Emily, Elsa, Chiara e le altre
Essere donne nel 2021 implica necessariamente il confronto con la propria immagine riflessa sui social network. Noi abbiamo in pugno un’arma potentissima che talvolta rischia di scoppiarci in mano.
Abbiamo il potere di postare foto carine, sexy, divertenti, randomiche, patinate o caotiche della nostra persona, possiamo modificare i nostri volti e i nostri corpi con filtri e applicazioni, possiamo scegliere di mostrare l’acne e le rughe, le smagliature e la cellulite, o di smussare ogni difetto con il sapiente uso di luci e angolazioni diverse.
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Siamo ragazze e giovani donne cresciute con un’estensione tecnologica che ci restituisce quello che in realtà è soltanto una piccola parte di noi, un riflesso che ne nasconde altri mille. I social possono diventare uno strumento fortemente deleterio per la nostra salute fisica e mentale: siamo costantemente bombardate da foto da sogno di ragazze più alte, più magre, con le curve al posto giusto, con dei visi di porcellana angelici, e ci chiediamo: e io?
Se mostriamo le nostre imperfezioni, veniamo attaccate. Se le nascondiamo, veniamo criticate e tacciate di ipocrisia. Qualcosa di simile è successo di recente a Kendall Jenner, vittima di body shaming in tutte le salse dopo aver postato una serie di scatti sul suo invidiabile feed di Instagram.
(S)vestita da un completino intimo rosso della linea della sorellastra Kim Kardashian, Kendall si è immortalata in dei selfie che mostravano il suo corpo mozzafiato. Se da un lato il suo post è stato investito da una valanga di like, dall’altro è stato sottoposto a critiche ferocissime di detrattrici (sic) che cercavano di gridare allo scandalo del massiccio uso di Photoshop.
Instagram e Twitter erano intasati da post in cui si cercava di dimostrare come la tenda dietro a Kendall si muovesse sospettosamente, prova tangibile dell’utilizzo di filtri digitali. Sappiamo benissimo che Kendall, come le sorelle del suo affiatato klan, è una fan della chirurgia estetica di ultima generazione e sappiamo anche che fa la modella di professione, che è alta ed esile fin dall’adolescenza: perchè dobbiamo accanirci così morbosamente su una foto?
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Lo stesso vale per Chiara Ferragni, record woman non solo italiana ma globale, una pioniera dell’imprenditoria digitale (semi cit) e mamma di Leo e di una bimba che dovrebbe nascere a brevissimo. Per anni i suoi detrattori, a stragrande maggioranza femminile, si sono scagliati su di lei per come si vestiva, per il suo corpo, per il suo stile di vita.
La scelta molto spontanea e personale di condividere tutto sui social, dalla seconda gravidanza alla crescita di Leone, può essere condivisibile o meno, ma certamente non si merita la valanga di critiche che la subissano tutti i giorni.
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Chiara è una donna molto forte che domina i social con grandissima cura e diplomazia. La sua scelta intima e ponderata di raccontare al suo pubblico dei pro & contro della gravidanza e della maternità è fra l’altro, ancora una volta, pionieristica.
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La top model Elsa Hosk è diventata mamma per la prima volta l’11 febbraio. Se durante la sua gravidanza ci aveva abituati a foto molto cool dei suoi look premaman e a contenuti patinati, dopo il parto ha scelto di raccontare con grande trasparenza e un pizzico di poesia la sua esperienza.
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Ha pubblicato un vero e proprio “Essay on Birth” in sei post. Delle foto più intime e naturali di lei con il pancione accompagnano delle didascalie molto sincere in cui Elsa racconta della fine della gravidanza, del travaglio, del parto doloroso in casa, e delle sensazioni che l’hanno investita durante quelle ore.
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Credo che quello che ha voluto fare Elsa sia molto prezioso e nuovo: il parto è ancora fortemente tabuizzato, è qualcosa di straziante, anti estetico, crudo, e non se ne parla a sufficienza. Io stessa mi sono ritrovata ad ascoltare storie di madri che mi hanno raccontato dei loro parti e di dinamiche a cui non avrei mai pensato.
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La sua esperienza personale può essere d’aiuto, di supporto, di confronto con altre donne che si ritrovano indecise se avere un figlio, o timorose, o che vorrebbero avere semplicemente uno scambio con chi ha avuto un’esperienza simile.
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Un’altra famosissima mom-to-be è la bellissima Emily Ratajkowski, anche lei modella ed influencer.
Da un po’ di tempo, Emily sta mettendo in discussione il sistema dei new media. Dopo la pubblicazione del suo saggio “Buying Myself Back” per The Cut e la sua copertina per l’edizione digital di Vogue America, in cui sfoggiava il pancione e sosteneva di voler crescere suo figlio senza distinzioni di genere, è di una manciata di giorni fa l’annuncio della pubblicazione del suo primissimo libro, “My Body”.
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Il saggio è una “un’esplorazione profondamente personale del femminismo, della sessualità, del potere, e delle relazioni fra uomini e donne” come riportato sul retro copertina. Dal digitale di Instagram all’analogico della carta stampata, Emily usa attivamente la sua voce per parlare di un’evoluzione femminile e femminista che nessuno può più ignorare.
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In un mondo pieno di cose molto più grandi di noi, fra pregiudizi radicati e critiche infinite, queste celebri giovani donne stanno provando a portare avanti un discorso che pare frivolo, ma frivolo non è.
Il nostro corpo è ancora spesso visto come un parco giochi aperto a tutti, è passato sotto la lente di ingrandimento, è oggetto di apprezzamenti goliardici e di insulti, di (molte) critiche e (poche) lodi. E invece è soltanto nostro e siamo solo noi che possiamo e dobbiamo decidere come volergli bene ogni giorno.
Vi auguriamo una splendida festa delle donne, ragazze e donne là fuori.