25 Maggio 2020
Il 25 Maggio 2020 a Minneapolis, in Minnesota, George Floyd è deceduto. Un uomo di 46 anni ha avuto un generico incidente medico, dopo essere stato ammanettato da quattro agenti della polizia, ed è morto. Il video realizzato da un passante ha dimostrato il reale svolgimento dei fatti, facendo chiarezza sul cosiddetto incidente.
I quattro agenti di polizia sono stati licenziati ed incriminati per complicità e aiuto ed uno è stato arrestato e ,oggi, è indagato per omicidio volontario. Tutti i dettagli scientifici e sociali sull’accaduto sono stati raccontati e analizzati in maniera esaustiva da molte testate giornalistiche e molte penne che scrivono e hanno a lungo studiato fenomeni come questo.
Le rivolte e il contesto
A quasi due settimane dall’accaduto, ciò su cui mi trovo a riflettere è che, quando si verificano fatti così gravi, ad un periodo di forte clamore e di sensibilità pubblica e mondiale solitamente segue una fase in cui la notizia finisce in secondo piano e la consapevolezza del cittadino lascia un po’ il tempo che trova.
Storie di razzismo nel mondo e, soprattutto negli Stati Uniti, si verificano da secoli e continua ad essere evidente che la presa di coscienza collettiva e la momentanea consapevolezza non siano sufficienti per portare avanti una lotta così grande e così importante.
Non è semplice agire sempre in maniera corretta e capita anche che proteste pacifiche sfocino in rivolte violente.
Fuochi, luci, mazze, vetri rotti, sangue, urla, lamenti, boati.
Non c’è nulla di divertente, solo molta rabbia.
Ma è importante riconoscere che la rabbia che brucia dentro ognuno di noi davanti a delle ingiustizie sociali e al venir meno dei diritti civili non deve lasciar prendere posto alla disperazioni, alle azioni irrazionali guidate dall'inasprimento dell’animo umano.
Che questo sdegno e questo essere incendiari possano dar luogo ad energie positive che trovino riscontro in azioni efficaci, sinergiche e a lungo termine!
Fino a qui. Il movimento social #blacklivesmatter
Il movimento #BlackLivesMatter nasce non molti anni fa e, purtroppo, sempre per la necessità di ristabilire un equilibrio davanti all’ingiustizia e alla rabbia cieca degli esseri umani. Due episodi che difficilmente dimenticheremo.
Florida, 2012, Trayvon Martin; Ferguson, 2014, Mike Brown Jr.
La voce delle persone risuona più forte dell’odio e della distanza.
Dalle parole di Alicia Garza prende vita un movimento a cui oggi hanno scelto di aderire anche i social media. Ad esempio Instagram ha lanciato un hashtag divenuto in pochi minuti virale, la richiesta era di condividere immagini completamente nere con l’hashtag #BlackoutTuesday per denunciare quanto accaduto, per annullare le distanze nel mondo ed arrivare con immediatezza anche oltreoceano.
Ma non solo. Spotify ha realizzato una playlist silenziosa della durata di 8 minuti e 46 secondi. Non serve specificarne il motivo. Twitter ha aggiornato il profilo principale per manifestare supporto e aderenza alla lotta. E ancora, Youtube, Amazon, Apple e molti altri colossi della comunicazione, della tecnologia e dell’intrattenimento hanno manifestato la loro presenza online.
E il mondo della moda? I brand che iniziative hanno intrapreso?
Azioni e reazioni dei brand nel mondo.
Finiremmo per fare un lungo e noioso elenco di quanto ogni brand si sia speso in questo momento così delicato, ma ciò che conta realmente è cosa farà ognuno di noi, anche nel proprio piccolo, per non lasciare che questo rimanga solo un momento.
Un caso particolare è quello di Nike & adidas. Non versus, ma &.
I due brand hanno saputo dimostrare l’importanza di valori che sono considerati i principi fondanti alla base dell’esistenza dei brand stessi e che vanno oltre le logiche di mercato.
Essere tutti umani.
Nike ha lanciato un nuovo slogan partendo dal famoso e storico Just do it (Let’s do it). Dopo una settimana di forti proteste, a seguito della morte di George Floyd, uno tra i brand più noti al mondo per abbigliamento sportivo e non, ha pubblicato uno spot di circa 60 secondi su tutti i suoi canali online con un nuovo slogan.
For once,
Don’t do it.
Let’s all be part of the change.
#UntilWeAllWin
Il video incoraggia ad essere tutti dalla stessa parte, la parte del cambiamento.
E adidas non solo ha accolto e condiviso il messaggio, ma ha anche dimostrato quanto sia semplice farlo.
Con un gesto così piccolo e rapido i due brand, competitors storici, hanno saputo dimostrare come essere parte attiva e fattiva di un cambiamento richiesto a gran voce. adidas e Nike hanno provato a raccontare come quelle che fino ad un attimo prima rappresentano le priorità possano passare in secondo piano, quando il problema investe la comunità.
Hanno sottolineato quanto sia importante non essere indifferenti.
Un altro caso interessante è quello di Sephora. Il brand francese di make up, beauty and treatment ha aggiornato la funzione del suo Beauty Insider Bazaar facendo in modo che i clienti fidelizzati potessero convertire i loro punti in donazioni alla National Black Justice Coalition, invece di riscattare un campioncino omaggio o uno sconto su un prodotto.
Ogni 500 punti corrispondono ad una donazione di $10 e, progressivamente, 1000 punti a $20, 1500 punti a $30 donati da Sephora.
Ultimo caso a cui mi piacerebbe dar spazio è quello della casa di moda di Gucci che ha scelto di divulgare un messaggio attraverso le parole di un’attivista e poetessa americana, Cleo Wade. Ma Gucci ha fatto uno sforzo in più affinché potesse essere d’esempio non solo ai propri consumers e ai propri followers, ma anche e soprattutto ai propri dipendenti.
Il brand ha scelto di sospendere tutte le attività nella giornata del 04 giugno in modo che ognuno stesse a casa, con i propri cari, e avesse l’opportunità di riflettere e impegnarsi in maniera più attiva nella lotta al razzismo. Infine, Gucci tramite il North America Changemakers Impact Fund ha sostenuto donazioni a favore di NAACP, Campaignzero e Yourrightscamp.
I brand, adottando queste iniziative, stanno dimostrando che attraverso i social è possibile parlare di un fatto, rendere virale un pensiero o una riflessione intelligente. Tuttavia non è sufficiente. L’impegno e lo sforzo che si chiede ai brand, ma anche ai singoli cittadini, è di non fermarsi all’hic et nunc e di non lasciare che il tempo cancelli la memoria.
Non accontentatevi delle parole!