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Il mondo ha sete: e spreca acqua

Tempo di lettura: 3 min.

La siccità sta provocando un allarme idrico in molte campagne e città della nostra penisola. Piemonte, Lombardia, Lazio e Sicilia le prime regioni a chiedere lo stato di emergenza. Ma il problema non è italiano, riguarda l’intero globo

L’acqua è vita e l’uomo ha bisogno di acqua per sopravvivere. Non solo il corpo umano è formato per oltre il 70% da acqua ma assieme all’aria, sono le risorse essenziali per vivere.

Lo capirono i pensatori presocratici fin dal lontano VI secolo a.c., i primi a rifiutare le spiegazioni mitologiche come origine del mondo. Dalla scuola di Mileto uscirono le tesi che Acqua e Aria erano l’origine di tutto. Erano tempi nei quali si dava assoluto valore allo spirito e scarso rilievo all’economia.

Oggi in nome dell’economia stiamo inquinando l’aria e avvelenando l’acqua e lo spirito va a farsi benedire!

 
 
 
 
 
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Sulla terra c’è la stessa quantità di acqua dolce che c’è sempre stata, ma la popolazione è esplosa, mettendo in forte crisi le risorse idriche mondiali. L’acqua ricopre quasi il 70 per cento del nostro pianeta mentre l’acqua dolce rappresenta solamente il 2,5 per cento.

Secondo le Nazioni Unite, nell’ultimo secolo l’uso dell’acqua è più che raddoppiato rispetto al tasso di crescita della popolazione. Si stima che, entro il 2025 più di due miliardi di persone vivranno in aree colpite da scarsità d’acqua e che i due terzi della popolazione mondiale vivrà in regioni soggette a stress idrico a causa dell’uso, della crescita e del cambiamento climatico. 

L’aumento dei livelli di CO2, connesso a un maggior riscaldamento della terra, comporta uno sviluppo vegetativo maggiore e un prolungamento del ciclo vegetativo che tenderà a prosciugare gli ambienti.

 
 
 
 
 
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La scarsità d’acqua è un concetto astratto per molti e una crudele realtà per altri. È “un combinato disposto” di forze ambientali, politiche, economiche e sociali. La sfida per l’immediato futuro è come custodire, gestire e distribuire efficacemente l’acqua che abbiamo.

Già nel 2010 l’allora direttore generale della FAO, Jacques Diouf, definì quella dell’acqua “la più grande sfida del Ventunesimo secolo”. Sono più di vent’anni che Cina e Africa sono in carenza idrica e nulla si è fatto per arginare e prevenire tale fenomeno, determinando così facendo il favorire dei flussi migratori economici. 

E’ prevalentemente un problema politico che richiede soluzioni politiche, fondamentalmente internazionali. Ma le soluzioni, politiche e tecniche, non possono prescindere dal nodo (cappio?) che prima si deve sciogliere e che è la “Madre di tutti i problemi”: “A chi appartiene l’acqua della Terra e chi ne stabilisce la proprietà?”

Se non ci sarà chiarezza globale su questa dirimente questione, tutte le soluzioni prese dalle singole nazioni non saranno sufficienti per risolvere il problema dell’acqua a livello planetario!

 
 
 
 
 
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A fronte di mille sprechi dovuti a carenze strutturali decennali, a un massiccio sviluppo di agricoltura intensiva che perde il 40% delle sue riserve idriche, all’ incapacità tutta politica di creare nuovi invasi per il raccolto delle acque lungo i fiumi, fanno sorridere le continue campagne di sensibilizzazione, col ditino rivolto ai cittadini per indurli a un più sostenibile stile di vita colpevolizzandoli, ad esempio, per un hamburger che per essere prodotto necessita di 2.400 litri d’acqua. Per inciso, fateci caso, la parola sostenibile è oggi l’aggettivo più usato in pubblicità, usato come “foglia di fico” per la società dei consumi.

Nonostante un’assenza atavica di Educazione Civica nella Scuola, le nuove generazioni sono molto più consapevoli e coscienziose di quelle precedenti e spetterà a loro determinare se l’acqua sarà un bene ad uso di egoismi economici oppure un bene collettivo.

Ammesso che ce ne sia il tempo!

 
 
 
 
 
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2560 1920 Gianfranco Gatta
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