Altro che Spotify: tra ritualità, cover da collezione e mood da salotto boho-chic, il disco in vinile torna ad affascinare i giovani. Ma è vera passione o solo nostalgia da filtro Instagram?
Fino a ieri lo davano per spacciato, oggetto da rigattieri nostalgici e papà rockettari. E invece no: il vinile è vivo, vibra e suona più cool che mai. A riportarlo in auge? I giovani. Anzi, i giovanissimi. I figli dell’algoritmo, cresciuti a colpi di Discover Weekly e TikTok, ora fanno la fila per comprare “Born in the U.S.A.” (prima edizione se possibile) di Bruce Springsteen.
Secondo un sondaggio pubblicato da Passione Strumenti, il 76% della Gen Z acquista vinili almeno una volta al mese. Non solo: quasi uno su tre si definisce addirittura collezionista. Tradotto: vogliono possedere la musica. Toccarla, sfogliarla, ascoltarla dall’inizio alla fine senza skippare compulsivamente.
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Dietro questa nuova tendenza non c’è solo la passione per il suono caldo e pieno. C’è la voglia di rallentare. Di sedersi sul divano, sorseggiare un caffè e ascoltare un album dall’inizio alla fine. Il vinile è diventato un rituale zen, un esercizio di attenzione in un mondo iperstimolato. E sì, è anche un oggetto d’arredo: una bella collezione fa scena su Instagram più di qualsiasi altro poster o vaso.
Non è un caso che il 61% degli under 25 dichiari che ascoltare vinili li aiuti a staccare dalla vita digitale.
Nel 2022, in Italia, il vinile ha generato 30,1 milioni di euro: +11,7% rispetto all’anno prima (Billboard Italia). Un trend in salita da dieci anni consecutivi. E non stiamo parlando solo di Bowie o Beatles: anche i Maneskin, Taylor Swift e persino trapper e artisti indie rilasciano i loro album in edizione vinile super limitata. Chi compra? La Gen Z. Chi colleziona? Sempre la Gen Z. Chi li ascolta davvero? Work in progress.
@jannis_ft IKEA HACK for my vinyls 🎼 love this super easy DIY, all you need is the BILLSBRO shelf and some double-sided tape. #diyproject #diy #vinyl #interior #interiordesign #home #homedecor ♬ Goodness Sake - Ghivio
Il disco è morto
Il boom del vinile ha ridato energia anche ai negozi di dischi, veri e propri templi pop dove l’odore della carta si mescola con la cera dei 33 giri. Eventi come il Record Store Day attirano frotte di giovani e meno giovani in cerca di edizioni rare, firmate, colorate, glitterate.
Il ritorno del vinile non è solo una moda. È un manifesto estetico. È il modo in cui i giovani dicono: “abbiamo ancora bisogno di toccare, sentire, scegliere”. È un atto di resistenza soft all’algoritmo, un piccolo gesto d’amore verso l’arte dell’ascolto. Che poi diventi anche occasione per farsi notare sul feed? Amen. La musica, almeno, vince.