Tre tattiche per dominare e non essere dominati dallo schermo del proprio smartphone
Il lunedì, una mattiniera clessidra su sfondo viola appare sotto forma di notifica sui nostri cellulari: vive tra le impostazioni, raramente dorme ed è sempre attenta a registrare come e quanto tempo passiamo sul nostro smartphone. Se non si è consapevoli di fare infinite scrolling, l’abitudine non proprio salutare di scorrere compulsivamente contenuti digitali, aprire questa notifica permetterà una presa di coscienza più rapida. Se lo smartphone è ormai uno strumento imprescindibile della nostra quotidianità, nella sfera lavorativa e ricreativa, come si può limitarne l’uso soprattutto nei momenti in cui è richiesta concentrazione, ottimizzando così tempo ed energie?
@askcatgpt Completely clear phone spotted in San Francisco on May 14…?!? Wtf?????? 🤭🤫 Link in bio for more deets. (NOT SPONSORED)
♬ original sound - CatGPT
Le bucoliche timer app
Che si sia in sessione di studio o pressati da una scadenza lavorativa imminente, ottimizzare il tempo concentrandosi il più possibile è una questione che può influenzare notevolmente sia i propri risultati, sia il percorso per raggiungerli. Il telefono, in questo, può essere un grande nemico, eppure proprio su di lui possono essere installate delle app di concentrazione: altro non sono che dei timer travestiti da giochi. Plantie è una di queste: interfaccia minimalista, l’app si struttura in un timer sotto il quale compare un albero; ogni volta che si azzera, si guadagnano delle monete con le quali si possono comprare tipologie di piante diverse. Attenzione però: ogni volta che si esce dall’app o se ne apre una diversa, il timer si azzera!
Più strutturata invece Forest App: ogni volta che si è in cerca di concentrazione, si pianta un seme di albero, il quale crescerà alla fine della propria task. Se si esce dall’app, l’albero morirà; se si completa la sfida, invece, la pianta verrà collocata in una foresta virtuale, vero trofeo e fonte di orgoglio del proprio tempo di qualità recuperato. Oppure Pomofocus, nomen omen che sfrutta la tecnica del pomodoro, che consiste nel lavorare in sessioni di venticinque minuti con brevi pause intermedie per massimizzare la concentrazione. Dopo quattro pomodori (le sessioni, appunto: il nome deriverebbe dal timer da cucina a forma di pomodoro usato da Francesco Cirillo, il suo ideatore), ci si può concedere una pausa più lunga.
@mypeachnotess io 🤝🏻 forest é disponibile sia per apple che per android ed é un'ottima app, la consiglio vivamente visto che la uso da anni 😌🌳
♬ original sound - mypeachnotes
La regola del 20-20-20
Computer Vision Syndrome (CVS) o Digital Eye Strain (DES) sono nomi scientifici per indicare ciò che tutti proviamo dopo una giornata lavorativa davanti allo schermo: l’affaticamento oculare, dovuto a un’eccessiva esposizione alla luce blu emessa dagli schermi. Se per lavoro si è costretti a utilizzare questi dispositivi continuamente, o magari si è consapevoli dei propri eccessivi consumi digitali e si sta cercando di limitarli in modo graduale, la regola del 20-20-20 è un buon esercizio di defaticamento per i propri bulbi oculari. Questo teorema vuole che per ogni venti minuti passati davanti allo schermo, si faccia una pausa di una ventina di secondi, guardando qualcosa di non digitale, un oggetto ad esempio, che sia ad almeno venti piedi di distanza (sei metri, per i poco avvezzi al sistema metrico anglosassone). Un tempo breve ma utile, perché l’affaticamento degli occhi è dovuto a una continua messa a fuoco quando si osserva qualcosa di vicino, come potrebbe essere un monitor, e al minor numero di volte in cui si sbattono le palpebre. Focalizzandosi su un oggetto lontano, con metodo, come quello del 20-20-20, si può bilanciare questo comportamento. Inoltre è una tecnica di concentrazione e organizzazione del lavoro che, neanche a dirlo, strizza l’occhio al teorema del pomodoro sopra citato.
@jazephua The 20-20-20 rule 🙂 #2020rule ♬ Aesthetic - Tollan Kim
Infinite scrolling
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore
Se non si è costanti e avvezzi con i numeri e si è convinti che un’app-gioco per la concentrazione possa essere un’ulteriore fonte di distrazione (il rischio di buttare continuamente uno sguardo sul timer c’è, bisogna dirlo), allora si deve ricorrere a metodi più drastici: neutralizzare lo schermo, renderlo incomunicabile. No, non si deve fracassarlo in mille pezzi né spegnerlo completamente. Per prima cosa la pellicola privacy, che in questo caso protegge non dagli occhi indiscreti dei ficcanaso in metro, ma dai propri: se il telefono sarà in posizione laterale rispetto alla propria postazione di lavoro, diventerà invisibile. Rimuovere l’anteprima delle notifiche è un buon modo affinché non si venga distratti dal loro contenuto, che proiettano la propria attenzione al poi e non al momento che si sta vivendo. Se non si resiste alla tentazione, allora la pigrizia può diventare un’alleata. Come? Se si relega il cellulare in aree altre del proprio posto di lavoro e soprattutto a casa, magari in un’altra stanza, creando così delle phone free zone, difficilmente si avrà voglia ogni due minuti di muoversi per andare a controllare il proprio telefono. Una tecnica drastica che però, soprattutto nel tempo libero, permetterà di riappropriarsi di momenti e attività a cui non si bada più da quando si è, chi più chi meno, dipendenti dalla luce blu.
La pausa dalle tue attività è finita: torna al lavoro, più concentrato di prima!