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“Freaks out”, il bello del cinema

Tempo di lettura: 3 min.

Quando il cinema italiano torna a esprimersi con artigianato e arte, sa ancora produrre grandi film.

Sì, anche in Italia siamo capaci di mettere in piedi un colossal. Certo, non abbiamo i soldi degli americani, ma siamo ricchi di talento, abbiamo idee e profondità. “Freaks out”, secondo lungometraggio di Gabriele Mainetti, è un colossal italiano costato 13 milioni di euro, una sciocchezza rispetto ai filmoni con cui ha il diritto di misurarsi. Mainetti ha 45 anni e una lunga storia di cinema alle spalle. Ha iniziato all’Università Roma Tre a masticare cinema. Ha respirato cinema, divorato cinema, combattuto e continuato a vivere per il cinema. 

È uno che ha il sacro fuoco dentro e un talento straordinario. Ha recitato, studiato musica, realizzato cortometraggi pluripremiati, lavorato sempre e comunque tanto senza mai mettersi a sedere. Sa recitare, suonare, dirigere. E produrre se stesso. Ha una base di conoscenza robustissima: che si è consolidata e arricchita nel tempo. E ha coraggio. 

Il suo primo lungometraggio, “Lo chiamavano Jeeg Robot”, ha avuto un buon successo di critica e di pubblico. “Freaks out” potrebbe anche sfondare in America, posto che riesca ad arrivarci. Perché è un film pieno di tutto, una meravigliosa commistione di generi, sceneggiato, diretto e interpretato in modo magistrale. Vederlo è un piacere. E bisogna vederlo al cinema. Arriverà anche in tv, ma il suo luogo è il cinema, perché “Freaks out” è cinema puro.

 
 
 
 
 
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I personaggi sono supereroi. Mainetti ha da sempre avuto un’attrazione fatale verso il modo dei Manga e dei fumetti Marvel sviluppando un potere sovrannaturale di rendere naturali i personaggi fantastici che affollano la sua mente. Il film è ambientato a Roma durante la seconda guerra mondiale, nel periodo più buio: quello dell’occupazione nazista. “Dopo Jeeg Robot – ha raccontato il resista, produttore e coautore della colonna sonora – io e Nicola (Guaglianone, lo sceneggiatore che lo affianca da sempre) ci siamo messi lì e abbiamo buttato sul tavolo tutti i film che ci sarebbe piaciuto fare. Il processo è iniziato così”.

Un processo che ha portato alla messa in opera di questo gioiello che coniuga il genere di guerra con quello fantastico passando per la commedia con citazioni ininterrotte dei giganti della storia del cinema: il circo di Fellini, la solennità di Murnau, le atmosfere di Spielberg. La colonna sonora che scandisce il percorso spazia da Bella Ciao riletta in chiave avanguardista alla rivisitazione di capolavori come Creep dei Radio Head eseguiti in versione iperclassica. Un minestrone? No, un meraviglioso melting pot cinematografico destinato a lasciare traccia di sé.

La storia è quella di quattro artisti di strada dotati di poteri straordinari che nel 1943 tengono in piedi con le loro performances il Circo Mezza Piotta diretto dall’ebreo Israel. I quattro freaks sono Matilde, la ragazza elettrica; Cencio, l’albino che muove gli insetti come gli pare e piace; Fulvio, l’uomo lupo, dotato di una forza bestiale con viso e corpo ricoperto di peli; Mario, il nano che attrae i metalli come una calamita. Il circo viene distrutto sotto i bombardamenti degli Alleati e lascia i cinque in mezzo alla strada. Ed è sulla strada che si svilupperà un racconto ricco di colpi di scena, un racconto tenero, fantascientifico, spettacolare.

Attraverso percorsi pirotecnici i quattro si ritroveranno al cospetto di Franz, il pianista tedesco con sei dita che possiede poteri di chiaroveggenza e che dirige il Berlin Zircus andando a caccia di mostri sovrannaturali da portare alla corte di Hitler per salvarlo dalla sconfitta; incontreranno un gruppo scalcagnato di partigiani capitanati dal Gobbo; assalteranno il treno degli ebrei deportati sul quale ritroveranno Israel. E daranno il la a una battaglia in perfetto stile bellico che si chiuderà lasciando sul campo innumerevoli vittime, compreso il loro vecchio capo, e il via libera per riprendere il viaggio. Verso un altro mondo. 

“Freaks out”: oltre due ore di sogno, magia, pugni nello stomaco, emozioni. Divertimento puro. Un colossal. Italiano.

771 506 Giulietta Riva
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