Si è svolta a San Lazzaro di Bologna l’undicesima edizione della manifestazione che abbatte le barriere della disabilità. Due giorni magici: perché tutto diventa normale
Un mondo migliore c’è. Si trova a San Lazzaro di Bologna, dura due giorni, si chiama Happy Hand. Quando entri rimani incantato: dentro quel mondo non ci sono barriere, non ci sono ostacoli, non ci sono differenze.
Handicap, disfunzione, invalidità, menomazione, minorazione, ritardo, disabilità sono parole che non esistono. Happy Hand le cancella, azzera le differenze, convoglia l’universo su un’unica frequenza: quella che conduce alla normalità delle cose.
Dal 26 al 28 maggio, in un trionfo di colori, belle facce e bella gente, si è svolta l’undicesima edizione della manifestazione voluta, sostenuta e cementata dall’associazione Willy The King Group. Un’associazione nata nel 2009 quando un gruppo di amici decise di fare qualcosa per dare una mano a William Boselli, ragazzo di bottega di un celebre negozio di abbigliamento di Bologna, molto legato al mondo del basket, al quale, a 18 anni, fu diagnosticato un angioma al midollo con aneurisma che gli ha progressivamente precluso l’uso delle gambe e delle braccia.
Da questa volontà di mettersi assieme e raccogliere fondi per sostenere un amico in difficoltà e altri micro progetti solidali, si è sviluppata l’idea di realizzare a cadenza annuale un happening che riunisca in un confronto aperto persone con disabilità e non, azzerando in questo modo distanze e differenze. Da tempo, del resto, la Convenzione Onu sulla disabilità, sottoscritta anche dall’Italia, ha spostato l’obiettivo dalla patologia ai diritti: è la società che crea l’handicap, quando non crea pari opportunità, non la salute fisica o mentale.
“Alla base di tutto c’è sempre la provocazione” spiega Lorenzo Sani, per decenni inviato del Resto del Carlino, uno dei fondatori dell’associazione di cui è presidente. Ecco allora che nascono la sfilata di moda, che quest’anno ha visto presentarsi sul tappeto rosso del Parco della Resistenza, le ragazze dell’associazione Genitori Ragazzi Down tenute per mano da modelle professioniste o improvvisate; la gara di tiri liberi tra ciechi e campioni di basket bendati – per la cronaca hanno vinto i ciechi, come nel 2019 -; il Life Frame, spettacolo di danza in cui ragazzi e ragazze si sono esibiti sulle note di Jarabe de Palo mettendo in scena una coreografia di Roberta Petti; il Pet Carpet Show, la sfilata di cani con disabilità che ha concluso la manifestazione tra gli applausi del pubblico. Uno dei momenti più toccanti di Happy Hand che aveva lo scopo di suggerire una riflessione fondamentale: guardare alla disabilità senza pregiudizi, esattamente come fanno gli animali.
Senza dimenticare la scuola di magia, la gara di scherma, la corsa dei colori, il tavolo dei disegnatori di fumetti e tutti gli altri splendidi momenti di confronto che si sono susseguiti nelle 48 ore dell’evento.
“Il dato fondamentale di Happy Hand – puntualizza Sani – è che non è, sottolineo non è, una manifestazione per disabili. Happy Hand è una festa per tutti in cui succede sempre qualcosa di inaspettato”.
Quest’anno, il qualcosa di inaspettato, è stata la magia che si è creata attorno al gazebo della scuola di musica Massimo Riva, per la prima volta ospite della manifestazione. Il gazebo della scuola è diventato il punto di incontro di tutti i partecipanti che si sono ritrovati a suonare, cantare e ballare in un’atmosfera capace di spazzare via differenze, distanze, pregiudizi, perfino lingue diverse e vivere per qualche ora in un mondo diverso. Il mondo migliore.
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios
Images Gabriele Fiolo