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Il bastone e la carota di Giorgia

Tempo di lettura: 5 min.

Risposte ampie e toni amorevoli: il nuovo volto della leader di Fratelli d’Italia all’avvicinarsi delle elezioni

Corre l’anno 1513. Sì, sorvoliamo un attimo su Borgia, De’ Medici e compagnia cantante e no, non incolliamo con anacronistici infantilismi Meloni, Salvini e compagnia parlante. 

Un giovane quanto amareggiato diplomato e cancelliere fiorentino, all’anagrafe Niccolò Machiavelli, sente la necessità di guardarsi intorno e trarre un bilancio delle figure che lo attorniano nell’ambiente politico italiano. E arriva a un paio di semplici, quanto lucidissime constatazioni: il mondo in cui viviamo, che ci piaccia o meno, è dominato da un’entità capricciosa, la “fortuna”, ossia la totale variabilità e imprevedibilità di eventi e situazioni (come oggi ci si tatuerebbe, panta rei); ed è chiaro che nessuno di noi può pensare di agire e, soprattutto, di essere nello stesso identico modo lungo l’arco della sua vita. Sono i cosiddetti tempi della storia. 

 
 
 
 
 
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Di conseguenza è necessario che il leader politico, o “principe” per Machiavelli, sia ad uno stesso tempo leone e volpe, cioè sappia avere la forza di difendersi dai lupi e l’astuzia di stanare le trappole; ne deriva un semplice quanto amaro corollario: la sua persona può, anzi, deve mutare. Mutare rispetto alle sue azioni e rispetto anche alla parola data, per amor della politica e dello Stato. Cattiveria? Semmai dura verità: di necessità virtù, insomma.

E quelle necessità (aggiungerei mediatiche) sicuramente si sono offerte su un piatto d’argento, nell’arco di questi ultimi giorni, anche alla leader di Fratelli d’Italia che, come ben sappiamo dai sondaggi politici, allunga sempre più le distanze dagli altri partiti nella corsa alle elezioni. 

 
 
 
 
 
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Papà Luca insomma invita mamma Giorgia a casa sua per cena. Un’occasione imperdibile, tanto più se si tratta di assaggiare la sua pizza, che lui definisce leggendaria; non solo: un’occasione anche per far giocare le loro bambine e per fare due chiacchiere fra comuni genitori. Un’occasione per conoscersi, scambiarsi idee e, perché, no, provare anche a stilare una classifica tra bambini di serie A e di serie B, famiglie omogenitoriali e famiglie tradizionali. Perché sono sicuramente questi gli interrogativi che all’assessore al Welfare di Napoli, Luca Trapanese, avranno posto dal giorno dell’adozione di Alba, bambina affetta dalla sindrome di Down; quegli stessi interrogativi che l’amore di papà Luca solennemente aborrisce guardando la piccola e rivolgendosi a mamma Giorgia, per chiederle quale possa essere quella ratio secondo la quale, nella nostra società, sono nate delle gerarchie nell’amore verso i propri figli.

E chiederle perché, nulla togliendo alla amorevole e consapevole scelta che ha affrontato, un genitore single o una coppia omosessuale abbia come unica possibilità di adozione quella dei bambini disabili. Perché gli ulteriori escamotage, quali adozione del figlio naturale del partner o di bambini all’estero, si vadano a impelagare tra provvedimenti giurisprudenziali, circostanze eccezionali e cavilli che comunque finiscono per privare i soggetti di qualche diritto. Perché in Italia non c’è una legge chiara ed esplicita che tuteli tutto ciò.

 
 
 
 
 
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Dalla risposta di Giorgia Meloni, nella realtà dei fatti la pizza potrebbe essere stata accantonata, ma non le sue parole, che come un balsamo per gli occhi hanno completato il ritratto che la maggior parte degli italiani si era fatto della leader: nessuno è qui per dichiarare i papà come Luca genitori omosessuali e single di serie B, anzi. Nessuno è qui per cancellare il lungo cammino di conferma delle unioni civili. Nessuno è qui per affermare che l’interesse principale delle norme non sia indirizzato ai soggetti più fragili, i minorenni.

Eppure la coda che spunta c’è ed è il ma che sottilmente si cela nelle parole di questa recente Giorgia, morbida e moderata: ma i casi limite non possono determinare la valenza di un’interna norma, che è pensata per il bene collettivo; ma l’importanza di una famiglia composta da mamma e papà si trova su un livello differente; ma una famiglia omogenitoriale non potrà mai crescere un figlio nel modo più completo e adeguato possibile. Non facciamone tuttavia una questione personale, perché è chiaro anche alla leader che dagli occhi di Luca Trapanese è evidente come egli stia offrendo alla figlia tutto l’amore di cui è capace. Così come dalle azioni di Marco, attivista LGBT salito improvvisamente sul palco di un comizio di FDI pochi giorni fa, trapeli coraggio nel difendere i propri ideali. 

 
 
 
 
 
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Ed è la vastità di opinioni degli italiani, leggibili sotto ai vari post sulle sue pagine social media, a dare una conferma di quanto questa ponderatezza abbia centrato il segno. Dimentichiamoci quindi tranquillamente delle sue dichiarazioni a seguito dell’approvazione della legge Cirinnà sulle unioni civili nel 2016, in cui la leader affermava il suo futuro rispetto per la legge nel caso in cui fosse diventata sindaco di Roma, di pari passo tuttavia con il suo rifiuto nel celebrare riti e la proposta di prevedere nel testo possibili obiettori di coscienza; dimentichiamo naturalmente anche della sua firma nel 2018 al Manifesto per la Vita e la Famiglia diffuso da ProVita& Famiglia, che, tra i vari punti, comprendeva l’impegno nel fermare “ogni proposta normativa o atto teso a diffondere l’indottrinamento gender nelle scuole, contrastando la sessualizzazione precoce dei bambini e degli adolescenti”. Dimentichiamocelo, perché le parole di quest’ultima Giorgia sono proprio “bellissime”, un’autentica “lezione di stile” e che testimoniano il suo aperto interesse al confronto da una parte e dall’altra alla tutela dei più fragili. Eccoli, i tempi della storia.

E ricordiamo oltretutto che a farsi portatrice di questi nuovi valori rinnovati e ammorbiditi è proprio Giorgia, donna d’un pezzo e anche di drammatici ricordi: dietro la fermezza degli occhi di ghiaccio si possono sentire i Vattene, cicciona e la seguente pallonata addosso dai soliti bulli dell’adolescenza, si può intravedere il colore e l’umiltà popolare della Garbatella, il quartiere che l’ha cresciuta e percepire il dolore di non sentirsi mai abbastanza per il papà. Quello stesso papà che a due anni salutò moglie e figlie per salpare verso le Canarie e non fare più ritorno; quello stesso papà verso la cui morte, anni dopo, Giorgia dichiarerà in tono asciutto di non aver provato alcuna emozione. Ed è proprio questo peso che la leader di FDI denuncia come una scelta che non ha potuto fare e che non andrebbe mai riproposta ad altri bambini, che necessitano quindi di avere sempre una madre e un padre; e questo, nonostante la caparbietà e l’amore di una mamma single nell’allevare due figlie piccolissime.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Giorgia Meloni (@giorgiameloni)

Nonostante la constatazione di essere proprio lei il risultato di una famiglia omogenitoriale. Eppure non può bastare e questo Giorgia lo sa molto bene, perché, infatti, stiamo parlando di bene collettivo, di ideali che sono pensati per garantire le migliori delle condizioni possibili per noi tutti. Tutti meno uno. O forse qualche migliaio. Comunque possiamo dormire sonni tranquilli dal momento che anche nell’universo di Peppa Pig PennyPolar Bear vive felicemente con le sue due mamme. 

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Laura Boldrini (@l_boldrini)

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