Make-up artist del team Revlon, Elisabetta Dall’Olio ama definirsi una truccatrice “vecchia scuola”, un modo per rivendicare un mestiere che nasce molto tempo prima dell’avvento dei social media
Elisabetta comincia ad addentrarsi nel mondo del make-up nel lontano 2007. Reduce da una laurea in lingue a Bologna, si iscrive ad un’accademia di trucco e mette le basi per il lungo e altalenante percorso che l’aspetterà.
La sua voce è squillante. Il suo sguardo fervido. Elisabetta è un’esplosione di parole umili, autentiche e capaci di andare dritte al punto.
Visualizza questo post su Instagram
Ciao Elisabetta, come si inizia a fare la make-up artist?
Esiste un percorso canonico che consiste nello studio in accademia e nella creazione di un portfolio una volta terminata, e poi ci sono tante altre strade alternative. Io rientro nella prima categoria.
C’è chi tende a rivoluzionare e chi a rispettare la fisionomia dei visi con cui ha a che fare, tu da che parte stai?
Tutto dipende dalla finalità del trucco che si esegue. Nel fashion la tendenza è di naturalizzare, in altri settori di mascherare. Bisogna fondamentalmente tener conto del contesto in cui ci si trova.
Il mondo del make-up è ancora schiavo di canoni di bellezza standardizzati?
Purtroppo sì e la riprova sono le innumerevoli giovanissime ragazze che ricorrono alla medicina estetica per omologarsi ad un ideale di bellezza che, onestamente, devo ancora capire a pieno.
Come si diventa make-up artist ufficiali di un brand?
La mia storia con Revlon è molto singolare. Il primo contatto, nel 2016, è avvenuto per caso e da quel momento in poi è nato un amore. Ad oggi, se lavori bene sui social media, sono direttamente le aziende a contattarti per instaurare nuove collaborazioni.
Visualizza questo post su Instagram
Quanto e come sono cambiate le tendenze del make-up rispetto a 10 anni fa?
Si sta andando in una direzione decisamente più inclusiva, basti pensare alla selezione del colore dei fondi. Le formule dei prodotti che si utilizzano sono più sostenibili. I packaging sono pensati per ridurre l’impatto sul pianeta.
Dove identifichi il coraggio nel tuo lavoro?
Scegliere di essere una libera professionista. Lo sapevi che non esiste un codice ATECO dedicato a chi fa il mio mestiere? Per un paese come l’Italia, il trucco può essere eseguito solo dall’estetista…
Permettere alle persone di sentirsi bene e guardarsi allo specchio fa parte della tua missione? È coraggioso?
Penso che sia naturale, più che coraggioso.
Visualizza questo post su Instagram
Cos’è per te il coraggio?
Lo rivedo in tre concetti: accettazione, perdono e riscoperta. Accetto di non piacere a tutti, perdono i miei errori, mi riscopro ogni volta che mi concedo al cambiamento.
Art Direction & Production Acrimònia Agency
Ph Cristina Troisi