La recente vittoria della scrittrice coreana Han Kang è l’ultimo di una serie di Nobel letterari inaspettati. Quali sono stati i più discussi?
Si scommette su tutto, persino sui premi Nobel per la letteratura. E se molti ogni anno perdono miseramente, puntando sullo scrittore di fama mondiale, qualche fortunato azzecca il risultato più inaspettato, aggiudicandosi il titolo di critico letterario e potendo dire, questa volta veramente, “io lo leggevo da prima che vincesse il Nobel per la letteratura”. Quest’anno l’Accademia svedese ha premiato Han Kang, scrittrice coreana pubblicata in Italia da Adelphi, per “la sua prosa poetica intensa che affronta traumi storici ed espone la fragilità della vita umana”. Una underdog letteraria in piena regola, soprattutto se si guarda ai nomi che i bookmaker avevano individuato come papabili all’ambito premio: Can Xue, Margaret Atwood, Salman Rushdie, Michel Houellebecq, Haruki Murakami. Si aggiunga poi che nella storia solo 17 donne prima di lei hanno vinto il Nobel per la letteratura, mai nessuno proveniente né dalla Corea del sud, né dall’Asia tutta.
Negli ultimi 30 anni, non sono mancati casi simili, né tanto meno polemiche a riguardo.
2021: Chi?! Abdulrazak Gurnah? Mai sentito.
Visto che dal 2012 il premio non veniva consegnato ad autori non europei o americani, qualcuno aveva ipotizzato una vittoria extra-occidentale. Eppure i nomi su cui si era certi erano altri, sempre gli stessi da almeno due edizioni: Annie Ernaux, Haruki Murakami, Margaret Atwood, Mircea Cărtărescu. È toccato invece ad Abdulrazak Gurnah rompere l’anatema: di origine tanzanina, è stato docente di letteratura inglese e postcoloniale all’Università del Kent. Il colonialismo è un tema ricorrente nei suoi romanzi, parte del suo personale vissuto, che è stato al centro della motivazione per l’assegnazione del Nobel: l’Accademia gliel’ha assegnato “per la sua intransigente e compassionevole penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel divario tra culture e continenti”. Forse più conosciuto all’estero, in Italia è stato un perfetto sconosciuto fino a tre anni fa: basti pensare che si poteva trovare solo un suo romanzo tradotto, Il disertore, edito da Garzanti, e che non esisteva neanche una pagina Wikipedia su di lui.
2016: Bob Dylan è uno scrittore?
La sala stampa della Svenska Akademien rompe l’austero cerimoniale che permea il Nobel e si lascia andare a un boato di esultanza: Bob Dylan, il menestrello di Duluth, ha vinto “per aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana”. È la prima volta che un cantante è premiato con il Nobel, la prima di un underdog di fama mondiale, estraneo ai circoli letterari più elitari e forse il più vicino alla cultura pop. Non che gli altri papabili fossero dei perfetti signor nessuno, trattandosi di Philip Roth, Adonis, Jon Fosse e Haruki Murakami, quest’ultimo il vero Jalisse del Nobel letterario. L’approccio dell’Accademia, da alcuni ritenuto troppo politically correct e radical chic per le scelte sempre di nicchia, viene per la prima volta smentito. E cosa succede? Si ha l’esatto effetto contrario: una scelta troppo politica (erano gli anni di Trump contro Clinton, con il cantautore apertamente schierato contro il primo) ed estranea al mondo della letteratura in senso stretto. Si aggiunga poi che Dylan non ritirò il premio fino all’anno successivo (gesto da molti ritenuto estremamente spocchioso) ed ecco servita l’edizione più controversa della storia del Nobel.
1997: Dario Fo. L’omaggio sinistroide a un giullare
Anti-letterario, poco simpatico, incomprensibile, untore della letteratura alta: sono piovute accuse da tutte le parti sull’ultimo vincitore italiano del Nobel che “seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”. Ci sono appassionati di intrighi intellettuali e personalità accademiche che hanno definito, e definiscono tutt’oggi, la vittoria di Dario Fo nel 1997 come un vero “mistero buffo”, una grande macchinazione della sinistra di cui la commissione per il Nobel è interprete. Poi ci sono stati intellettuali che, sebbene annoverati tra i probabili vincitori di quell’edizione, non hanno risparmiato critiche a chi attaccava Fo: “è tutta spocchia. Non sanno chi sia”, affermava Umberto Eco in un’intervista su Repubblica. Nell’ottobre del 1997 è andato in scena forse l’ultimo scontro tra intellettuali, con al centro un personaggio che scoprì di aver vinto il premio più prestigioso del mondo mentre registrava un programma tv in auto con Ambra Angiolini, grazie a un cartello scritto da un automobilista. Più underdog di così non si può.