’interno di eterne mercy stories? O ancora meglio – continua Fontana in “Regimi di verità” – rappresentando visivamente la propria tristezza e malinconia esibendo il coraggio espositivo, necessario a rivelarsi intimamente?”

In secondo luogo poi, se qualche decennio fa, stampa, radio, tv e internet erano definiti media logici, ovvero che spingevano la logica del pensiero, oggi social e web sono considerati media narrativi. Dunque tutto ciò che ci spinge all’uso personale e fantastico del pensiero. Il rischio è, neanche a farlo apposta, l’alterazione della realtà oggettiva e il sostegno cieco della nostra narrazione. 

La consapevolezza di sé, sì, è sulla bocca di tutti. Esistono corsi di mindfulness, ad esempio, che come ultimo step prevedono una meditazione di addirittura sei ore. App che sconvolgono le routine quotidiane a favore di giornate più “sane” e libri che educano al “qui-e-ora”, appunto. È la coscienza degli strumenti che usiamo per informarci e intrattenerci che, invece, è poco controllata. E le percezioni che ne derivano, che spesso portano a vere e proprie narrazioni alterate. 

Un esempio concreto è il panico che si è diffuso sui social dopo il passaggio del profilo Instagram @potus da Biden a Trump. Tutti gli account che seguivano sul social di Zuckerberg il presidente Biden sono diventati automaticamente follower di Trump. Il profilo @potus, infatti, è gestito dalla Casa Bianca e viene trasferito al nuovo titolare dopo ogni insediamento presidenziale. Le grida al complotto, però, non si sono lasciate attendere e sebbene la linea politica trumpiana faccia pensare sempre al peggio, nel caso di gennaio 2025 si è trattato di un’allarmante allucinazione collettiva

Salvagente onlife

Tornando, dunque, all’esercizio iniziale, secondo la mia interlocutrice le risposte alle domande mi avrebbero resa più consapevole. Esercitando la consapevolezza avrei avuto più strumenti per gestire il mio presente. E percorrere poi il viaggio verso la conoscenza profonda di me. Ma che sia davvero questo il tarlo della nostra generazione oggi? La domanda non è “cosa è meglio?”, ma “di che consapevolezza abbiamo più bisogno adesso?”.

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios
2560 1440 Giulietta Riva
Chi cerca, trova