Ventata d’aria fresca o ennesimo esibizionismo radical chic?
Elly Schlein ha vinto, è il nuovo leader del PD. Nonostante le premesse appaiano delle migliori bisogna restare cauti.
L’illusione legata all’ideale è un’azione pericolosa oggi: mala tempora currunt.
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La sinistra ha disilluso i suoi seguaci nel corso degli ultimi anni. I diritti di tutti sono diventati privilegi di alcuni, senza che nessuno portasse alla luce questo atteggiamento quantomeno incoerente.
Abbiamo visto un Partito Democratico che ha reso la condizione del radical chic una moda, un’estetica, un lifestyle cui ambire. Abbiamo visto passare il racconto del tessuto sociale italiano dalle mani di Rino Gaetano in “Nuntereggae più” a quelle di Fedez in “Comunisti col Rolex”. Perché anche il radical col bicchiere di vino naturale in mano l’ha permesso.
E sorso dopo sorso, intuendo una nota fruttata ed una nota di Provenza (ma ci capiranno davvero?), si sono dimenticati delle scuole che cadono a pezzi, di medici e professori pagati una miseria e che gli ideali è importante che diventino azioni concrete, oltre che chiacchiere da aperitivo a Capalbio.
Elly Schlein è la risposta? È la chiave di volta alla ricostruzione di un vero Partito Democratico? Visti i precedenti affermarlo è difficile, ma è quello che ci si auspica di poter fare.
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La segretaria del PD è netta nell’affermare i suoi punti di vista: maggiore attenzione all’istruzione, parità salariale e riduzione dell’orario lavorativo, approvazione dello ius soli, rafforzamento della sanità pubblica, approvazione di una legge contro l’omobilesbotransfobia, l’abilismo e il sessimo.
L’aspettativa è altissima, il New York Times l’ha definita “la donna che scuote la politica italiana”. Si riuscirà a passare dalle parole ai fatti almeno stavolta? L’in bocca al lupo alla Schlein è urlato a gran voce.
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